La domanda che tormenta il pubblico della 71esima Mostra veneziana: perché la pellicola di Franco Maresco è all'interno della categoria Orizzonti quando potrebbe, anzi dovrebbe, essere in concorso per il Leone d'Oro? Una domanda d'obbligo se poi si considera che il regista di CinicoTv ha sempre rinnegato la partecipazione al Lido se non per concorrere alla sezione principale. Eclatanti furono i casi di "Lo zio di Brooklyn" e di "Totò che visse due volte", in collaborazione col collega di lunga data Daniele Ciprì, entrambi presentati a Berlino dopo essere stati rigettati dai selezionatori ufficiali a Venezia.
"Belluscone. Una storia siciliana" è l'ennesima (definitiva?) dimostrazione del genio di Maresco, una tra le figure cinematografiche e televisive più creative del nostro paese, un irriducibile che non riesce a smettere con la sua satira grottesca e la sua sfrontata lucidità di rappresentare lo stato di salute della sua odiata/amata terra, popolata da reietti analfabeti (dimostrazione tangibile che le immagini piuttosto datate di Cinico Tv sono ancora fortemente attuali), fagocitata da una fiera della vanità e della stupidità dilagante, da un potere criminale in grado di manipolare con irrisoria semplicità le marionette che compongono il tessuto sociale dell'isola.
È la rabbia il motore propulsore del nuovo lavoro di Maresco, la rabbia di chi è stufo di girare tra le periferie e trovare continuamente "una disperazione terrificante, una sorta d'invasione degli ultracorpi, tra vestiti griffati, scarpe rubate, trucchi pesanti, occhi sempre puntati su smartphone di provenienza equivoca. È lo sguardo delle persone a essere sparito"¹. Con l'ennesima "scusa berlusconiana" (perché Berlusconi c'entra sempre), il regista cerca di mettere in scena un improbabile dialogo con bizzarre figure che lavorano all'interno del circuito della musica neomelodica, legate da un affetto e una riconoscenza particolarmente profonde nei riguardi del carnevalesco ex-presidente del Consiglio. Sono Ciccio Mira, agente/procuratore alla ricerca di nuovi giovani fenomeni dello spettacolo, già figura cult, la favolosa coppia Erik/Vittorio Ricciardi, rispettivamente autore e cantante della canzone "Vorrei conoscere Berlusconi", entrambi di Villagrazia di Palermo, luogo dove decenni fa regnava incontrastato il boss della mafia Stefano Bontade.
Si ride di continuo, sonoramente, ma sono risate che lasciano un amaro in bocca, come l'intervento di Dell'Utri nel film, ridicolizzato alla stregua di un freak di CinicoTv, fino alla geniale trovata dell'incidente tecnico del microfono (secondo Maresco realmente accaduto. Ci crediamo?) proprio mentre l'omertà del politico sembra spezzarsi improvvisamente. Ma il punto più alto del suo genio creativo nel film viene raggiunto con la sua scomparsa, con un Tati Sanguineti in forma smagliante nelle vesti di investigatore privato sulle sue tracce. Che sia forse stato sequestrato dalla mafia per il polverone che sta sollevando il suo film? Ma no! Come dice saggiamente Ciccio Mira: "La mafia non è più quella di una volta!" E allora dove è andato Maresco? Si è eclissato, si è fatto da parte, consapevole che anche questa rabbia non potrà essere placata, neanche con la sottile fierezza di essere riuscito a completare il film. In pochi si accorgeranno di lui, del suo lavoro non propriamente rivolto alle masse, come lo è invece una canzone neomelodica di Vittorio Ricciardi. E allora tanto vale scomparire perché si ha la sensazione che in questo paese lottare per gli ideali, per il giusto, sembra sia diventato una battaglia contro i mulini a vento.
"Belluscone" è un non film che se ne sbatte di tutto, anche di non essere in concorso. Se ne sbatte della forma canonica delle altre pellicole qua al Lido per spaziare come gli pare tra inserti da docufilm, satira, corollari grotteschi, spezzoni di reali telegiornali autoctoni e una voce, quella di Maresco, che rimane tra le più affascinanti da ascoltare per coloro che questo paese nel giusto vuole starci e che sperano che un giorno neanche troppo lontano le cose comincino a cambiare. Per la Sicilia e per l'Italia intera.
¹ Dichiarazione di Franco Maresco riportata da Fabio Ferzetti ne Il Messaggero del 1/9/2014
03/09/2014