Ottava apparizione per Sylvester Stallone nei panni del pugile di Philadelphia e sequel del buon film di Ryan Coogler, "Creed II" prende di sana pianta la legacy di "Rocky IV" e ricontestualizza nel presente lo scontro tra due famiglie, mantenendo inalterato lo spettro tematico caro alla saga (eredità, famiglia, coraggio ecc...). La trama ricalca la semplicità e la robustezza del prototipo: Adonis (un Michael B. Jordan tirato a lucido) si è appena laureato campione del mondo quando un intraprendente intermediario organizza un incontro tra l'erede di Apollo e Viktor Drago (Florian "Big Nasty" Munteanu), peso massimo cresciuto a pane e odio dal padre Ivan (Dolph Lundgren). Oggi come allora, Creed è un'affermata realtà della boxe e Drago una minaccia brutale e sfrontata, capace di far emergere le vulnerabilità dell'eroe.
Su questa rinnovata rivalità Stallone scrive "Creed II". E quello che promette porta a termine: un viaggio nel passato, tra luoghi simbolo e arene sempre più epiche, in compagnia di personaggi che si rinnovano all'infinito e battaglie che hanno un solo finale possibile. Pane per i denti degli affazionati alla serie insomma, che però rischia di scontentare chi auspicava svolte narrative meno prudenti. Non si può tuttavia pretendere che il film vada oltre il calco. Lo dice senza troppe parafrasi l'organizzatore dell'incontro che, nelle prime scene del film, incontra Adonis allo show della bella fidanzata Bianca (Tessa Thompson), in quella che rimane la scena più autoironica e significativa del film (e che suggerisce una qualche affinità con lo sconsolato incipit nel cinema abbandonato di "Transformers 4"): è questo quello che il pubblico vuole vedere ed è questo che avrà. E quando, pochi secondi dopo, Creed lo accusa di voler solamente sfruttare il loro passato per ingrossare il portafogli, sicura la replica del manager ci ricorda che il pubblico ricorda "le storie", non l'albo d'oro. Come a dire che il mondo dello spettacolo vive su quei pochi miti che alimentano l'identificazione popolare nei loro corpi e le cui dinamiche, riproposte fino alla nausea, rassicurano e motivano lo spettatore, ben conscio della metafora celata dietro alla performance sportiva.
Risulta quindi superfluo chiedersi perché un film come questo, per quanto piacevole e ben girato da Steven Caple Jr. (al suo esordio in una grande produzione), possa permettersi di non aggiungere nulla ad un canovaccio noto da decenni: il cinema popolare di Hollywood vive di personaggi che si rifiuta di abbandonare al passato, che ripesca per riaffrescarne le immagini e riaffermarne le identità. Nel caso di "Creed II" le trovate che spingono in questa direzione hanno fortune alterne: alcuni aggiornamenti risultano, nella loro voluta autoreferenzialità, simpatici omaggi alle peculiarità dei protagonisti (i Drago, per esempio, non parlano mai e comunicano a sguardi), altri sono forzati o strappalacrime (si riapre il rapporto tra Rocky e Robert che si era potentemente chiuso in "Rocky Balboa"), altri ancora incapaci di suscitare un vero interesse, come nel caso della paternità di Adonis.
E' un peccato che invece rimangano latenti gli elementi potenzialmente più identificativi del film. Adonis e Viktor si contrappongono in uno scontro le cui motivazioni sono diverse. Per l'americano è il palcoscenico su cui trasformarsi da figlio a padre, accogliendo in toto l'eredità di Apollo per ricostruire la famiglia spezzata dal gancio di Ivan; per Viktor è il disperato tentativo di cancellare l'onta subita dall'abbandono della madre in seguito alla debàcle del padre. Purtroppo il film manca di enfatizzare questo discorso, così come dimentica che i due sono chiamati a farsi interpreti di una rivalità che non li riguarda direttamente e che solo il potere dei media ha voluto rifocillare. Più lampante ancora risulta lo scarso sfruttamento di un personaggio dall'alto potenziale come Viktor Drago: forse nell'idea di rifarsi alla prospettiva unilaterale di "Rocky IV", il film si limita a svincolarlo dai modi robotici del padre, ma non lo libera dal tradizionale approccio semplificato al "cattivo".
"Creed II" insomma non regge il confronto con il film di Ryan Coogler, più intimo e sentito, tantomeno con i capitoli più riusciti del franchise ("Rocky" su tutti, naturalmente, ma anche il crepuscolare "Rocky Balboa"). Eppure Rocky e i Creed continuano a intrattenere il pubblico di tutto il mondo, che non getta la spugna e attende il prossimo ko.
cast:
Michael B. Jordan, Sylvester Stallone, Tessa Thompson, Dolph Lundgren, Florian Munteanu
regia:
Steven Caple Jr.
distribuzione:
Warner Bros. Pictures
durata:
129'
produzione:
Irwin Winkler, Ryan Coogler, Sylvester Stallone
sceneggiatura:
Sylvester Stallone, Juel Taylor
fotografia:
Kramer Morgenthau
scenografie:
Franco-Giacomo Carbone
montaggio:
Dana E. Glauberman
costumi:
Lizz Wolf
musiche:
Mike Will Made It