In ogni film della Pixar c'è almeno un momento, uno sguardo, un ricordo verso l'orizzonte della malinconia. Il tramonto di uno ieri filtrato attraverso gli occhi dell'oggi, un lungo addio dell'anima a una cosa, un momento, uno stato perduto ma non abbandonato.
In "Cars" questa tavolozza da scorgere con commossa nostalgia è il territorio stesso, il terreno calpestato, l'asfalto consumato dai chilometri delle automobili della vecchia strada Route 66. Dal glorioso passato, modificata, dimenticata, sondata con distrazione nella storia recente degli Stati Uniti. La strada diviene cosi' anima: non è più oggetto passivo sul quale girovagare, ma baricentro stesso degli umori (e delle ruote) dei protagonisti del film. Luogo della memoria, nel quale posarsi, farsi abbracciare, ricordare, riflettere.
Ricordare anche il cinema della frontiera: collegare il qui a scenari cinematografici dell'altrove, dalla Monument Valley di John Ford e dei più gloriosi western del cinema alle emozioni alla Frank Capra. Ma i rimandi da fare sarebbero parecchi.
Questa lunga elegia è racchiusa da un incipit e un finale che viaggiano invece a velocità supersonica, dove i motori ruggiscono davvero: auto da corsa ad alta velocità riprese da un impianto audiovisivo che simula delle riprese televisive tecnologicamente avanzate, dove l'adrenalina e il divertimento sono assicurati. Ma, mentre inizialmente le ambizioni e la furia agonistica del giovane protagonista Saetta McQueen sono mosse da una incoscienza pur benevola ma alla ricerca di quel successo tanto sognato (la Coppa/ Eldorado Piston Cup), la fame della corsa finale si nutre di un percorso di formazione appena sviluppato.
Saetta McQueen si ritrova suo malgrado a Radiator Springs quando è ancora acerbo. Fin li' ha corso per arrivare, senza intermezzi riflessivi. Grazie a una banda variegata, colorata, bonaria, il Nostro si ferma materialmente e "mentalmente". Il protagonista del film impara l'altruismo, la solidarietà, che il benessere del prossimo è da accostare al nostro.
Anche i compagni d'avventura di Radiator Springs vivono su una medaglia dalle due facce: Porsche Sally è una avvenente avvocatessa ma sotto la corazza nasconde il desiderio dell'innamoramento, Carl Attrezzi Cricchetto è svitato ma è anche il miglior amico che si possa desiderare, Doc Hudson dietro alla ruggine che cosparge carrozzeria e anima cela un passato glorioso e una determinazione pronta e riemergere, seppur per impartire un insegnamento. E cosi' via.
Forse, alla fine del percorso anche la Route 66 avrà imparato qualcosa: partendo da vecchi ingredienti, la strada ha avuto bisogno di acqua della vita per sopravvivere. E' e sarà per sempre la Route 66, e tanto basta, ma ha necessitato di un nuovo viavai per assicurarsi la propria sopravvivenza. Cosi' come Saetta McQueen e i suoi amici. Una rigenerazione totale che sappia abbracciare vecchie (i valori morali tradizionali) e nuove epoche (l'uso della computer grafica per far emergere questo ulteriore universo targato Pixar).
Progetto particolarmente caro a John Lasseter, grande appassionato al mondo dei motori, "Cars" si presenta rinunciando ad animali antropomorfi, a robt o mostri e, soprattutto, agli esseri umani. Le auto hanno occhi, bocca, sentimenti ed espressioni proprie di personaggi umani e interagiscono tra loro in un "mondo a motore". Superato questo rischioso scoglio, resta forse il film meno avvincente e più polveroso della Pixar Animation Studios, quello dove le emozioni dei personaggi e dello spettatore non riescono a creare una totale simbiosi, pur restando indubbia la perizia tecnica e la commovente sincerità di Lasseter e soci nel creare un mondo comunque da ricordare.
regia:
Joe Ranft, John Lasseter
titolo originale:
Cars
distribuzione:
Buena Vista Distribution
durata:
112'
produzione:
Walt Disney Pictures, Pixar Animation Studios
sceneggiatura:
Dan Fogelman, John Lasseter, Joe Ranft, Kiel Murray, Phil Lorin, Jorgen Klubien
fotografia:
Jeremy Lasky, Jean-Claude Kalache
montaggio:
Ken Schretzmann
musiche:
Randy Newman