Uno dei tratti principali del cinema di Hong Sang-soo è quello di saper parlare in modo semplice di argomenti complessi. In "Hotel by the River" presentato nel concorso internazionale del 71 Locarno Festival a essere di scena è la morte o, per meglio dire, la maniera per prepararsi al momento del trapasso. Come si capisce da queste poche note, anche stavolta il regista non ha alcuna intenzione di abbassare il livello delle proprie tematiche, tantomeno di adeguare i toni del suo cinema alla drammaticità dell'argomento. Così, ad andare in scena è, ancora una volta, la disarmante e spesso divertente umanità dei suoi personaggi e un racconto morale il cui messaggio si desume più dalla caratterizzazione di uomini e donne e dalla modalità con cui essi entrano in contatto tra di loro che dalla presenza di un sottotesto filosofico, peraltro rischioso da inserire in un contesto fatto di equilibri delicati come quelli che reggono le composizioni dell'autore coreano. Il quale, come aveva fatto altrove, dà l'idea di radunare davanti alla mdp personaggi che avevamo già incontrato nelle storie precedenti. Infatti se il carattere centrale, quello del vecchio poeta (Ki Joo-bong) che si sente prossimo alla fine, è di fatto inedito, a favorire il
déjà vu narrativo sono personalità e occupazioni dei personaggi che gli stanno attorno e, in particolare, del più giovane dei suoi figli che di mestiere fa, per l'appunto, il regista, e delle due sorelle ospiti dell'albergo, dove vive il protagonista, arrivate sul posto per trovare la pace necessaria a lenire i tormenti amorosi di una delle due. Favorita dalla presenza dell'attrice feticcio del regista - la compagna di vita Kim Min-hee - per la sesta volta sul set di un film dell'autore e di Hong Sang-soo, già visto in "
Right Now, Wrong Then", la commedia umana di Hong Sang-soo sembra riprendere il discorso lasciato in sospeso con il lavoro precedente nell'intenzione di aggiornarlo con un nuovo capitolo della stessa avventura. E di avventura si tratta perché pur non avendone la forma - troppo poco esibita e movimentata per poterlo essere - "Hotel by the River" ha anch'esso il pregio di aprirsi alle incognite dell'animo umano con una purezza stilistica e di contenuti che prende ogni volta in contropiede.
D'altronde come non esserlo di fronte alle circostanze con cui l'autore fa incontrare i personaggi, sempre concepite all'insegna dell'imprevisto e della sorpresa, anche quando si tratta di incontrarsi nella hall dell'albergo, come si verifica nelle sequenze introduttive, oppure alla spontaneità delle loro reazioni, come quella in cui poeta con l'innocenza di un fanciullo non riesce a smettere di complimentarsi con le sue interlocutrici per il regalo della loro bellezza. Come pure. e non è la prima volta che gli succede, di non prendersi sul serio e anzi di burlarsi di se stesso e della propria arte per interposta persona, attraverso i commenti poco lusinghieri che una delle ragazze utilizza per sottolineare la noiosità dei film diretti dal figlio del protagonista.
In tale contesto la bravura di Hong Sang-soo non è solo quella del miniaturista che si preoccupa di rifinire i suoi "ornamenti", ma anche la grazia e la poesia con cui lo stesso li fa convivere con il resto della rappresentazione. La sensazione che se ne ricava è quella che nulla sia in grado di corrompere l'universo creato dal regista, neanche la morte, esorcizzata nella scena conclusiva, dagli antidoti che la storia aveva messo in campo attraverso i discorsi dei suoi personaggi. Meno sperimentale di altri e forse non altrettanto ispirato nell'orchestrazione di un intreccio che risulta fin troppo basico, "Hotel by the River" è comunque sufficiente a soddisfare le attese degli appassionati. Per "Hotel by the River" Ki Joo-Bong ha vinto il premio del migliore attore al Locarno Festival.