In un quartiere di Belgrado il boss Milutin organizza i suoi affari con l'aiuto di Stanislav (Vuk Kostic), apprendista delinquente dalla faccia slavata e con la passione per i giochi di prestigio. Innamorato di Anica (Anica Dobra), le propone una fuga d'amore in cambio del silenzio a proposito dei raggiri che la donna sta organizzando ai danni di Milutin (Fedja Stojanovic) di cui è l’amante.
Un intreccio tipicamente
noir che Stefan Arsenijevic traveste con i toni della commedia e del melo per rappresentare un mondo alle prese con i postumi della guerra e con una crisi economica che rischia di farlo scomparire. Senza venir meno alle istanze di realismo, continuamente presenti nella totale adesione con il degrado del tessuto urbanistico e nella dinamica di una storia, che alla maniera della
nouvelle vague viene mostrata e si sviluppa attraverso il pedinamento dei personaggi, il film si arricchisce di una serie di motivi che pur riallacciandosi al tema conduttore dell'amore impossibile, lo stesso che lega in un rapporto di odio e amore Belgrado con i suoi cittadini, e che ritroviamo riflesso nel mutismo della figlia di Milutin, a sua volta tormentato dal ricordo della donna che ha amato e abbandonato, a quello di Stanislav per Anica, a lungo sublimato ed ora complicato da una serie di obblighi da soddisfare (verso la madre, sull'orlo di una demenza senile, verso la figlia del Boss, con cui si comporta come un fratello maggiore) sono il riflesso di una sfrenata passione cinefila, capace di far coesistere il cinema di Jarmush, presente nella trattenuta stravaganza dei caratteri e nella fissità di alcune loro espressioni, a quello di un classico come "Casablanca" (con "
Besame mucho" al posto di "
As Time Goes By"), riproposto nelle dinamiche amorose e nell'ambivalenza che unisce i tre protagonisti, alla poetica alleniana di "Manhattan", con il tetto del palazzo al posto della panchina e i due innamorati a regalarsi un ultimo sguardo sulla città che stanno per lasciare, al Brian De Palma di "Carlito's Way", citato esplicitamente nell'epilogo finale.
Commistioni affascinanti ma anche rischiose dal punto di vista formale, per la difficoltà di assemblare modelli così disparati, e che invece Arsenijevic riesce a trasformare in un
unicum originale e appassionante, grazie a uno sguardo che realizza sul piano filmico le istanze politiche ancora inseguite, e riesce a tenere insieme, ricomponendola, la discontinuità di un luogo che sembra andare a pezzi, e che invece sullo schermo acquista un'identità ancora sconosciuta nella vita reale. Ma il film deve molto all'espressività dei suoi attori, capaci di cogliere in un sol gesto l'intera gamma delle passioni umane. Un'opera rara da cui mi congedo con una certa emozione.
13/07/2009