"Che - Guerrilla" è il secondo episodio del biopic che Steven Soderbergh ha realizzato sulla parabola del celeberrimo rivoluzionario Ernesto "Che" Guevara. Questa seconda parte è, a suo modo, allo stesso tempo in antitesi e speculare alla prima.
La differenza principale rispetto al primo episodio, almeno dal punto di vista narrativo, consiste nell'eliminazione dei salti temporali, qui sostituiti da un rigoroso progredire cronologico scandito giorno per giorno. A rimanere inalterata è invece la scarsa propensione a coinvolgere emotivamente in maniera diretta lo spettatore nelle vicende che vengono raccontate. L'
handicap in questione è di nuovo dovuto alla rediviva volontà, da parte del regista, di offrire una visione sobria e senza sensazionalismi del protagonista.
Un'ulteriore differenza è rintracciabile nel genere di emozioni che vengono comunicate. Se nel primo episodio l'ardore del sentimento rivoluzionario trasmetteva un senso di fiducia indissolubilmente legato alla vittoria, in questa seconda parte, ambientata in Bolivia, l'atmosfera è assai più plumbea e scoraggiante, tutto quello che accade sembra preludere alla sconfitta (la papabile minore motivazione dei soldati al comando di Guevara, la diffidenza degli autoctoni restii a fornire aiuti ai rivoluzionari, il mancato sostegno del partito, gli errori strategici, la debilitazione dovuta all'asma sempre più attanagliante). A non cambiare è più che altro il
pathos col quale queste emozioni vengono veicolate, in modo cioè tanto rispettoso (nei riguardi del lato umano di Guevara) quanto asettico nel suo non essere mai tendente alla enfatizzazione, anche solo minima, degli eventi/stati d'animo mostrati.
"Che - Guerrilla" quindi, pur trattando tematiche all'opposto di quelle presenti nel suo predecessore, conserva nel bene e nel male i pregi ed i difetti che avevano contraddistinto la prima parte dell'opera. Inalterata rimane anche la bravura con cui Benicio Del Toro ricopre il ruolo di un Ernesto Guevara con sette anni in più rispetto a "
Che - L'argentino", l'interpretazione offerta dall'attore è infatti ancora una volta sentita ed efficace oltre che perfettamente in sintonia con la linea rappresentativa scelta da Soderbergh per narrare le gesta del leggendario comandante rivoluzionario.
Dopo aver visto il film nella sua interezza non resta che domandarsi se il progetto del regista statunitense volesse tendere maggiormente al documentario piuttosto che al biopic. Comunque sia l'opera nel suo insieme, dopo una visione completa, dà l'impressione di essere sostanzialmente un'equilibrata miscela fra i due generi. Ciò che risulta essere veramente chiaro è la volontà, da parte di Soderbergh, di dedicare la prima parte del dittico alla vita ed alla vittoria e la seconda alla morte ed alla sconfitta. Se ne ha che il risultato finale, pur essendo monolitico e difficilmente digeribile da parte di un pubblico in cerca di emozioni "canoniche", può essere considerato più che sufficiente soprattutto in virtù dell'umiltà e del tatto con i quali è stata rappresentata la figura di Ernesto Guevara De La Serna.
05/05/2009