Accolto sia dalla critica che dal pubblico in modo piuttosto altalenante, "Le avventure acqutiche di Steve Zissou" è l'ennesima prova dell'abilità magistrale di Wes Anderson nel mescolare con perfetto equilibrio il tenero e il comico, con un lieve retrogusto drammatico. "Le avventure acquatiche" sono effettivamente una prova cinematografica non semplice da classificare: uno di quei film che per vari motivi, tra cui probabilmente una linea narrativa non troppo chiara e varie perle di genio sparse qua e là, riesce a scindere il pubblico in una parte di detrattori e in una di ammiratori appassionati che ne fanno per sé un piccolo cult.
Girata in Italia tra Napoli, Ponza e la Riviera ligure, la storia prende avvio in forma documentaristica a un improbabile festival del cinema di Loquasto: dopo che il maestoso e terribile squalo-giaguaro gli ha portato via l'amico Esteban durante una spedizione in alto mare, l'oceanografo e documentarista Steve Zissou (Bill Murray) dichiara di voler ingaggiare una spedizione di ricerca per perpetrare la sua vendetta ai danni del pesce omicida.
Riprendendo il tema del gruppo/famiglia sgangherato già visto ne "I Tenenbaum", Anderson propone una marmaglia di personaggi uno più eccentrico dell'altro, ognuno immerso nelle proprie nevrosi e allo stesso tempo caratterizzato da una sorta di rapporto simbiotico con gli altri, che condividono la condizione di abitazione in alto mare a bordo della Belafonte: da Klaus (Willem Dafoe), ingegnere ("freddo, affidabile, tedesco"), a Eleanor (Angelica Houston), snob e raffinata moglie di Steve; da Ned (Owen Wilson), figlio di una vecchia fiamma di Steve, a Jane (Cate Blanchett), affascinante reporter incinta a bordo della nave per tenere una cronaca del viaggio. Avviata la missione di caccia, il racconto si concentra completamente sulle vicissitudini tragicomiche che convergeranno sull'individuazione e sulla "caccia" allo squalo-giaguaro, per poi chiudersi ciclicamente di nuovo al festival di Loquasto.
Anderson cesella il suo film con una serie di dettagli, immagini e suoni che danno al lavoro un'atmosfera a tratti fiabesca, leggera: i colori che sembrano essere stesi a pastello, luminosi, chiari, spensierati; l'invenzione di un bestiario marino, di una fauna brillante dai nomi stravaganti (pesci fragolini, cavallucci marini iridati, delfini albini, meduse Vietcong); la geniale collocazione comica nello spazio di corpi e volti, aiutata anche dall'"attore giusto al momento giusto", oltre che da un cast di tutto rispetto e in piena forma.
La scena fantastica in cui l'equipaggio a bordo del sottomarino Deep Search si ferma impressionato ad ammirare la magnificenza dello squalo-giaguaro, con il sottofondo evocativo di "
Starálfur" dei
Sigur Rós è il riassunto efficace di tutte le precedenti trovate di Anderson volte a "fiabizzare" la narrazione.
Intenso è il gioco con la colonna sonora, che entra ed esce dalle immagini a seconda che a suonare sia la chitarra di Seu Jorge, o la Casio elettrica di Mark Motherbaugh (ex-
Devo). Il film stesso ha in generale un caratteristico e illuminante rapporto di citazione/tributo verso la musica e in particolare verso la sua stessa colonna sonora: cover romantiche e delicatissime di
David Bowie corrono sull'acustica di Seu Jorge, le divise del team Zissou sono un tributo all'abbigliamento stravagante (o come direbbe la bella Jane, pretestuoso) dei Devo e il sottomarino da esplorazione giallo "Deep Search" ricorda un certo "Yellow submarine" di un certo gruppo inglese degli anni '60.