In anteprima europea al "Far East Film Festival" e nelle sale italiane dal 25 giugno, "800 eroi", scritto e diretto da Guan Hu, è un war movie colossale, un blockbuster cinese che vanta l'impressionante budget di 80 milioni di dollari ed è riuscito a registrare uno dei maggiori incassi del 2020 (472 milioni, con le sale ridotte alla metà della loro capacità).
Il film, girato in IMAX, porta sullo schermo con i toni dell'epica e il sapore del digitale la battaglia del magazzino Sihang: un evento storico drammatico e un tassello fondamentale nella storia della Repubblica Popolare Cinese, sconosciuto ai più in Occidente.
Siamo nel 1937 e l'esercito cinese è oppresso verso Shanghai dall'Armata Imperiale Giapponese. La città è l'ultimo baluardo prima che i nemici preparino l'invasione della capitale Nanchino. Il magazzino Sihang è un punto strategico in cui una divisione rimane in difesa: sono poco più di 400 i soldati coinvolti in una resistenza destinata a durare 4 giorni, ma gli alti funzionari dell'esercito comunicano la presenza di 800 eroi.
Guan Hu sceglie di raccontare un piccolo ma grande episodio della storia cinese e dei valori fondanti della Repubblica: una battaglia che attraverso gli occhi del regista diventa un monumentale emblema dell'unità e della crescita di una nazione. Protagonista del film è la collettività, ma se i personaggi sono appena stilizzati, il regista indugia sicuramente sul volto dei giovanissimi, dei codardi, degli inesperti e degli sprovveduti che compongono il reggimento, che, nel corso del film, si forgeranno e cresceranno insieme al sentimento di unità nazionale.
Nel suo primo atto "800 eroi" si costruisce attraverso una riflessione sulla percezione del reale e sull'atto del vedere, che andrà evolvendosi nel corso del film: lo spettacolo della guerra assume dei connotati voyeuristici che ritroviamo nello sguardo dei civili, degli aristocratici, degli occidentali, che, al di là del fiume Wusong, dalle finestre e dalle balaustre della Shanghai delle concessioni, assistono al cruento spettacolo di Sihang. Dall'altra parte del ponte, gli eroi, attori della guerra, costretti a resistere nella roccaforte, quando possono, si lasciano confortare e incantare dalle distanti ma vivaci luci della città, dal teatro, e dalla musica, in lontananza. Una riflessione sulla dimensione spettatoriale che, tra realtà e illusione, si plasma su due mondi tra loro scissi, presto destinati a contaminarsi e a venirsi incontro, come accade nell'epilogo del dramma. Voyeur codardo e ammirato è lo stesso pubblico di "800 eroi"; uno show della guerra che irrompe sullo schermo, nella sua più palese essenza, nella moderna sequenza in campo lungo dello scontro tra le due fazioni nemiche al terzo piano dell'edificio, all'accendersi violento e artefatto delle luci, come riflettori.
Se la prima parte del film è un susseguirsi di sequenze d'azione e violenti e vertiginosi tagli di montaggio, che in sala catturano e impressionano per la meticolosità delle scelte di macchina e della fotografia di Cao Yu, nel corso del film il racconto della guerra finisce per appiattirsi e perdersi nella celebrazione del sentimento collettivo. Mentre commuove, da un lato, il rituale lavaggio dei corpi che si preparano alla ritirata, dall'altro la tautologica sequenza dell'innalzamento della bandiera si protrae a tal punto da risultare parodistica. Il racconto emotivo della nazione di Guan Hu, la sua imponenza estetica, si lasciano indebolire proprio dalla retorica del sentimento patriottico.
Nella ricostruzione storica la produzione si è attenuta ai dettagli riconosciuti dal partito, eppure il film, di cui era attesa l'anteprima allo Shanghai International Film Festival del 2019, solo un giorno prima della sua proiezione è stato trattenuto per ragioni tecniche, o meglio politiche. Tra i fattori incriminati il riconoscimento del ruolo del Kuomintang - rivale del partito comunista - nella lotta contro l'esercito imperiale giapponese e l'uso del suo stendardo, quello che ad oggi è la bandiera di Taiwan. Dopo la revisione e un taglio di 13 minuti, il film di Guan Hu, è riuscito nel suo maestoso debutto nel 2020: una prova decisiva nel panorama cinematografico internazionale, con cui la Cina si è aggiudicata la prima vittoria ai box office sugli Stati Uniti.
Guan Hu ha realizzato un film di guerra popolare maestoso e suggestivo, alimentato da una potente carica simbolica. E come nelle precedenti produzioni del regista anche in "800 eroi" gli animali ricoprono un ruolo fondamentale: tra cani e gattini coccolati dai soldati, l'emblema dell'eroismo cinese è sicuramente il denutrito cavallo bianco, che col manto sporco di sangue, resiste, circondato da morte e distruzione e non può che ricordarci con un filo d'ironia la mucca del suo "Cow".
cast:
Huang Zhizhong, Zhang Juny, Oho Ou, Du Chun
regia:
Guan Hu
titolo originale:
Ba Bai, 八佰
distribuzione:
Notorious Pictures
durata:
147'
produzione:
Huayi Brothers, Tencent Pictures, Beijing Enlight Media, Alibaba Pictures
sceneggiatura:
Guan Hu, Ge Rui
fotografia:
Cao Yu
musiche:
Andrew Kawczynski, Rupert Gregson-Williams