Dopo quasi dieci anni dal primo, incantevole, episodio, la Dreamworks Animation chiude la trilogia dedicata al giovane vichingo Hiccup e al suo amico drago Sdentato. All’incontro con il "diverso" e la crescita del primo episodio è seguita la consapevolezza e la responsabilità del secondo, fino alle sfide più ardue racchiuse in questo capitolo conclusivo (che si ispira al fortunato romanzo di Cressida Cowell, "Come addestrare un drago"), lo scontro delle battaglie, le unioni e le separazioni ma anche la necessità di rispondere con temeraria tenacia alle avversità. Alla morte del padre ora è lui il leader carismatico dell’isola di Berk, luogo dove gli umani convivono con quelli che una volta erano i temuti draghi. I soggetti che innescano l’atto narrativo di questo terzo episodio sono costituiti da una Furia Chiara femmina (l'aiutante magico) e da un perfido cacciatore di draghi chiamato Grimmel (l'immancabile antagonista di turno). Comincia così un lungo viaggio che vedrà Hiccup, Sdentato e l’intero villaggio smobilitarsi verso un posto più sicuro, magari verso quel "mondo nascosto" che sembra essere un’utopia agli occhi dei più.
È difficile per un prodotto come "Dragon Trainer" approcciarsi a un epilogo che possa tenere fede contemporaneamente all'intrattenimento e alla spettacolarità visiva, all'impegno di formazione e altresì alle felici sorprese dell’esordio in termini di autentiche trovate allegoriche. Il regista Dean Debloise ha dalla sua parte le migliorie della CGI (con sequenze iridescenti veramente notevoli) e un'evoluzione della storia che racchiude le più basilari espressioni della morfologia proppiana, creando una tecnica della fiabazione che si ispira ai più classici dei racconti di formazione. Ma è forse proprio questa rigorosa fedeltà nello studio della struttura a palesare, per contro, una meccanicità non ripetitiva ma sicuramente prevedibile nella figura evoluzionistica del protagonista. Azione, trasformazione e realizzazione in Hiccup segue una performanza che dà maggiore priorità al doveroso (ma stantio) impegno formativo, anziché esplorare territori meno conformistici come potevano essere ad esempio una maggiore caratterizzazione del villain o una disamina più angolare sulla separazione, tema predominante della pellicola (si pensi all’innamoramento di Sdentato con il suo simile e al conseguente isolamento del ragazzo, le rimembranze del padre di quest'ultimo o ancora la scoperta del mondo nascosto, ambiente che non è conforme alla figura umana del protagonista).
L'esempio lampante di questa pavida linearità è rimarcata nel finale: giunto finalmente alla piena maturazione, Hiccup capisce che è giunto il momento di separarsi dai suoi amici draghi per lasciarli al loro mondo nascosto, quello che dà il titolo al film. Debloise anima la più classica (e funzionale) delle sequenze di addio con tanto di lacrime scroscianti ma non ha il coraggio di lasciare andare il ragazzo al suo destino. È anzi un incontro a distanza di anni a infondere un edulcorato, rassicurato, evitabile finale del finale. A conferma che il primo capitolo è l'unica perla di questa fortunata saga di animazione. Con qualche zucchero di troppo però lo possiamo dire, vissero tutti felici e contenti.
Soprattutto i bambini.
cast:
Jay Baruchel, America Ferrera, F. Murray Abraham, Jonah Hill
regia:
Dean DeBlois
titolo originale:
How to Train Your Dragon: The Hidden World
distribuzione:
Universal Pictures
durata:
104'
produzione:
DreamWorks Animation, Mad Hatter Entertainment
sceneggiatura:
Dean DeBlois
fotografia:
Gil Zimmerman
montaggio:
John K. Carr
musiche:
John Powell