Antoinette Jadaone, all'attivo nelle Filippine dal 2011 con cortometraggi, lungometraggi e serie televisive, arriva al XXIII Far East Film Festival di Udine con una pellicola già presentata al Metro Manila Film Festival 2020 (kermesse interamente online) e che molto ha fatto parlare di sé. La regista è nota principalmente per le commedie a sfondo romantico e per il suo stile fatto di piani sequenza con la steadycam interrotti da decisi e talvolta bruschi stacchi, incorniciati da un rapporto dell'inquadratura di 4:3; la grammatica cinematografica che fa parte del DNA registico della Jadaone risulta ancora più congeniale al film in questione. In alcuni momenti di "Fan Girl" vi è infatti la necessità di dosare la sgradevolezza dell'immagine interrompendo l'inquadratura o distogliendola dal profilmico divenuto imbarazzante. Ciò detto, "Fan Girl" è un'opera che conserva la sua durezza, visto che il suo scopo è quello di spingere il pubblico (soprattutto giovanile) ad interrogarsi intorno a un tema abbastanza inedito nella cinematografia filippina, ovvero quello del rapporto tra i fan e i loro idoli, declinato secondo le variabili apparenza/realtà e ingenuità/consapevolezza.
La pellicola presenta una netta cesura tra la prima e la seconda parte. Nella prima parte Jane è un'adolescente di 16 anni le cui giornate ruotano unicamente intorno a Paulo Avelino, star della canzone e di mielose sitcom televisive. Per le teenager è il belloccio del momento, insomma. Non paga di aver marinato la scuola per assistere a un mirabolante show all’interno di un centro commerciale, trasformato in palcoscenico d’eccezione a vantaggio delle centinaia di fan ivi convenute ad ammirare l’artista, decisa a farne una conoscenza più profonda, Jane sale sul retro del pick up del cantante e, a notte ormai fonda, si ritrova di fronte all’abitazione di quest’ultimo.
La casa appare immersa nell’oscurità, lontana dal centro illuminato della città, isolata da un’alta cancellata assicurata da una catena semiarrugginita. Questi particolari, invero tutt’altro che fiabeschi, non scoraggiano Jane, la quale scavalca l’inferriata. Inizia a questo punto la seconda parte del film. Dopo un animato dialogo con Paulo, nel corso del quale la giovane si dichiara fan d’eccezione e risponde a un fuoco di fila di domande dimostrando di conoscere ogni particolare della vita (professionale, si badi bene) del suo idolo, viene ammessa nella villa a patto di andarsene all’alba. Per quanto inizialmente Paulo non sembri voler profittare della situazione, successivamente, visto l’atteggiamento da stalker di Jane, la seduce. Al di là di questo aspetto, tuttavia, sarà soprattutto ciò che accade il mattino successivo a squarciare il velo del romantico principe azzurro. Jane scopre il Paulo della vita di tutti i giorni: dedito all’alcool, alla marijuana, alla cocaina e per giunta maschilista e irascibile. Il vertice del suo campionario di prodezze è però costituito dalle relazioni parallele che intesse, anche con una donna sposata che con lui ha concepito un figlio. La ragazza assiste a una scenata di gelosia che si conclude con la fuga dalla villa. Gettatasi dal pick up in corsa, ricoperta di bernoccoli ma soprattutto di vergogna, farà rientro a casa in piena solitudine.
Il quadro familiare che emerge alla fine del film è piuttosto degradato: un padre non meno misogino e sgarbato di Paulo la accoglie con degli insulti. Con la differenza che ora neanche i poster del proprio idolo accanto al letto possono consolarla. L’inquadratura conclusiva è un primissimo piano che ritrae Jane che fuma, singhiozzante e silenziosa: un rito di passaggio? Il simbolo di una consapevolezza acquisita? Probabilmente. Certo è che "Fan Girl" è un film che colpisce duro e fa pochi sconti all’universo maschile nel suo complesso: perfino i poliziotti, che dovrebbero multare Paulo a un posto di blocco soprassiedono in cambio di un suo poster firmato per le figlie. Sotto traccia dunque, quella della regista è una critica a certi aspetti discutibili della società filippina. Mentre il conterraneo Lino Brocka aveva usato la macchina da presa come un bisturi per affondarlo nella carne viva delle classi più umili ritraendone lo sfruttamento, denunciando le storture socioeconomiche del proprio paese e dunque puntando il dito su chi gestiva il potere, Antoinette Jadaone si scaglia contro la credulità, il fanatismo, l’ignoranza, la cieca obbedienza. A tutti i livelli.
Ancora qualche considerazione sui due protagonisti del film. Per gli spettatori filippini l’effetto straniante costituito dallo svelamento di Paulo Avelino è molto più impattante di quanto non lo sia per il pubblico nostrano. E ciò per il fatto che l’attore interpreta se stesso: anche nella vita reale Paulo Avelino è una star della televisione filippina. Venendo invece a Jane, non è un caso che la giovane non venga chiamata per nome se non quasi alla conclusione del film: è il segno della spersonalizzazione, della mancanza di una vera identità che viene invece recuperata dopo l’esperienza negativa.
cast:
Joshua Cabiladas, Mina Cruz, James Fajardo, Bea Alonzo, Paulo Avelino, Charlie Dizon
regia:
Antoinette Jadaone
titolo originale:
Fan Girl
distribuzione:
Epicmedia Inc.
durata:
100'
produzione:
Black Sheep, Globe Studios, Crossword Productions, 4 Epicmedia, Project 8
sceneggiatura:
Antoinette Jadaone
fotografia:
Neil Daza
montaggio:
Benjamin Gonzales Tolentino
musiche:
Teresa Barrozo
La teenager Jane, introdottasi grazie a un’escamotage nella decadente villa del suo idolo del momento, ne conoscerà gli aspetti più prosaici, più inconfessabili. Anche alla più accesa delle fan.