Gli spettatori italiani non hanno mai fatto segreto della loro predilezione per il cinema comico, né i produttori si sono mai mostrati disattenti in tal proposito. Nel corso degli anni moltissimi gli artisti mobilitatisi per sollecitare le risate del pubblico, con buona pace di quei critici che pur riconoscendo la vis comica dei mattatori in questione, non poteva (e, soprattutto, non voleva!) fare a meno di notare quanto spesso tale arte era dispensata all'interno di veicoli non propriamente all'altezza. Non che il pubblico si sia mai troppo curato di tali riserve (e di conseguenza neanche i produttori) e probabilmente è proprio in virtù di questa predilezione per un divertimento all'insegna del disimpegno che col tempo le commedie più premiate al botteghino si sono dimostrate proprio quelle sempre meno graffianti. Al giorno d'oggi lo scettro di campioni della risata italica spetta a comici come Checco Zalone e Alessandro Siani; ma i comici della vecchia guardia, se così si può dire, non stanno a guardare. Carlo Verdone, classe 1950, quota romana del gruppo dei cosiddetti "malincomici" esploso negli anni ottanta, sembra seriamente intenzionato a dimostrare che i nuovi protagonisti della scena non avranno vita facile nel soppiantare quelli che li hanno preceduti.
Erede riconosciuto di Alberto Sordi, il regista e attore Verdone a cadenze regolari si ripresenta per raccontare uno spaccato di quella borghesia piccola, piccola che nel corso di trent'anni è cambiata come è del resto cambiata la società.
"L'abbiamo fatta grossa", suo venticinquesimo film, riserva agli spettatori l'occasione di ammirare una coppia inedita, quella appunto formata da Verdone e da Antonio Albanese. Anche gli irriducibili di Cetto La Qualunque e Frengo Stoppato, sanno che Albanese possiede anche un'anima lunare che pure il cinema d'autore ha dimostrato di stimare (Taviani, Mazzacurati, Soldini e anche Woody Allen per un episodio del suo peraltro deludente "To Rome with Love") e tra i comici arrivati al successo negli anni novanta è quello maggiormente ricollegabile alla già rammentata compagine, di cui Verdone faceva parte. Anzi, forse la coppia ha aspettato anche troppo a formarsi ma, come si dice in questi casi, meglio tardi...
La sceneggiatura, scritta dal regista insieme al fido Pasquale Plastino (collaborano dai tempi di "Sono pazzo di Iris Blonde") e alla new entry Massimo Gaudioso (braccio destro di Matteo Garrone), ha un impianto da commedia-gialla. Verdone si è ritagliato il ruolo di Arturo Merlino, ex carabiniere, investigatore privato nonché scrittore dilettante di storie hard boiled, frutto evidentemente più della sua fantasia che non delle sue esperienze professionali, visto che in genere si deve occupare di ritrovare micetti smarriti o pedinamenti. Proprio a lui si rivolge Yuri Pelagatti (Albanese), attore di teatro in crisi nera da quando la moglie insegnante lo ha messo alla porta, intenzionata a rifarsi una vita con un aitante avvocato. Pelagatti non si da pace e chiede a Merlino di procurargli le prove dell'adulterio della consorte. Merlino capisce subito di non avere a che fare con il migliore dei clienti, anche perché l'attore, ormai disoccupato, non può provvedere né all'assegno per gli alimenti né tanto meno all'onorario dell'investigatore (che a sua volta non se la passa bene, visto che è costretto a vivere ospite nella casa della zia vedova). Come in ogni buddy buddy che si rispetti i due inizialmente non fanno faville ma poi si capisce che sono sulla stessa lunghezza d'onda. Sfortunatamente per la solita immancabile serie di sfortunati eventi i protagonisti entrano in possesso di una valigetta piena di soldi che apparentemente sembra poter essere una soluzione ai vari problemi, ma di fatto finirà per metterli in guai seri, visto che il proprietario della suddetta (Massimo Popolizio, interprete di tanti memorabili spettacoli teatrali di Luca Ronconi) non sembra intenzionato a passare sopra la faccenda.
"L'abbiamo fatta grossa" di certo non ha niente da invidiare ad altri recenti campioni del botteghino tricolore, ma ha in effetti il difetto di far notare roppo spesso come l'impianto sia solo un pretesto per le numerose gag, alcune divertenti (i due nel solarium), altre meno. Inoltre Verdone, maestro dei tempi comici, non sempre riesce ad tenere il ritmo necessario col risultato che in diversi momenti lo svolgimento sembra zoppicante. Va comunque riconosciuto che la commedia non è mai volgare e anche lo sketch in cui i due protagonisti si fingono una coppia gay per carpire determinate informazioni si risolve felicemente, dimostrando che un'alternativa a "Non c'è 2 senza te" è possibile (non che ci volesse molto, per carità!). Interessante resta la scelta di dipingere i due protagonisti come dei "poveri diavoli" cui neanche l'inatteso bottino può cambiare la vita, e lodevole l'avere ambientato il tutto in una Roma che porta evidenti i segni dei tempi non facili. Anche l'ultima parte ambientata in carcere è un bel momento, più interessante anche della scoperta della sorprendente (ma mica tanto poi) identità dell'antagonista. L'idea migliore restano ad ogni modo quelle banconote da cinquecento euro che non vengono accettate perché nessuno ha da fare il resto; zampata degna della commedia dei tempi d'oro, quella che non si accontentava di risate grosse.
Verdone, nonostante l'aiuto di Arnaldo Catinari alla fotografia, si conferma un regista di servizio ma come attore è in grado senza problemi di rubare la scena al coprotagonista Albanese. Anche se per nessuno dei due si può parlare di prova migliore, il pubblico senza dubbio gradirà.
Per quanto riguarda il versante femminile, aspetto di cui Verdone è sempre andato (e giustamente) fiero, Clotilde Sabatino (nota soprattutto per la partecipazione alla soap Rai "Un posto al sole") è accorata nei panni dell'ex moglie (pentita?) di Albanese, Francesca Fiume è simpatica nei panni di Giorgia, "stagista" del detective e la celebre cantante Virginia Da Brescia è spassosa nei panni della zia svanita. Però la vera scoperta del film è il soprano armeno Anna Kasyan, nei panni di Lena, giovane fiamma di Merlino. La sua verve e il suo temperamento comico sono talmente evidenti che si spera che il cinema non resti un episodio isolato nella sua carriera.
30/01/2016