Nella Hollywood delle polemiche sul whitewashing o comunque sui casting filologicamente poco corretti, l'uscita di un film distribuito da una major con attori asiatici nei ruoli principali (o, per meglio dire, asiatico-americani o euroasiatici) è stata salutata dai media con grande favore e in molti hanno tenuto a ricordare come un'operazione simile non avveniva dal 1993, anno del "Circolo della fortuna e della felicità" di Wayne Wang. Non che stavolta non ci siano stati problemi, anzi, visto che, specie via web, in diversi hanno fatto notare che alcuni interpreti sono stati scelti senza rispettare la nazionalità dei personaggi o che nella Singapore che si vede nel film la componente cinese è fin troppo prevalente, ma è indubbio che "Crazy & Rich" è il primo progetto hollywoodiano rivolto ad una fetta di pubblico che solitamente non viene considerata dagli studios al di là dei ruoli di supporto ed è normale che in diversi lo vedano come un incoraggiante apripista per poter raccontare altre storie rivolte in primo luogo alla popolazione asiatica, non solo negli Stati Uniti. Le recensioni in patria sono state positive, il battage è incoraggiante e se dovessero arrivare anche gli incassi l'obiettivo sarà effettivamente raggiunto.
Tratto dal primo libro della serie "Asiatici ricchi da pazzi" di Kevin Kwan, pubblicata in Italia da Mondadori, nella quale l'autore si diverte a prendere in giro la ricca città-stato di cui è originario, il film è l'ennesima variazione della favola di Cenerentola, di quelle che al cinema abbiamo visto tantissime volte ma che possono continuare a trovare spettatori senza problemi quando sono realizzate bene. Al centro della commedia romantica, diretta da Jon M. Chu (noto finora soprattutto per i film della serie "Step Up"), c'è Rachel Chu, una giovane professoressa di economia sinoamericana, che viene invitata dal fidanzato Nick a passare alcuni giorni a Singapore, dove abita la di lui famiglia. Ufficialmente si va lì per partecipare al matrimonio del migliore amico di Nick, ufficiosamente per conoscere i parenti. C'è solo un particolare, non secondario: gli Young sono potentissimi magnati dell'industria locale, nonché persone all'antica, che forse non sono proprio al settimo cielo per il fatto che il rampollo si stia per legare ad una ragazza cinese di origine ma americanissima nello spirito. In mezzo a feste con parenti e amici tanto chiassosi e coloriti da far sembrare la famiglia del "mio grande grosso matrimonio greco" gente quasi tranquilla e pacata, l'ostacolo più duro da superare sarà la madre di Nick, Eleonor, donna altera e impeccabile, inizialmente anche lei ostracizzata dalla famiglia dei suoceri, ma adesso, per quei meccanismi di contrappasso neanche così insoliti, diventata la più strenua sostenitrice dei principi familiari. Nick, per amore di Rachel, è anche disposto a lasciarsi alle spalle i propri familiari e la loro immensa fortuna, ma la ragazza non vuole che lui faccia un passo così azzardato che potrebbe un giorno neanche troppo lontano rimpiangere...
La vicenda, al di là del contesto geo-sociale in cui è calata, si rivela piacevole nel suo essere (prevedibilmente) risaputa. C'è anche modo di ribadire come gli americani siano esageratamente individualisti e gli orientali fin troppo tradizionalisti, ma al regista e ai suoi sceneggiatori (Peter Chiarelli e Adele Lim), più che fare critica di costume o realizzare un film dalla comicità esilarante, interessa dare al pubblico una storia gradevole che possa conquistare grazie alla simpatia dei personaggi e al fascino di una città in cui lusso ed esotismo sembrano andare a braccetto. In questo il direttore della fotografia Vanja Cernjul, la costumista Mary Voight e lo scenografo Nelson Coates hanno fatto un lavoro più che pregevole, sfruttando al meglio il fascino di Singapore e l'ufficio del turismo locale dovrebbe essere molto grato alla produzione del film. Certo se avessimo avuto più sequenze spassose come quella che ci fa vedere la fuga di notizie via social riguardante Rachel e Nick forse il risultato sarebbe stato forse più interessante. Per quanto riguarda i due protagonisti, l'attrice televisiva Constance Wu e il presentatore (debuttante come attore) Henry Golding riescono a conquistare lo spettatore, nonostante due personaggi non propriamente interessanti. Nutrito il cast chiamato ad affiancarli, del quale fanno parte la veterana Lisa Lu, Gemma Chan, Ken Jeong e la scatenata Awkwafina (senza dimenticare i rapidi cameo di Kris Aquino o Harry Shum Jr.), ma alla fine a spiccare è soprattutto Michelle Yeoh. L'attrice malese interpreta la matriarca con ammirevole sottrazione, senza rendere questa antagonista la figura sopra le righe che sicuramente sarebbe stata scusata nel contesto. Invece la star della "Tigre e il dragone", affidandosi soprattutto agli sguardi penetranti, alla postura e ad una calma stoica, si dimostra temibile e al tempo stesso capace di comunicare le sue pur non condivisibili ragioni.
18/08/2018