Qual è la cosa peggiore che vi può succedere quando siete sotto anestesia? Immagino che ad una domanda del genere d'istinto vi venga di rispondere: non riuscire più a svegliarci. Invece, a dar retta alla pellicola dell'inglese Joby Harold, che esce da noi con un annetto buono di ritardo rispetto agli Stati Uniti, ciò che di peggio ci può capitare è di rientrare, come succede al protagonista della pellicola, in quella minoranza di sfortunati che hanno provato il fenomeno cosiddetto dell'anestesia cosciente, e che hanno avuto cioè la ben poco invidiabile possibilità di vivere in piena lucidità, seppur nel sonno, tutte le fasi operatorie...da questa macabra premessa (che mi si dice il film ha in comune col quasi contemporaneo horror coreano "Wide Awake" di Lee Gyu-man) l'esordiente regista e sceneggiatore imbastisce un thriller soprannaturale poco credibile ma curiosamente coinvolgente.
La critica americana, con l'autorevole eccezione di Roger Ebert che ne ha scritto una recensione abbastanza positiva, in generale ha dimostrato di non gradire questo bizzarro film, riconoscendogli una premessa interessante però mal sviluppata (qualche maligno ha suggerito che a fare arrabbiare i professionisti della carta stampata sia stata soprattutto la mancanza dei
junkets di presentazione che i produttori, i famigerati fratelli Weinstein, si sono rifiutati di organizzare, evidentemente poco fiduciosi nella fortuna critica dell'opera). Invece il pubblico è stato più benevolo e, specie su internet, non sono mancati i sostenitori tanto che alla fine (fra passaggi in sala e sfruttamento home video) questa media produzione si è rivelata piuttosto redditizia e Harold è già a lavoro su nuovi progetti (dovrebbe firmare lui lo script di "Ronin", adattamento per il grande schermo di una graphic novel di Frank Miller).
La vicenda del film è quella di un giovane rampollo di una famiglia di finanzieri (interpretato da Hayden Christensen, evidentemente attratto da film di genere bislacchi, vedasi ad esempio il successivo "Jumper" di Doug Liman e, diciamolo, i due ultimi episodi di "Star Wars"...chissà se l'annunciato remake di "Mona Lisa", diretto da Larry Clark, si aggiungerà a questa lista o ne sarà un'eccezione?) che ha una mamma bella ma morbosetta (la sempre fascinosa Lena Olin, apprezzabile per come riesce a regalare sfumature ad un ruolo piuttosto ingrato) e una fidanzata bellissima ma da tenere segreta per non incorrere nelle ire della genitrice (Jessica Alba, anche lei piuttosto bacchettata dai recensori, ma ad onore del vero piuttosto a suo agio nei panni di un personaggio che gioca abbastanza sapientemente con l'immagine angelicata dell'attrice). Nel giro di una giornata (che è il 31 ottobre, scelto probabilmente in onore dei risvolti raccapriccianti della vicenda) il nostro non solo si decide al gran passo, ma ha anche la ventura di essere convocato in ospedale, dove, incurante delle suppliche materne e di qualche azione legale in predicato di troppo, si farà trapiantare dall'amico chirurgo Terrence Howard (star di "Hustle & Flow" e contestata spalla di "Iron Man" che non avremo il piacere di ritrovare nel sequel) un cuore nuovo, permettendo al nostro di buttarsi alle spalle una grave cardiopatia. Andrebbe tutto per il meglio se, una volta sotto i ferri e anestetizzato, il giovane non si rendesse conto di sentire i discorsi dei medici che lo stanno operando e non solo quelli...
Dilungarsi sulla trama significherebbe sabotare un film che sui colpi di scena gioca molte delle sue carte, basti sapere che molti dei suoi fan internauti non hanno risparmiato (magari con qualche eccesso di entusiasmo...) accostamenti hitchcockiani, sicuramente è più utile soffermarsi sugli espedienti cui viene fatto ricorso per mettere in scena il "delicato" stato in cui si va a trovare il protagonista. Inizialmente la voce over ci rende partecipi del dolore che il personaggio sta provando a causa del suo particolare stato di coscienza (sensazione amplificata dalla scelta della regia di soffermarsi sui dettagli delle fasi operatorie); poi una serie di flashback riguardanti il passato del protagonista (compresi anche ricordi rimossi) rappresentano il tentativo di rifugiarsi nei ricordi come una sorta di cura lenitiva al dolore provato sul momento; in un ulteriore scarto il personaggio di Hayden si mette in movimento e lo vediamo aggirarsi come entità fantasmatica negli spazi dell'ospedale e interagire (o almeno tentare di farlo...) con gli altri personaggi in una dimensione surreale che in qualche modo è una via di mezzo fra la realtà oggettiva e quella percepita dalla mente del personaggio, che cerca anche di rivivere le situazioni che lo hanno portato a quel momento e di restituirci le sensazioni che sta provando (l'oscarizzato Russell Carpenter dà il suo contributo alle luci).
Questa
mise en abyme inserisce il film nei territori del fantastico e lo mette in relazione con tante pellicole che anche in tempi recenti hanno cercato di visualizzare dimensioni oniriche con risultati magari alterni ma sovente affascinanti. Se possiamo rimproverare all'autore di non essere riuscito a escogitare espedienti veramente convincenti per giustificare i passaggi del personaggio da uno stadio all'altro, dall'altro bisogna riconoscergli di aver saputo gestire bene la suspence, nonostante le numerose incongruenze della trama delle quali sembra essersi orgogliosamente disinteressato.
15/11/2008