Chiuso per la maggior parte del tempo nella sala di registrazione, Gilderoy vede alternarsi una serie di personaggi stravaganti e misteriosi, dalle doppiatrici concupite dall'esuberante regista ai vocalist chiamati a realizzare improbabili voci di streghe e assassini, per non parlare della ciurma di aiutanti, assistenti e semplici intrattenitori che di volta in volta irrompono nell'oscurità operosa e un po' lugubre dove si svolge il montaggio del film. Un quadro abbastanza originale e anche coraggioso, per la volontà di puntare a un soggetto cinematografico privo di cotè autoriale, e con una squadra di attori altamente eterogenea per provenienza e stile di recitazione, composta da artisti di fama internazionale come il britannico Toby Jones ("Infamous", 2006) ed altri, come Cosimo Fusco, Eugenia Caruso, in cerca d'affermazione - con la differenza di un inglese parlato il più delle volte in maniera maccheronica che accentua la stravaganza di tutta l'operazione. Ma quando l'intreccio arriva al dunque, trasformando la realtà di Gildelroy in una specie di incubo ad occhi aperti con sparizioni, morti che resuscitano e pellicole che vanno in fumo, quando insomma entra in gioco il concetto della vita che si mescola con l'arte, con il cinema che diventa ossessione e insieme sogno, allora tutto diventa a poco a poco confusionario e il film si perde in una serie di soluzioni alambiccate, che assomigliano, senza esserlo, a un'opera di Escher, per il carosello di soluzioni e di incastri tra i diversi piani della realtà.
Se Strickland è bravo nel legare la concentrazione spaziale (il film si svolge tutto in interni e quasi esclusivamente nella sala di montaggio) allo stato d'animo dei personaggi, così come a costruire una follia che si ciba degli strumenti del mestiere cinematografico, con registratori e pellicole sempre in primo piano e con i dettagli di piani di lavoro che diventano nella loro progressiva incomprensibilità il segnale di vero e proprio deragliamento mentale, dall'altra si perde in alcuni stereotipi, come quello del regista italiano schiavo della propria libido, e con la rappresentazione di un genere cinematografico, come quello dell'horror movie italiano, ridotto a pochi e ripetuti stilemi. Più che una sorpresa "Berberian Sound Studio" appare piuttosto un'occasione mancata.
cast:
Toby Jones, Tonia Sotiropoulou, Cosimo Fusco, Susanna Cappellaro, Layla Amir, Antonio Mancino
regia:
Peter Strickland
durata:
90'
produzione:
Warp X; Illuminations Films
sceneggiatura:
Peter Strickland
scenografie:
Jennifer Kernke
montaggio:
Chris Dickens
costumi:
Julian Day