L'inizio noir di "A Sun" è fondamentalmente un depistaggio iniziale, un incipit al melò che scandirà la storia per il tempo successivo a questo scoppio imprevisto di violenza.
A-Ho e Cai-tou, in sella a una moto rubata, irrompono in un locale. Cai-tou aggredisce con un macete un ragazzo tagliandogli di netto l'avambraccio. Dopo la prima visione di neon lucidi sotto la pioggia scrosciante e gli zampilli rosso ciliegia dal braccio del malcapitato, "A Sun" rallenta e inizia a raccontare per lunghi dialoghi ed estatiche immagini il dramma di una famiglia taiwanese. Proprio le parole dure di un padre integerrimo, fossilizzato sul motto lavorativo "cogli l'attimo, scegli la tua strada", condanneranno il figlio A-Ho a un anno e mezzo di riformatorio, preferendo la pena al perdono del ragazzo.
Una sentenza che arriva prima dalla bocca di un padre che da quella di un giudice finirà per aprire una ferita in tutti gli elementi della famiglia.
Il regista taiwanese Chung Mong-hong è un fiume in piena: circa due ore e mezza di film che scorrono come melancolia densa attraverso i generi di riferimento del melò e del noir. In verità Chung non sembra pianificare quanto piuttosto ornare "A Sun" di tanti registri differenti intercambiabili e in linearità dialogica.
La prigionia di A-Ho in un riformatorio per minori lascia tracce da coming of age: la crescita passa per una serie di prove culminanti nella messa in libertà. E ancora seguiranno la paternità e il difficoltoso reinserimento nel mondo del lavoro.
Pur nel suo patetismo lirico, "A Sun" ritaglia ilari scenette grottesche, dedicate soprattutto al padre di A-Ho, a riprova del rimpiattino tra i toni del racconto. Queste perseverano in un'operosità fortemente riflessiva, scandaglio alternativo per profilare ogni soggetto famigliare.
La tendenza di "A Sun" sgomita però continuamente per farsi dramma, tanto espositivo quanto nascosto nel fuoricampo; una tendenza ravvisabile nelle schegge di rappresentazione onirica (l'aula universitaria vuota, il sogno limpidissimo del padre, l'inserto d'animazione) o ancora nelle melodie carezzevoli di cui Chung abusa senza timore.
Un sole, inteso come una luce contrapposta a un'ombra. La metafora su cui poggia il messaggio del film, seppur nel limite evidente di averla spiegata, ha il pregio di un'ambiguità sostanziale che la rende malleabile. Il fratello di A-Ho agogna quell'ombra, cantuccio intimo, che la sua bravura e applicazione gli hanno sempre precluso. A-Ho invece invidia quei raggi di luce che hanno sempre scaldato il fratello preferito dal padre. Dunque, luce e ombra che probabilmente richiamano il concetto taoista di yin e yiang, si palesano nella rappresentazione dualista della regione di Taiwan che Chung insinua nella visione: un paese ricco di natura rappresentata come luminosa e calda, una dimensione che il padre di famiglia rievoca negli interni della propria casa; ma anche dominato dalla metropoli illuminata al neon (molto simile alla declinazione visiva del noir di "Il lago delle oche selvatiche"), spesso in orari notturni.
"A Sun" regala costantemente nuove suggestioni, sia visive che tematiche. Affastella temi senza riuscire a esaurirne il concetto ma in questo c'è un certo fascino caotico, dilungato all'eccesso e volutamente esplicativo in una serie di dialoghi con cui Chung per scelta chiarisce allo spettatore le relazioni tra i personaggi. Il risultato è altalenante in quanto non feconda la narrazione col pericolo di farsi stordente. Tuttavia "A Sun" necessita non tanto di chiarire il messaggio quanto mutarlo costantemente in nuove forme riflessive, perdendosi tra le pieghe del narrato e dell'immagine (la fotografia è curata dallo stesso regista, nei crediti appare con lo pseudonimo di Nagao Takashima). Una mutazione continua. Esattamente come tutto il film di Chung Mong-hong.
cast:
Chen Yi-wen, Samantha Ko, Wu Chien-ho, Liu Kuan-ting
regia:
Chung Mong-hong
titolo originale:
Yángguāng pǔzhào
distribuzione:
Applause Entertainment
durata:
155'
produzione:
3 NG Film
sceneggiatura:
Chung Mong-hong, Chang Yao-sheng
fotografia:
Nagao Nakashima
montaggio:
Lai Hsiu-hsiung
musiche:
Lin Sheng-xiang