A poco tempo dall’uscita delle "Ragazze di Wall Street" arriva nei nostri cinema "Criminali come noi", un altro film dedicato all’inizio della crisi economica degli anni duemila e lo fa raccontando quanto successo in Argentina, il paese latino-americano che fu tra i primi a conoscere in maniera drammatica quella situazione. Sono operazioni che solo all’apparenza possono sembrare passatiste, perché in realtà si tratta di tematiche estremamente attuali, visto che viviamo in una società globalizzata e quanto è accaduto appartiene ad un passato recente e legato a delle situazioni che non si possono considerare totalmente superate. Questo contribuisce a spiegare l’accoglienza positiva ricevuta da questi progetti. Tratto dal romanzo "La noche de la Usina" di Eduardo Sacheri (famoso soprattutto per "Il segreto dei suoi occhi", da cui venne tratto il film di Campanella vincitore di Oscar), qui impegnato anche in veste di co-sceneggiatore, "Criminali come noi" (in originale "La odisea de los giles", termine gergale che sta a significare ingenuo, credulone) è stato in patria il successo dell’anno (in Argentina lo avevano anche proposto all’Academy per la corsa al Miglior Film Internazionale ma non ha evidentemente incontrato il gusto dei votanti) e per il regista Sebastiàn Borensztein (al suo quarto film ma con una lunga carriera televisiva alle spalle) rappresenta una gran bella soddisfazione personale.
Un gruppo di amici abbastanza eterogeneo (in cui si trovano sia anarchici, sia nostalgici del peronismo) decide di fondare una cooperativa per lanciare un’impresa agricola, nella speranza di poter mettere a frutto i risparmi di una vita e magari anche dare lavoro a chi ne ha bisogno. A capitanare idealmente la squadra è Fermìn Perlassi (la star locale Ricardo Darìn, che non manca mai nelle pellicole più amate realizzate dalle parti di Buenos Aires), ex gloria calcistica che ora fa il proprietario di una stazione di servizio, ha una moglie innamoratissima e di grande sostegno (la simpatica Verònica Llinàs, la cui amabilità risulta molto efficace nel passaggio più tragico della storia) e un figlio che frequenta l’università (interpretato proprio dal figlio del protagonista, Chino Darìn, che è anche uno dei produttori insieme al padre). Anche se con un po’ di fatica la somma per comprare il terreno viene messa da parte e la cooperativa può diventare realtà. A rovinare i sogni, ma anche la serenità, ci pensa però un avido banchiere che riesce a gabbare l’ingenuo Perlassi e a intascarsi il denaro proprio alla vigilia della crisi, mandando in rovina tutti i risparmiatori. Il momento di disperazione è aggravato da una disgrazia inattesa e per il protagonista si apre un periodo buio nel quale solo la vicinanza del figlio che ha dovuto, come tanti giovani, rinunciare alle ambizioni accademiche, è di parziale conforto. Tempo dopo gli eroici perdenti (come recita il titolo internazionale) vengono a scoprire che uno dei manager responsabile della loro rovina non ha trasferito i soldi all’estero ma li custodisce gelosamente in un caveau che si è fatto costruire in una zona isolata di campagna. Allora ecco l’idea: diventare criminali e derubare proprio quello che ha sfruttato la crisi a proprio vantaggio facendo a tanti del male. C’è però il problema di un antifurto col quale il bancario è collegato telefonicamente... Perlassi è un grande amante del cinema classico che ama rivedersi i suoi film in vhs ( il film è ambientato una ventina d’anni fa e comunque il quadro di ambiente ci deve suggerire persone che abbracciano uno stile di vita non proprio all’ultimo grido, come si evince anche dai modelli di auto che si vedono o i cellulari utilizzati) e gli viene un’idea ripensando a "Come rubare un milione di dollari e vivere felici" di William Wyler. Parte così la riscossa di questa versione di "Ocean’s Eleven" proletaria, ambientata nella pampas e che non vuole minimamente sembrare cool.
Il film ha un bel ritmo, dosa bene i momenti divertenti con quelli seri ed è popolato da personaggi che sanno conquistare la simpatia dello spettatore, anche grazie al loro non nascondere le proprie debolezze. Contribuisce decisamente al risultato la squadra di attori chiamati a fare da spalla alla Star Darìn. Ovviamente siamo più dalle parti di un cinema di intrattenimento che di un’opera autoriale e anche se in Argentina vengono sicuramente realizzati lavori più interessanti, il pubblico premia non solo per l’originalità ma quello che racconti, specie se è legato a vicende così toccanti.
cast:
Rita Cortese, Andrés Parra, Marco Antonio Caponi, Carlos Belloso, Daniel Aráoz, Verónica Llinás, Luis Brandoni, Chino Darín, Ricardo Darín
regia:
Sebastian Borensztein
titolo originale:
La odisea de los giles
distribuzione:
BIM distribuzione
durata:
116'
produzione:
Kramer & Sigman Films
sceneggiatura:
Eduardo Macheri, Sebastián Borensztein
fotografia:
Rodrigo Pulpeiro
scenografie:
Daniel Gimelberg
montaggio:
Alejandro Carrillo Penovi
musiche:
Federico Jusid