Certe volte capita un week end particolare, in piena stagione cinematografica. Settimane in cui, inspiegabilmente, il cartellone delle nuove uscite propone pochi titoli. Solitamente, quando raramente succede, la spiegazione sta in qualche pellicola di particolare richiamo che funge da "asso pigliatutto" e che spinge molti distributori a non "bruciare" altri film in competizione.
Di certo, una cosa possiamo affermarla: i distributori non si sono fatti spaventare da "L'altra faccia del diavolo". Non è certo questo misero horror d'Oltreoceano la causa di uno dei fine settimana più poveri per il grande schermo che il mercato italiano ricordi. Già, perché armati di un certo ottimismo, data la scarsità dell'offerta generale, abbiamo tentato di avvicinarci all'opera seconda del grafico William Brent Bell con il massimo della buona predisposizione. Ma qui siamo dalle parti del codice penale.
Bell mette in scena un film dell'orrore senza il benché minimo talento, né visivo né tantomeno narrativo. Una storia che attinge da svariati filoni alla ricerca del tocco originale, risultando un ridicolo ibrido senza arte né parte. Fin dall'atmosfera di "maledizione" che aleggia sull'opera, accompagnata dallo sciagurato slogan "non approvato dal Vaticano", "L'altra faccia del diavolo" racconta di un viaggio allucinato nel mondo dell'esorcismo di una giovane donna che tenta di ricostruire il passato della madre. Il tutto, a livello di sceneggiatura, è solo un espediente, compresa la patinata scelta di Roma come sede della storia, per collegare fra di loro alcune scene da sobbalzo sulla poltrona: ma niente di ciò che vedrete sa di nuovo, tutto è compassato, poco plausibile, riciclato.
La strategia dell'uso del mockumentary, ad esempio, risulta ormai una trovata che di geniale ha poco, quando invece serve a rivelare come questi giovani registi che si danno all'horror non comprendano fino in fondo la delicata arte del meccanismo della paura. E così, tra un'overdose di splatter e l'altra, usano tutte le tecniche che sembrano riscuotere maggior curiosità nel pubblico. Oltre al falso documentario, qui c'è anche la tecnica, ormai fin troppo inflazionata, della ripresa in soggettiva. Soluzione narrativa anche interessante se trovasse in chi decide di seguirla una coerenza e una linearità. Non risponde certo a tali requisiti il baldo Bell, che spesso e volentieri dimentica che nella finzione si tratta di un documentario girato dalla medesima persona armata di videocamera e, giocando sporco nel montaggio, stacca l'inquadratura al solo scopo di colpire a tradimento lo spettatore.
Caro signor Bell, ricordi il primo emendamento cui il pubblico può appellarsi: mai farsi tradire dal regista di un film.
cast:
Fernanda Andrade, Simon Quarterman, Evan Helmuth, Ionut Grama, Suzan Crowley
regia:
William Brent Bell
titolo originale:
The Devil Inside
distribuzione:
Universal Pictures
durata:
83'
produzione:
Room 101; Prototype
sceneggiatura:
William Brent Bell, Matthew Peterman
fotografia:
Gonzalo Amat
scenografie:
Tony DeMille
montaggio:
William Brent Bell, Tim Mirkovich
costumi:
Terri Prescott
musiche:
Brett Detar