Capolavoro della letteratura russa tardo-ottocentesca, "I fratelli Karamazov" è tradotto in chiave del tutto originale dal ceco Petr Zelenka; film del 2008, premiato al 43esimo Karlovy Vary International Film Festival e al Czech Lion, è arrivato nelle sale nostrane solo ora.
Sebbene il volume di Dostoevskij sia già stato utilizzato in diverse pellicole, tra cui quelle di Richard Brooks e Ivan Pyryev (ambedue nominate all'Oscar rispettivamente per miglior attore non protagonista e miglior film straniero), la prospettiva inedita rende l'opera di Zelenka decisamente interessante; infatti, abbandonata la convenzionale ambientazione storica, il film è costituito dalla messa in scena sperimentale di una pièce teatrale all'interno dell'acciaieria polacca di Nowa Huta, in cui, per un festival finanziato da fondi europei, sono raggruppati una serie di artisti e performer.
Le prove di un gruppo di attori, venuti da Praga per la trasposizione teatrale de' "I fratelli Karamazov", sono allora lo spunto per una riflessione più ampia: l'ambientazione fredda e spoglia della fabbrica diviene il palcoscenico per una complessa intersezione tra finzione drammatica e vita reale di interpreti e spettatori. L'assassinio, l'espiazione, l'esistenza di Dio, il problema della morale e del senso di colpa sono gli elementi principali del complesso modello letterario, al centro del quale si trova la morte misteriosa di Fëdor Pavlovič Karamazov, capofamiglia ed uomo degenere; ne è accusato il vizioso figlio Dmitrij, in competizione col padre per una donna, Grušenka, e per soldi. Il vero colpevole è tuttavia Smerdjakov, servitore e fratellastro di quello, istigato involontariamente dalle dottrina ciniche e materialiste di Ivan, anch'esso figlio di Fëdor Pavlovič: "se Dio non esiste, tutto è permesso", anche il parricidio. Benché innocente Dmitrij, in un processo di redenzione individuale e collettiva, decide di farsi carico dell'altrui delitto, lasciando adito alla speranza di riscatto.
Sono presenti tutti i passi fondamentali del racconto in maniera frammentaria ed insieme coinvolgente, ma i dialoghi dostoevskiani non sono relegati solo alla scena, invadono la quotidianità degli interpreti, non c'è più distacco tra discorso comune e declamazione, lo slancio tragico ed epico non si limita più alla mera sfera drammatica: come nel pirandelliano "Sei personaggi in cerca di autore" la vita è teatro ed il teatro vita. La tragedia dei protagonisti del romanzo è condivisa dai loro interpreti e da uno dei pochi spettatori, un operaio il cui figlio, caduto dalle impalcature, rimane in fin di vita.
L'originalità nella trattazione del materiale letterario non è però l'unico aspetto valido della pellicola. Eccezionale è anche l'abilità recitativa del cast, che alterna un forte trasporto emotivo ad una sfumatura cinico-grottesca. L'intensità della performance è peraltro potenziata ulteriormente dalla scelta di una scenografia minimale, una fabbrica dismessa, che sembra rispettare perfettamente i dettami del "Teatro Povero" di Grotowski: la limitazione della macchina scenica porta ad accrescere la forza dell'interpretazione attoriale.
"I fratelli Karamazov" è una pellicola dall'impianto fortemente teatrale, certo non basata sulla spettacolarità dell'immagine o sui colpi di scena, ma adatta a chi apprezza la combinazione di dialoghi ricercati e di una recitazione molto ben ponderata.
30/03/2014