Certi film, ormai, pensiamo già di conoscerli a memoria. Magari prima ancora di vederli. E poi effettivamente li guardiamo e no, non aggiungono nulla a quanto altri film abbiano già mostrato, né trovano altre particolari vie per raccontare ciò che vogliono raccontare. Però riescono ugualmente ad avere un loro perché, un motivo che giustifichi la loro esistenza: in fondo, queste storie, riescono sempre a catturare un poco l'attenzione dello spettatore. Bene, "Backstabbing for Beginners" - titolo originale meno immediato, mettiamola in questo modo, del nostro "Giochi di potere" - è esattamente questo genere di film. Dramma basato sull'autobiografia di Michael Soussan, giovane coordinatore del programma "Oil for Food" in Iraq, non è nient'altro che un thriller politico su uno dei principali scandali che hanno coinvolto l'Organizzazione delle Nazioni Unite. Gli ingredienti sono sempre gli stessi: c'è un belloccio come protagonista, ancora meglio se sembra il sosia giovane di James Franco; un premio Oscar come comprimario di lusso, ovviamente libero di gigioneggiare per tutta la durata della pellicola; un'inchiesta che scoperchia le ipocrisie e le contraddizioni degli uomini di potere, messa in scena con una scrittura pseudo-sorkiniana e diverse concessioni retoriche.
Per decretare il successo di simili produzioni occorrono dunque sia una buona sceneggiatura, in grado di districarsi tra i luoghi comuni del genere, che una solida regia, abile nel mantenere alta la tensione per tutta la durata del lungometraggio. Purtroppo, a "Giochi di potere" mancano proprio queste due componenti fondamentali. La storia
hitchcockiana di Michael, uomo comune che si scopre in una situazione molto più grande di lui, viene raccontata tramite facili espedienti audiovisivi (
voice-over; immagini di repertorio) e battute di sorprendente prevedibilità ("Deve essere stato difficile crescere senza un padre", quante volte l'abbiamo già sentita?). La caratterizzazione dei personaggi è dettata quasi unicamente dai lineamenti degli attori, mentre le relazioni che si vengono a instaurare tra i protagonisti non andranno molto lontane dal classico rapporto padre-figlio e dall'ancora più tradizionale
love story. Il resto è una gara di Ben Kingsley - il cui vocabolario si limita in pratica alle parole "fuck" e "kid" - con se stesso per cercare di andare il più possibile sopra le righe in ogni scena: il primato viene assegnato a quando, per riportare ordine durante un'assemblea, sbatte una delle sue scarpe sul tavolo, facendo regnare il silenzio attorno a lui e guadagnandosi lo sguardo ammirato del nostro Michael.
Poco aggiunge la regia del danese Per Fly, la cui mano riesce comunque a evitare che il film sprofondi nei territori dell'involontariamente comico: nessuna intuizione degna di menzione, solo puro mestiere completamente al servizio della narrazione. Se i temi toccati sono indubbiamente importanti e complessi - corruzione, perversione della democrazia e del sistema capitalistico, rapporto tra occidente e medio-oriente - la loro trattazione non è mai pienamente convincente: il tema della verità, per esempio, che occupa un posto di rilievo verso l'epilogo del film, si risolve in un campionario di frasi a effetto e ovvietà. Così, in un
déjà-vu ininterrotto di calcolatissimi
coup de théâtre e semplicistiche soluzioni narrative, tutti questi argomenti di discussione verranno, proprio nel finale, didascalicamente sviscerati e passati in rassegna tramite la voce fuori campo del protagonista-eroe.
Ma quindi "Backstabbing for Beginners" è un disastro? No, anzi, tutto sommato si lascia guardare senza l'irresistibile impulso di interromperne la visione. Come dicevamo in apertura, questi film riescono in un qualche modo a coinvolgere, facendosi apprezzare e rispettare per l'onestà della loro costruzione. Resta però, "Giochi di potere", un film mediocre, il cui ricordo difficilmente persisterà nella memoria del suo pubblico.
10/07/2018