"Born To Be Blue" racconta un breve periodo della vita di Chet Baker, compiendo delle scelte funzionali alla narrazione. Per esempio l'approvazione di Miles Davis al Birdland è una cosa inventata, ma non ha importanza. Perché la costruzione del film da principio è sul filo dell'invenzione. Un biopic non fedele al reale che racconta in maniera efficace, anche se molto convenzionale, la vita di un grande artista. In realtà più di tutto è un film romantico: protagonista è la storia d'amore e di disintossicazione dall'eroina con i conseguenti movimenti di avvicinamento e allontanamento dall'amata.
Il film, sintetizzando, racconta un breve periodo della vita del trombettista, quello che va dall'incarceramento a Lucca, passando per il film che Dino De Laurentis voleva fargli girare (dandogli un anticipo di 2.000.000 di lire), l'incontro con una delle sue mogli. E ovviamente la sua passione per l'eroina.
Oltre all'episodio centrale del pestaggio che fece perdere a Baker alcuni denti (dovette poi ristudiare lo strumento da zero per poter suonare con una dolorosissima dentiera).
In realtà Chet Baker non ha bisogno certo di presentazioni, ma un film sulla sua vita disordinata, le sue scelte autodistruttive e soprattutto sulla sua musica può essere un'occasione ulteriore per scoprire un artista di indubbio talento, che tra le altre cose ha dato un contribuito in maniera evidente allo sviluppo del cosiddetto cool jazz (citiamo soprattutto il pianoless quartet con Baker e Gerry Mulligan per chi volesse partire dalle "basi").
Nel film Chet Baker è interpretato da Ethan Hawke in maniera non tanto, o non solo, mimetica. L'attore ben si è calato nel modo di Baker, la somiglianza fisica, l'uso della voce. Un lavoro eccellente sotto molti punti di vista, specie nelle parti in cui imita, pericolosamente, il cantato. Riesce anche a evitare lo straniamento del vedere un personaggio che suona per finta la tromba, i movimenti son naturali e ben calibrati (certo ci sarebbe da aprire una parentesi sul rifacimento dei pezzi, infatti i suoni non sono gli originali ma tutti rifatti dall'occasione, ma il discorso sarebbe troppo lungo e necessiterebbe il parere di un esperto della musica di Baker).
Tutta la parte del film nel film (il progetto poi abortito di De Laurentiis) funziona, ma di certo l'uso di un bianco e nero meno leccato avrebbe aiutato a far apprezzare di più il tutto. Quello che più è interessante è sulle spalle di Hawke certamente. Ma nell'insieme il lavoro di Robert Budreau scorre via leggero, cosa che non so se positiva o meno. Certamente è un film molto "semplice" e ordinario (senza accezioni positive o negative ai due termini) per questo può essere apprezzato. Perché per il resto rimangono parecchi dubbi.
Ne esemplifico uno per chiarezza: c'è una scena del film che dice molto delle scelte del regista. Una scena che dimostra inesorabilmente quanto poco, in certi film, ci si fidi del pubblico. Anzi di quanto si creda che il pubblico sia se non propriamente stupido, almeno un analfabeta degli audiovisivi. Non è forse il caso di descriverla nei dettagli, ma pressappoco funziona così: Chet Baker è pulito, ma deve salire su un palco importante, sa che ci sarà Miles Davis ad ascoltarlo. Sua moglie (che tanto ha fatto perché si disintossicasse) entra nel locale a sua insaputa. Baker ha di fronte a sé una scelta, o prendere il solito metadone o ritornare alla vecchia cara eroina (e a più riprese si sottolinea il fatto che solo con l'eroina lui si sente davvero tranquillo e suona bene).
Il montaggio alternato passa da lui, a Miles Davis alla moglie. Per farci poi vedere Baker sul palco che suona benissimo. Incrocia più volte lo sguardo con la moglie, che a sentirlo suonare così si mette a piangere. Nel gioco di sguardi è chiaro tutto. Baker ha scelto l'eroina. Non c'è dubbio alcuno.
E qui il regista attacca un carrello in avanti sul tavolino con la siringa usata. Come a dire: "se non l'avevate capito visto che ve l'ho suggerito in almeno una decina di modi, ve lo faccio anche vedere".
Ecco, credo che quel modo di fare cinema sia davvero poco rispettoso dell'intelligenza dello spettatore. E sottenda una mancanza totale di fiducia, ma pure di coraggio e di fantasia.
Tanto che vien da pensare: che fortuna quando si discuteva dei carrelli in avanti di Gillo Pontecorvo, e non di quelli di Robert Budreau. Certo a ben pensarci di proporzione in proporzione i due stanno fra loro come chi scrive a Jacques Rivette. Quindi tutto torna.
cast:
Ethan Hawke, Carmen Ejogo
regia:
Robert Budreau
durata:
97'
produzione:
Jennifer Jonas, Robert Budreau, Leonard Farlinger, Jake Seal
sceneggiatura:
Robert Budreau
fotografia:
Steve Cosens
montaggio:
David Freeman
musiche:
David Braid, Todor Kobakov, Steve London