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recensione di Linda Capecci
8.0/10

"Cryptozoo", psichedelico e visionario film d'animazione scritto e diretto dal fumettista e graphic novelist Dash Shaw, nato dalla fondamentale collaborazione con sua moglie, l'animatrice Jane Samborski, è stato presentato in anteprima mondiale al Sundance Film Festival del 2021, aggiudicandosi l'Innovator Prize nella sezione NEXT. Il regista ha dichiarato di aver voluto raccontare un universo post-disneyano, da collocarsi approssimativamente nel 1967.

Siamo a San Francisco, e in un parco avvolto nel buio si distinguono delle voci: due ragazzi chiacchierano, fumano, fanno l'amore fra gli alberi e, poco dopo, si imbattono in un unicorno. Il prologo, con la sua tavolozza limitata e cupa, si chiude e si distanzia stilisticamente dal resto del film, nel momento in cui la coppia si imbatte in un mondo estraneo e coloratissimo.
Ora è la protagonista, la veterinaria Lauren Gray (Lake Bell) a raccontarsi: lavora sotto la guida spirituale della ricca filantropa Joan (Grace Zabriskie) al progetto del Cryptozoo, un santuario zoologico, in cui i "criptidi", creature magiche come gorgoni, grifoni, kraken e cavalli alati, vivono in stato di semi-libertà e possono essere osservati da visitatori umani, affinché, gradualmente, possano essere accettati e integrati nella società. Il compito, o meglio, la vocazione di Lauren è quella di trovare i criptidi e offrirgli una nuova vita, nell'oasi del Cryptozoo; lontana dai bracconieri o dall'esercito, che vorrebbero sfruttare i poteri di queste creature straordinarie per uso militare. Eppure, tra aree recintate, esibizioni e merchandising a tema, lo spazio di pace e inclusione pensato da Joan, finisce per somigliare a un centro commerciale, un parco giochi, uno svilente freak show.

Questo caleidoscopico film d'animazione realizzato con cura artigianale da Dash Shaw, profondamente legato all'incompiuto "The Centaurs" (1921) di Winsor McCay, ci trasporta in un viaggio fatto di colori e immagini fantastiche e meravigliose, in atmosfere sognanti eppure mortifere, in cui a figure frutto dell'immaginazione più pura e infantile si contrappongono nudità, erotismo, poi ancora armi, violenza, guerra e morte.

I contorni della storia di Lauren e del suo "sogno" sono sfumati, le immagini e le voci dei personaggi si susseguono e si sovrastano in modo cadenzato eppure confuso: come in un racconto della surrealista Leonora Carrington, veniamo immersi in un mondo immaginario eppure spaventosamente tangibile.
L'animazione frutto della collaborazione con Jane Samborski è bidimensionale e tecnicamente minimale, costruita con minuzia antica: i disegni, realizzati con il supporto di altri colleghi fumettisti, si susseguono fotogramma per fotogramma e gli interventi digitali sono ridotti all'essenziale. Le linee dei volti si deformano, le forme dei corpi sono fluide e transitorie. Il gusto di Shaw trae ispirazione dal mazzo di tarocchi Golden Dawn di Chic Cicero e Sandra Tabatha Cicero a cui si fa esplicito riferimento nel film.

Ma la sua visione ci avvolge anche nelle oniriche e corporee allucinazioni di Suzan Pitt e nell'estetica immaginifica e preraffaellita del "Belladonna of Sadness" di Eiichi. Le creature fantastiche del Cryptozoo, sull'orlo della mitologia, tra tentacoli, superpoteri e anatomie sovvertite, traggono ispirazione dal "Manuale di zoologia fantastica" di Jorge Luis Borges, e inevitabilmente ricordano la meravigliosa enciclopedia del "Codex Seraphinianus", evocando al tempo stesso le atmosfere del "Fantastic Planet" di Roland Topor e René Laloux.

L'opera di Dash Shaw è intrisa di una ingenuità disarmante, una scrittura povera e dall'intento moralistico e didascalico, rispetto al suo precedente "My Entire High School Sinking into the Sea" del 2016, che però viene, fortunatamente, riempita e sovrastata dalla bellezza delle immagini in movimento.
L'allegoria fantasmagorica della società contro l'individuo di "Cryptozoo", grazie anche al supporto della colonna sonora elettronica di John Carroll Kirby, ci trasporta in un viaggio, o meglio un trip che ha tutta l'energia e il ritmo delle caleidoscopiche animazioni di Vincent Collins e Sally Cruikshank. Come nelle opere di Peter Foldes o Ishu Patel, l'inno alla biodiversità e all'accettazione in un mondo xenofobo, i dogmi, le allegorie politiche, vengono spazzati via dal piacere infuso dal flusso continuo di colori e forme in movimento.


23/10/2022

Cast e credits

cast:
Lake Bell, Grace Zabriskie, Michael Cera, Angeliki Papoulia, Zoe Kazan, Peter Stormare, Louisa Krause, Thomas Jay Ryan


regia:
Dash Shaw


titolo originale:
Cryptozoo


distribuzione:
Magnolia Pictures


durata:
95'


produzione:
Fit Via Fi, Electro Chinoland, Washington Square Films, Low Spark Films, Cinereach


sceneggiatura:
Dash Shaw


montaggio:
Lance Edmands, Alex Abrahams


musiche:
John Carroll Kirby


Trama
La veterinaria Lauren Gray lavora sotto la guida spirituale della ricca filantropa Joan al progetto del Cryptozoo, un santuario zoologico in cui i "criptidi", creature magiche come gorgoni, grifoni, kraken e cavalli alati, vivono in stato di semi-libertà e possono essere osservati da visitatori umani, affinché, gradualmente, possano essere accettati e integrati nella società. Il compito, o meglio, la vocazione di Lauren è quella di trovare i criptidi e offrirgli una nuova vita, nell'oasi del Cryptozoo; lontana dall’esercito, che vorrebbe sfruttare i poteri di queste straordinarie creature per uso militare. Eppure, tra aree recintate, esibizioni e merchandising a tema, lo spazio di pace e inclusione pensato da Joan, finisce per somigliare a un centro commerciale, un parco giochi, un freak show
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