Il caldo tepore di un falò che conforta il gruppo di persone che vi siede attorno a chiacchierare è l'immagine che va a connotare l'intimo e onesto racconto della figura di Joe Strummer, un personaggio-simbolo della storia della musica (affibbiategli voi un'etichetta, se lo ritenete necessario). Ma non siamo di fronte (fortunatamente!) alla celebrazione di un idolo rock e della band di cui è stato il leader (nel bene e nel male).
Julien Temple (e chi meglio di lui? - regista che già all'epoca documentò l'esplosione del fenomeno punk) si concentra, infatti, sull'uomo Strummer, pur non potendo esimersi (naturalmente) dal narrare anche l'epopea dei
Clash (ma senza che le canzoni e il "peso" della band in questione prendano il sopravvento). Del resto sono le stesse parole di Strummer (estrapolate da una trasmissione radiofonica da lui condotta) che fluiscono sulle immagini, mettendo a nudo errori commessi e difetti, a rendere un sincero ritratto dell'artista. Parole coadiuvate dai ricordi e dalle opinioni di amici (strano che non ci sia un contributo da parte di Paul Simonon), collaboratori e ammiratori "particolari" (Johnny Depp e Bono, per fare un paio di nomi).
La prima parte del viaggio ci presenta la "formazione" e l'ascesa nel mondo del
music-business di Joe (dalla controcultura di fine anni 60 della Swingin' London fino all'uragano devastante del 1976-1977 - passando per i 101'ers), attraverso fotografie e filmati amatoriali che ritraggono il protagonista e la sua famiglia, immagini di repertorio, disegni animati e frammenti di film. Nella seconda, invece, ci troviamo di fronte alla rinascita (avvenuta coi Mescaleros) dopo il frantumarsi del sogno Clash, di fronte alla solita dicotomia purezza/successo (assimilabile a quella spiritualità/carne) che ogni artista deve affrontare giunto al bivio dove ci si interroga su come preservare la propria integrità.
Il messaggio finale lanciato da Joe Strummer può apparire come un'utopia vacua e banale, ma, dando uno sguardo alla sua vita (la girovaga adolescenza per via dell'attività politica del padre che lo conduce all'inesauribile voglia di confronto/commistione con realtà sempre nuove - tanto perseguita coi Clash), leggendo i testi delle sue canzoni e ascoltando la sua musica, ci si rende conto che questo messaggio l'ha vissuto fino in fondo; e se è vero che lui e i Clash non potevano cambiare il mondo è altrettanto vero che chiunque può cambiare la propria vita (facendo deragliare il treno da quei binari imposti da una realtà sempre più disumanizzante).
Questo film è un genuino e commovente omaggio alla rivolta bianca auspicata da Joe nei giorni d'esordio (sottolineata dalla scena della riconciliazione tra Mick e Joe sul palco di una manifestazione sociale) ed è consigliato soprattutto a chi non sa chi sia Joe Strummer e non ha mai ascoltato i Clash.
24/04/2008