Sotto lo sguardo vigile, ma tenero, di Licu (Md Moazzem Hossain), ventisettenne bengalese a Roma da sei anni, la neo-moglie Fancy (la diciottenne, bellissima Fancy Khanam, espressione del matrimonio combinato dopo un appassionato ritorno in patria) si fa colorare i capelli. Per un attimo, tra i ciuffi bagnati, la macchina da presa cattura il lampo misterioso dei suoi stupendi occhi: un brivido corre lungo la schiena.
Dopo l'interessante esordio di due anni fa ("Tu devi essere il lupo"), Moroni torna con questa autoproduzione che dimostra quanto sia vitale, nonostante le mille difficoltà, il sottobosco indipendente italiano. Il regista sceglie la formula del
docu-fiction congelando la sottile tristezza degli affetti (la convivenza italiana tra i due giovani si rivela più complessa del previsto) e il malinconico romanticismo delle cose (un gatto sonnacchioso, un desiderio bruciato, due piccioni sul tetto, girandole colorate) in brevi inquadrature statiche legate con un efficace montaggio nervoso.
Un ritratto etnico genuino, magico e pudico (la sequenza finale nel palazzetto del ghiaccio è pura poesia) della contemporanea gioventù in bilico tra tradizione e modernità, ambiguità e contraddizioni. Fresco e acuto cinema italiano di cui abbiamo, oggi, più che mai bisogno. Diffondetelo.
01/06/2008