Ondacinema

recensione di Luca Sottimano
5.5/10

Due

Una pentola sul fuoco in primo piano è lasciata incustodita con al suo interno del cibo che continua a scaldarsi. Sullo sfondo, compare una donna che trafelata sopraggiunge e spegne il gas, ma ormai è troppo tardi e l’odore di bruciato comincia a invadere la cucina. Questa lampante metafora di precarietà è solo una delle tante che più volte sono riproposte in "Due", come i primi piani di diversi oggetti (suppellettili, impolverati album di fotografie, orologi) rappresentano quello che resta e resiste all’inesorabile passaggio del tempo, in contrapposizione a chi invece è destinato a soccombergli. Leitmotiv che si trasforma in limite nell’’esordio alla regia di Filippo Meneghetti che, dopo la presentazione al Festival di Toronto 2019, ha ottenuto grande successo nel suo paese di produzione, la Francia, dove è stato insignito del César come miglior opera prima e scelto per rappresentarlo agli Oscar nella categoria miglior film internazionale, senza poi entrare nella cinquina finale (ma riuscendoci invece in quella dei Golden Globes).

Due donne in pensione, Nina e Madelaine, si amano in segreto da decenni. Tutti, compresi i parenti, pensano che siano semplicemente vicine di casa all’ultimo piano dell’edificio in cui vivono. La prima è libera e intraprendente, sogna di lasciare tutto e trasferirsi insieme a Roma, dove si erano conosciute; la seconda invece deve fare i conti con la propria famiglia e l’eredità del defunto marito. Le due vanno e vengono tra i loro due appartamenti, beandosi dell’affetto e dei piaceri della vita quotidiana, finché l’improvviso ictus che colpisce Madeleine sconvolge la loro relazione e porta la figlia di quest’ultima a scoprire la verità.

Gran parte delle vicende si svolge nel palazzo in cui loro vivono, in una cittadina nel sud della Francia. La regia conferisce ruolo centrale alle loro abitazioni, evidenziandone i confini, le porte, gli spazi vuoti e rendendoli presenza incombente e claustrofobica. Predilige protratti campi fissi in cui la macchina da presa rimane a distanza, esplicitando il proprio occhio, attraverso sguardi dal buco della serratura e spioncini, marcando la frammentazione delle figure attraverso le superficie degli specchi e la settorializzazione dello spazio. Anche quando si avvicina alle due donne nei (pochi) momenti intimi, Meneghetti rimane sempre intimo ma pudico nei loro confronti, facendo emergere la fatica, la stanchezza, e anche nei momenti di dolore non eccede mai nei toni grevi. Modello di riferimento sembra essere il Wong Kar Wai di "In The Mood for Love", anche per la fotografia color ocra di Aurélien Marra che ricorda certe tonalità di Christopher Doyle.

Un approccio dunque sincero e dolce, una messa in scena precisa e rigorosa che si fa specchio della loro condizione esistenziale (la fisicità delle pareti che le rinchiudono e soffocano, la visione di sottecchi che sottolinea il carattere furtivo del loro rapporto). Peccato però che l’intreccio sia ben poco originale, preferendo adagiarsi nel collaudato filone "geronto-clinico" (storie di anziani alla prese con una difficile malattia), rispettandone tutti i meccanismi e le convenzioni, a partire da quei simbolismi sopra citati, troppo esplicitati e ormai risaputi per diventare espressivi .Il difficile recupero dei ricordi evocati da fotografie e canzonette che aprono a veloci flashback di attimi di serenità ormai perduta (se poi una delle due si chiama Madelaine, non si può essere più immediati di così…) Lo scontro con la figlia, che proprio non ne vuole sapere di accettare la realtà dei fatti, l’alienazione della casa di riposo, il ricorso all’alcool nei momenti più difficili…Binari consolidati che il film percorre senza nessuna deviazione o cambio di passo, approdando a un finale che rimane inconcludente e sospeso come le due protagoniste.


05/05/2021

Cast e credits

cast:
Barbara Sukowa, Martine Chevallie, Léa Drucker, Jérôme Varanfrain


regia:
Filippo Meneghetti


titolo originale:
Deux


distribuzione:
Teodora Film


durata:
95'


produzione:
Paprika Films, arantula Luxembourg, Artemis Films


sceneggiatura:
Filippo Meneghetti, Malysone Bovorasmy


fotografia:
Aurélien Marra


scenografie:
Laurie Colson


montaggio:
Ronan Tronchot


costumi:
Magdalena Labuz


musiche:
Michele Menini


Trama
Nina e Madeleine, due donne anziane, si amano in segreto da decenni e tutti, compresi i parenti di Madeleine, pensano che siano solo vicine di casa, vivendo entrambe all’ultimo piano dello stesso palazzo. Quando la routine di ogni giorno viene sconvolta da un evento imprevisto, la famiglia di Madeleine finisce per scoprire la verità e l’amore tra le due è messo a dura prova...


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