Se in Italia, anche in epoca di unioni civili, l'omoparentalità è ancora un argomento che crea discussione (sia che si stia parlando di adozione, ancora preclusa a coppie formate da persone appartenenti allo stesso sesso, sia che si stia parlando di chi fa ricorso alla gravidanza per terzi), negli Stati Uniti la questione è vissuta in maniera decisamente più serena, al punto da essere non solo pretesto per una commedia come "A Modern Family" di Andrew Fleming, nella quale nessuno trova da ridire sul fatto che due uomini possano prendersi cura di un minore, al limite a creare qualche perplessità è che a farlo siano proprio i due protagonisti della storia.
Fleming, regista televisivo e cinematografico, attivo dalla fine degli anni ottanta e noto soprattutto per avere contribuito al lancio di qualche attore destinato in seguito al successo (si pensi al suo cult "Giovani Streghe" o a "Le ragazze della casa bianca"), si è ispirato alla sua vicenda personale, visto che è stato genitore putativo di un figlio nato da un precedente matrimonio del suo ex compagno. Quindi è facile immaginare che "Ideal Home" (per scelta della distribuzione diventato, e solo in Italia, "A Modern Family" nella speranza probabilmente di catturare il pubblico della famosa serie tv della Fox che ha fra i protagonisti proprio una coppia di genitori lgbt) sia per lui un film importante.
Al centro della storia ci sono Erasmus Brumble, un celebre chef televisivo britannico, e Paul Morgan, il suo fido regista. Erasmus e Paul stanno insieme da dieci anni e rappresentano quel tipo di coppia che preferisce scambiarsi lo scambio di frecciatine alle effusioni. Il mondo dello spettacolo ama rappresentare questo tipo di relazione, anche nella sua variante queer, basti pensare al classico "Il vizietto" (film che già negli anni settanta parlava di genitori gay) o ai due adorabili vecchietti di "Vicious"; perciò prevedibilmente i due si sfottono e si accapigliano (verbalmente) per buona parte del film, anche se non c'è bisogno di essere spettatori particolarmente smaliziati per capire che stanno insieme non soltanto per, come dice Paul, poter assistere alla morte dell'altro. La routine dei protagonisti, che trascorre quasi tranquillamente nel suggestivo buen retiro di Santa Fè, Nuovo Messico, da dove vengono registrate le puntate del programma che vede Erasmus presentatore e Paul regista, viene interrotta dall'arrivo di Angelo, alias Bill, il nipote che la star gastronomica neanche sapeva di avere, anche perchè da anni non ha notizie di Beau, il figlio nato da un'avventura etero avuta in gioventù. Beau fa da ragazzo padre al piccolo Angelo (la madre, tossicomane, è deceduta da tempo) ma è un giovanotto piuttosto spiantato e quando la polizia lo arresta invia il minore dall'ignaro padre. Per nonno Erasmus e Paul è quasi un fulmine a ciel sereno (in effetti Paul è sempre più tentato di mollare tutto per accettare uno stimolante lavoro a New York), ma alla fine diventare genitori adottivi si rivelerà una bella avventura. E per Bill come sarà andare a vivere in questa famiglia non propriamente tradizionale? All'inizio per l'appassionato di Taco Bell avere a che fare coi due gourmet non è il massimo (ci scappa anche un insulto omofobico a Paul). Ma poi subentra il feeling fra il ragazzino di poche parole e i due simpaticamente nevrotici neogenitori, così quando Beau si presenta per riprendersi il figlio... no, non c'è bisogno di aspettarsi un nuovo "Kramer contro Kramer" ma è chiaro che per la coppia arrivano tempi non proprio sereni.
Steve Coogan (che con Fleming aveva già lavorato in "Hamlet 2") e l'uomo formica Paul Rudd sono attori adorabili con tempi e presenza che aiutano non poco personaggi che per scelta si presentano come macchiette spesso fuori dalle righe (e anche un tantino datate). Il british humour di Coogan e la brillantezza soave e asciutta di Rudd rappresentano modi diversi di intendere la commedia e questo serve a riprova del fatto che, anche se sullo schermo non sono propriamente una coppia ben assortita, se "A Modern Family" funziona è soprattutto grazie a loro. Il copione poteva essere, soprattutto in virtù dei due protagonisti, più scoppiettante e certe situazioni più divertenti, tuttavia il film può soddisfare un pubblico in cerca di intrattenimento leggero. Inoltre se qualche stereotipo di troppo può sorprendere, la sequenza dei titoli di coda che scorrono su foto di coppie gay e lesbiche ritratte insieme ai propri figli, è la prova che il film è stato realizzato con le migliori intenzioni possibili.
15/07/2018