Certi autori semplicemente non funzionano fuori dal proprio ambiente. E' il caso del grande Danny Elfman, forse il compositore di musiche per film più influente dell'ultimo ventennio, capace di imporre, grazie alle proprie collaborazioni con Tim Burton (soprattutto), Sam Raimi, Gus Van Sant e altri ancora, un vero e proprio stile, sin troppo imitato e scopiazzato, ma mai eguagliato. Negli ultimi tempi il buon Elfman ha lavorato un po' con la mano sinistra, impelagandosi in territori a lui estranei. Gliene va dato atto, ci ha provato: dalle musiche per il dramma militante "Milk" (che benché nominate all'Oscar non facevano che scimmiottare con mestiere Philip Glass), a quelle per il visionario fantasy "Hellboy: The Golden Army", sino a quelle di cartoon come "I Robinson", non è mai riuscito a convincere come in passato.
Quest'anno però Elfman torna all'ovile, a ciò che sa fare meglio, ne sono una prova le musiche per l'ultimo Burton, "Alice in Wonderland", e quelle di "The Wolfman" di Joe Johnston, oggetto della nostra sintesi. Sì, quello di "The Wolfman" è un Danny Elfman col pilota automatico, ma è impressionante la familiarità con cui il compositore si avvicina al genere horror-gotico. Nelle prime due tracce ("Wolf Suite Pt.1 & 2") Elfman espone i temi principali dello score, nel primo creando una tensione che brucia lentamente per scoppiare in un violento finale (questo è il tema del lupo mannaro, che per certi versi può essere avvicinato a quelli di altri personaggi bipolari come "Hulk" o "Spider Man", sempre creati da Elfman), mentre la seconda suite è più lunga e melodrammatica, dominata da un suadente leit motiv di violini, più vicina a lavori come "Darkman". Il resto della soundtrack gioca con questi due main theme, puntando su sincopate accelerazioni ("Gypsy Massacre", "The Madhouse") e momenti più languidi e riflessivi ("Wake Up, Lawrence") che segnano l'entrata in campo del personaggio femminile della vicenda interpretato da Emily Blunt (qui il tema di Talbot è riproposto anche al pianoforte).
Elfman ha gioco facile in quest'occasione, è facile avvertire echi delle sue composizioni per "Sleepy Hollow" o "Night Breed" (da noi "Cabal"), ma non suona mai annoiato o ripetitivo, e certo sarebbe difficile immaginare le immagini accompagnate da una musica diversa (a dire il vero esiste un altro score per "The Wolfman", ad opera di Paul Haslinger, "licenziato" poco prima dell'uscita del film).