Un operazione basata sull'omonimo libro scritto da Volo, e poi sviluppata con la messa in scena di un percorso amoroso ed esistenziale che non sfugge alle convenzioni del genere romantico sentimentale. Giacomo Bonetti, il protagonista della storia, è, nel carattere, narciso ed indolente, e per contesto culturale, costruito su una scala di valori borghesi (il successo, la promozione sociale, il decoro familiare) in cui non sono ammessi colpi a vuoto, un personaggio dal destino già scritto, e per questo drammaturgicamente efficace quando si tratta di metterlo in discussione, facendolo collidere con quello di Michela (Isabella Ragonese), la ragazza di cui Giacomo si innamora, a differenza di lui spinta da un dinamismo che la sta portando lontano dall'Italia, alla ricerca di nuovi scenari, lavorativi ed esistenziali. Personaggi antitetici ma imbrigliati dalle regole dell'attrazione; il gioco degli sguardi, la cena per farli conoscere, e poi il patto di non innamorarsi uno dell'altro immaginando una relazione a termine, qualche giorno insieme con la possibilità di essere se stessi senza doverne poi pagare il conto con un impegno duraturo. Un accordo fatto apposta per essere sconfessato, non dopo aver messo in piedi una serie di situazioni che, nel caso di Giacomo sembrerebbero andare dalla parte opposta, con la vita quotidiana, sempre pronta a chiedere il conto sotto forma di doveri famigliari, le visite alla madre che lo vorrebbe affettivamente sistemato, responsabilità lavorative, verso l'azienda che gli assicura un esistenza più che dignitosa, relazioni amicali, vissute più come estensione del proprio ego che nello spirito di una vera e propria condivisione. L'appuntamento con l'amore porterà con sé una maturazione che nel film in questione assomiglia ad un racconto di formazione con qualche anno di ritardo, per l'età più che adulta del suo protagonista. Un segno dei tempi, se si dà retta alle statistiche di una gioventù adagiata in un' eterna fanciullezza, un marchio di fabbrica, se si ragiona secondo la filosofia del suo autore, abituato a ragionare con la leggerezza quasi infantile, di chi sembra di non avere mai nulla da perdere.
Girato in maniera classica tra l'Italia e gli Stati Uniti, ennesima trasferta americana del cinema italiano più recente, "Un giorno in più" è una commedia sentimentale inevitabilmente condizionata dall'immaginario del suo protagonista. Il quale, pur accaparrandosi il punto di vista della storia ed una presenza quasi fissa in ogni centimetro di pellicola, riesce a non far pesare questo fatto per un understatement sempre a rischio di qualunquismo - in questo senso è esemplare la scena d'apertura in cui di fronte alla fidanzata che lo sta lasciando non trova niente di meglio che preoccuparsi di finire la sua colazione - ma capace di trasmettere una sincerità che mette a proprio a agio. Lo stile colloquiale e mai urlato, insieme ad una propensione per il sesso femminile giocato sempre in sottrazione, fanno di Volo un protagonista capace di donare al film un eleganza d'altri tempi. A questa gentilezza concorre sicuramente Isabella Ragonese, già protagonista di un cult del cinema romantico giovanilista ("Dieci inverni", 2009), e qui chiamata a dare sostanza al ruolo di una donna in bilico tra la tentazione di lasciarsi andare e la paura di essere nuovamente ferita. Prodotto da Beppe Caschetto già nelle sale con "Scialla", "Un giorno in più" non è un film trascendentale, ma neanche qualcosa di cui vergognarsi, anzi, siamo certi del contrario.
cast:
Fabio Volo, Isabella Ragonese, Pietro Ragusa
regia:
Massimo Venier
distribuzione:
01 Distribution
durata:
123'
produzione:
ITC, Rai Cinema
sceneggiatura:
Michele Pellegrini, Federica Pontremoli, Fabio Volo, Massimo Venier
fotografia:
Paolo Carnera
scenografie:
Valentina Ferroni
montaggio:
Walter Fasano
costumi:
Silvia Nebiolo
musiche:
Paolo Buonvino, Giuliano Taviani