Mi dispiace dirvelo ma il sogno americano è made in China. (Rex Hanson - Christoph Waltz)
A conti fatti, quando l'auto di Dean "FottiMadre" Jones (Jamie Foxx) precipita giù dal ponte restando appesa penzoloni a pochi centimetri dalla strada sottostante, per via di una rete metallica divelta durante la fuga che si è portata appresso come uno scintillante velo da sposa, quando poi la rete metallica cede e l'auto si deposita a terra e riparte sgommando, a conti fatti, mi son detto: è molto più ragionevole del modo in cui Nolan salva Cooper. Mi riferisco a "Interstellar", che mi è anche piaciuto. Ma ancora non mi va giù la serietà con la quale Cooper, astronauta senza più astronave perduto nello spazio profondo e assolutamente spacciato, si ritrovi sano salvo e beato sulla colonia umana di Saturno. In paragone "FottiMadre" ha avuto sfortuna.
Dopo il grande successo al botteghino di Seth Gordon con il suo "
Horrible Bosses" (2011), la "New Line Cinema" affida la regia del sequel a Sean Anders, autore anche della sceneggiatura insieme a John Morris. Il passaggio di testimone non provoca sostanziali cambiamenti e la commedia mantiene la formula vincente già sperimentata. Mancano gli "orribili capi" e le vessazioni del primo episodio (resiste soltanto, ma sullo sfondo, la ninfomane Jennifer Aniston) e al loro posto, a tormentare i tre protagonisti, ci sono gli Hanson padre e figlio (Christoph Waltz e Chris Pine). Sanders ci mette più azione e autoironia: nel complesso il film mi ha divertito più del precedente.
Partiamo dal presupposto che i soldi per il biglietto potevano esser spesi in cento modi peggiori. Dobbiamo lasciar perdere il doppiaggio (quello di Dale in particolare, capisco sia il più piccolo dei tre, forse anche il più scemo, ma non è un chipmunk) e anche certe espressioni slang tradotte un po' alla meglio ("i fiori nel mazzo" a cui Bateman fa riferimento un paio di volte); dobbiamo accettare le gag insistite sul sesso (nei puritan States il film è stato addirittura vietato ai minori di diciotto anni) o certi equivoci tipici, che sono una sorta di dazio al genere; allora si può perfino dire che il film è divertente e alcune battute memorabili. Forse sto esagerando. Comunque sia non crolla. Quando la minchionaggine è spinta al massimo, spesso capita che a un certo punto tutto l'impianto minchionico crolli su se stesso lasciando fumanti macerie di noia. Invece qui si crea un equilibrio, i personaggi (buoni e cattivi, furbi e idioti) remano nella stessa direzione, partecipando ognuno a comporre un destino che li affrancherà tutti. Il senso, se proprio vogliamo trovarne uno, è una festosa sconfitta collettiva. Nessuno ottiene ciò che avrebbe desiderato (salvo "FottiMadre", che ottiene molto di più) ma tutti avranno il merito di aver partecipato e potranno godere di quel che è venuto. Il succo della felicità.
A simbolo di questa coesione di intenti e di questo sereno rispetto verso l'imprevedibilità della vita, cito la scena in cui tra polizia (inseguitrice) e auto in fuga ("FottiMadre" alla guida e i tre a bordo) si frappone il passaggio di un treno merci lunghissimo. Qualsiasi fuggiasco benedirebbe il suo dio, invece "FottiMadre" si ferma, d'accordo con gli altri tre che intanto sgranocchiano uno snack, aspettano che il treno passi. Certo c'è un motivo razionale dietro a tanta cavalleria, ma questo ha un'importanza relativa, quel che conta davvero è la "vogata": tutti remano nella stessa direzione.
E' una vogata perlopiù asincrona, inconsapevole, molto spesso isterica, per non dire idiota, ma alla fine spinge in avanti il film e le (quasi) due ore che mi avevano preoccupato scorrono con pochi intoppi. L'idiozia di mezz'età dei tre protagonisti (Jason Bateman, Jason Sudeikis e Charlie Day) reagisce con la scaltrezza e le patologie dei personaggi secondari. Si è capito che ho una certa predilezione per "FottiMadre" (sulla traduzione del nome se ne può parlare) ed è vero, il suo modo di essere e non essere succhiando il cocktail dalla cannuccia mi ha conquistato. Ma oltre a lui, come avveniva anche nel primo episodio, i veri protagonisti sono gli attori non protagonisti: di nuovo Jennifer Aniston e Kevin Spacey (che in prigione non attenua il suo odio furioso); mentre al posto di Donald Sutherland e Colin Farrel, il grande Christoph Waltz (che per la verità poteva essere sfruttato di più) e Chris Pine.
Anche il finale - sempre considerando il genere di film di cui stiamo parlando - è un gran finale. Un ritorno a casa, un recupero della vecchia bistrattata "dipendenza", seppur a certe condizioni. Realizzare il sogno americano non è per tutti. Non bastano le idee, il coraggio, se necessario bisogna esser capaci di fottere - nel senso di fregare - la persona più cara che abbiamo, fosse anche quella che ci ha messo al mondo.
11/01/2015