Soldini molto pragmaticamente mette in scena questo schema con il suo solito stile realistico, asciutto ed essenziale (macchina a presa a mano, montaggio lineare, prossimità ai soggetti inquadrati) che ci garantisce una vicinanza inevitabile nei confronti dei due protagonisti e della loro vicenda, questo senza dubbio anche a causa della estrema fattibilità della storia narrata (non a caso presa come spunto da un episodio realmente successo a un'amica del regista). Ritrovarsi a pensare più volte "beh, a conti fatti potrebbe succedere anche a me" è abbastanza chiaramente una delle intenzioni principali della pellicola: non a caso Soldini ha evitato accuratamente di fornire un solo punto di vista, come poteva sembrare all'inizio (dove seguiamo quasi pedissequamente la quotidianità di Anna e l'inizio del suo rapporto con Domenico, per poi "scoprire" che pure lui ha una sua vita e famiglia e non è affatto un'entità esterna che non risente dei problemi della relazione), proprio per poter fornire uno "sguardo d'insieme" capace di coinvolgere e parlare direttamente a tutti gli spettatori.
L'altra intenzione è poi senza dubbio quella di esprimere, attraverso la clandestinità dei due amanti, i suoi ambienti vuoti e finti, i suoi scarsi sotterfugi per sopravvivere, i suoi dilemmi e le sue crisi morali, l'estrema difficoltà dell'individuo di potersi realizzare a pieno all'interno dei meccanismi della società moderna, continuando appunto idealmente un discorso iniziato con "Giorni e nuvole" e che, in questo momento, appare tremendamente attuale e di moda.
La Rohrwacher azzecca finalmente una interpretazione da protagonista come si deve, senza enfatizzare o caricare il personaggio, ma dandogli uno spessore e una credibilità più che buona. Favino fa come al solito il suo, questa volta impersonando un calabrese con dovizia di accento e intonazione; ma la vera risorsa attoriale in più è data soprattutto dai comprimari (Battiston, la Saponangelo, ma anche Gisella Burinato, Monica Nappo, Gigio Alberti), tanto poco evidenziati quanto egregiamente tratteggiati ed essenziali per la plausibilità e la convinzione del quadro d'insieme.
"Cosa voglio di più" non uscirà dal seminato del film precedente (del quale, per confronto, inevitabilmente risulta inferiore) ma di sicuro è un'opera che, adesso più che mai, parla di noi in tutto e per tutto. Ci accontentiamo eccome.
cast:
Pierfrancesco Favino, Alba Rohrwacher, Giuseppe Battiston, Teresa Saponangelo, Fabio Troiano
regia:
Silvio Soldini
titolo originale:
Cosa voglio di più
distribuzione:
Warner Bros. Pictures
durata:
126'
produzione:
Lumière & Company, Vega Film
sceneggiatura:
Doriana Leondeff, Angelo Carbone, Silvio Soldini
fotografia:
Ramiro Civita
montaggio:
Carlotta Cristiani
musiche:
Giovanni Venosta