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recensione di Giancarlo Usai
3.0/10

Se un recensore si trova di fronte alla "sindrome della pagina bianca", di sicuro non è un buon segno. Se chi è chiamato a scrivere un parere su un film non riesce a trovare alcuno spunto per stendere un pezzo di breve critica cinematografica, le ipotesi sono due: o l'ispirazione e l'abilità nel portare a termine il proprio lavoro è in crisi, o la pellicola in oggetto ha talmente così poco da dire che non si sa da che parte cominciare.

Prima di apprestarci a scrivere di "AmeriQua", lo diciamo subito, è stato condotto un profondo esame di autocoscienza per verificare quanto fosse concreta la possibilità che ci trovassimo di fronte alla prima delle due strade di cui sopra. Ma ripensando ai gravi difetti intrinseci all'opera firmata da Marco Bellone e Giovanni Consonni, alla fine prevale la scelta di optare per una stroncatura severa. Il film è un imperdonabile e furbo tentativo di rovesciare i soliti stereotipi del cinepanettone all'italiana, affamato di esotismo e facili luoghi comuni su Stati esteri, in un ritratto "dall'esterno" dell'Italia. Un giovane americano nullafacente, cacciato dai genitori stanchi di mantenerlo, decide di spendere una bella somma in una vacanza nel Bel Paese. Inutile stare ad elencare le disavventure che gli capiteranno una volta atterrato. Ma c'è di tutto: da una criminalità organizzata pasticciona e caricaturale, alla ragazza perfetta e romantica, anche se con amicizie pericolose, fino agli immancabili accenni alle caratteristiche tipiche di ogni viaggio verso l'Italia denso di mediocrità: la cucina, il clima, l'arte.

Bobby Kennedy III, nipote del vero Bob, si è talmente innamorato di questo soggetto filmico da scriverci addirittura la sceneggiatura, ritagliandosi anche il ruolo del protagonista: doppia scelta dall'esito sciagurato. Come attore è totalmente inespressivo e come autore dello script risulta essere un campione di sciatteria e qualunquismo. Un film che vorrebbe essere divertente, che vorrebbe forse risultare compiacente verso uno spettatore che va al cinema per rivedere se stesso bamboccione, per identificarsi con il detto che "tutto il mondo è Paese" e che anche dall'altra parte dell'Oceano i trentenni hanno non poche difficoltà a relazionarsi con la società contemporanea.

Ma il risultato, appunto, è una serie di stanchi sketch scollegati fra loro, dove la regia del duo Bellone-Consonni non aiuta certo a risollevare il ritmo. Il dinamismo della messa in scena, soprattutto quando l'immagine si allarga a mostrare scorci d'Italia, è praticamente nullo e ricorda molto quello degli ordinari film per la televisione generalista che impazzano da noi.

Salviamo soltanto il prologo americano, più divertente e brillante, caratterizzato oltretutto da un cameo inaspettato, quello di Alec Baldwin che, dopo il ruolo interpretato nel pessimo film "romano" di Woody Allen, pare aver fatto l'abitudine a queste piccole parti da caratterista rappresentante dell'American Way. E mentre a Baldwin è toccato un compito, per lo meno, divertente, a Giancarlo Giannini è stato invece affidato l'ingrato fardello del padre della bella, con tutti gli annessi cliché, puntuali e inevitabili.


20/05/2013

Cast e credits

cast:
Bobby Kennedy III, Alessandra Mastronardi, Eva Amurri, Lele Gabellone, Gianluca Bazzoli


regia:
Marco Bellone, Giovanni Consonni


durata:
115'


produzione:
Jabadoo Productions


sceneggiatura:
Matteo Bortolotti, Bobby Kennedy III, Caterina Mazzuccato


fotografia:
Marco Bassano


montaggio:
Consuelo Catucci


musiche:
Lucio Dalla


Trama
Charlie Edwards è un giovane neolaureato di buona famiglia. Deve trovare la propria strada e costruirsi un futuro, ma preferisce dormire e divertirsi piuttosto che affrontare l’incubo dei colloqui di lavoro. Messo alle strette dalla famiglia, con gli ultimi soldi ricevuti decide di comprare un biglietto aereo per l’Italia e inizia un viaggio al confine tra sogno e realtà...
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