Un tempo decani della nuova commedia demenziale americana, i fratelli Farrelly dell'ultima decade arrancano tra scivoloni buonisti, maniera e provocazioni che cadono a vuoto. Superati a destra e sinistra dalle volgarità della varie "
Notti da leoni", tentanto di riconquistare i loro fan e scandalizzare le platee assemblando, in veste di registi e produttori, una scombiccherata serie di episodi, in omaggio a certo cinema antologico del passato, nel solco tra "Ridere per ridere" di Landis e "E ora qualcosa di completamente diverso" dei Monty Python, il cui minimo comune denominatore è rappresentato da una comicità di grana grossa, corporea e flatulenta, e da una continua ricerca della provocazione.
All'interno di una posticcia cornice narrativa, in cui uno sceneggiatore fuori di testa interpretato da Dennis Quaid obbliga l'executive Greg Kinnear ad ascoltare le sue folli idee per un nuovo film comico (ma esiste anche un incipit alternativo in cui un gruppo di nerd cerca sul web un film "proibito" chiamato "Movie 43", che è poi il titolo originale della pellicola in oggetto), prendono avvio undici episodi (più due fittizi spot) uno più sgangherato dell'altro: in "The Catch" l'algida Kate Winslet ha un appuntamento al buio con il playboy Hugh Jackman, ma scopre con disgusto che questo ha un'enorme scroto penzolante sotto il collo; in "Homeschooled" i premurosi genitori Naomi Watts e Liev Schreiber decidono di impartire al figlioletto un'educazione tutta domestica che escluda l'istituzione scolastica: il che include prese in giro, e svezzamenti sessuali (sempre da parte dei genitori); in "The Proposition" Anna Farris propone al fidanzato Chris Pratt di defecargli addosso durante l'amplesso; in "Veronica" il commesso Kieran Culkin litiga in maniera esplicita con la sua ex Emma Stone ma non si accorge che la conversazione è udita da tutti tramite l'interfono: in "iBabe" il boss di una multinazionale Richard Gere brevetta un nuovo tipo di lettore mp3 che ha le sembianze di una prorompente modella; in "Superhero Speed Dating" due fasulli Batman (Jason Sudeikis) e Robin (Justin Long) devono scovare il loro arcinemico Pinguino durante una serata di speed date; in "Middleschool Date" la giovane Chloe Grace Moretz è a casa dal fidanzatino alle prese con il primo ciclo mestruale della sua vita; in "Happy Birthday" Sean William Scott e l'amico Johnny Knoxville pestano a sangue un leprecano irlandese (Gerald Butler) per farsi rivelare dove nasconde il proprio oro; in "Truth or Dare" Halle Berry e il dandy Stephen Merchant al primo appuntamento si sfidano ad un gioco chiamato "verità o obbligo" in cui le penitenze diventano sempre più assurde e pericolose; in "Victory's Glory" il coach Terrence Howard tenta di motivare i suoi scorati giocatori di basket dicendogli che hanno la vittoria in pugno essendo "neri"; in "Beezel" il rapporto tra i promessi sposi Elizabeth Banks e Josh Duhamel è minato dalla presenza del gatto (a cartoni animati) del secondo, geloso e violento all'inverosimile.
Progetto accarezzato dal produttore Charlie Wessler da oltre un decennio, questo "Comic Movie" può senza dubbio contare su un enorme e prestigioso cast, che ha preso parte all'operazione nei ritagli di tempo tra un impegno e l'altro (proprio per questo la gestazione della pellicola è stata così lunga) e abbassandosi il cachet, ma il risultato finale è sconfortante e deprimente, ed esemplifica la situazione di stallo in cui sta navigando la comicità americana del nuovo millennio. Le provocazioni di Wessler, dei Farrelly Bros e degli altri nomi coinvolti lasciano ormai totalmente indifferenti, suonano solo gratuitamente volgari e ben poco spassose. Forse avrebbe giovato avere qualche autore più interessante e originale tra quelli dietro la macchina da presa: non a caso gli unici episodi che destano l'attenzione sono quelli diretti da Peter Farrelly, dove il regista di "Tutti pazzi per Mary", come già aveva fatto in passato, si diverte a dissacrare e maciullare il corpo delle sue star. Che si tratti di smontare la virilità del simpatico Hugh Jackman mettendogli un ballonzolante scroto sotto il mento, o sottoponendo Halle Berry ad un'inquietante serie di interventi di chirurgia estetica, il glamour della Hollywood-bene viene preso in giro dall'interno, prendendo di mira quelle facce e quei corpi che il cinema ci ha educato ad amare e ammirare. Il resto degli episodi che compongono "Comic Movie", che vede avvicendarsi registi come Steven Brill, Steve Carr, Griffin Dunne, l'attrice Elizabeth Banks, Brett Ratner (insomma, non proprio degli assi) spaziano dall'imbarazzante ("Happy Birthday", "Superhero Speed Dating") al noioso ("Middleschool Date", iBabe"), all'occasione mancata ("Veronica", "Homeschooled"), sino al già visto ("The Proposition"). Più interessante l'episodio diretto dal promettente James Gunn, "Beezel", ingiustamente posto in coda al film: sorta di variazione iper volgare, violenta e acida della poetica di "Roger Rabbit", una specie di "
Ted" ma senza buonismo di riporto: nulla più che uno sketch di cinque minuti, neanche troppo divertente, ma è una scheggia di cinema davvero "demente" e iconoclasta all'interno di un'operazione fallimentare e senza significato, che fa rimpiangere le gag del sito "Funny or Die", che chiunque può vedersi comodamente seduto sulla poltrona davanti al pc.
Inconcepibile che un prodotto che in patria si è rivelato un sonoro flop, uscito direttamente per l'home video in quasi tutto il resto del mondo, da noi riesca a trovare una regolare distribuzione in sala.