Kathy è una giovane donna sfrattata a causa di un insoluto erroneamente assegnatole dalla propria contea negli Stati Uniti. Il signor Behrani è un immigrato iraniano che ha lavorato una vita per sistemare la sua famiglia e acquistare finalmente una casa a un prezzo accettabile all'asta giudiziaria.
Kathy non si rassegnerà mai all'idea di dover perdere ingiustamente la proprietà ereditata dal padre e contestualmente il signor Behrani non cederà mai alla possibilità di restituire la casa alla contea.
Il film esordio del regista ucraino si gioca tutto sulla psicologia e sull'etica soggettiva che riesce a generare sufficientemente bene nella mente dello spettatore. Ricorda l'imparzialità che aveva Kieslowski , ad esempio nel "Decalogo 6 (non rubare)", di far porre continuamente la domanda "Ma è la mamma che ha rubato la nipote o è la protagonista che ha rubato la figlia?" In questo caso ci si chiede "Ha più diritto sulla casa Kathy che ne è stata privata ingiustamente o il signor Behrani che ha lavorato duramente una vita per ottenerla?".
Il racconto si perde, però, troppo facilmente nell'intreccio sentimentale tra la protagonista e il vice sceriffo Burdon e nell'inerzia emotiva generata dai troppi aneddoti raccontati in maniera poco funzionale agli effetti necessari e indispensabili per la riuscita del lavoro.
Il tragico epilogo sembra un po' forzato per dare enfasi al progetto emozionale, probabilmente mal studiato, come alcuni espedienti fotografici, fini a se stessi e spalmati nel corso del film in maniera alquanto mediocre.
In definitiva, un film invadente e troppo pretenzioso.
05/06/2008