Sempre scrupoloso nel compilare le colonne sonore dei suoi film (in quest'occasione ci sono, tra gli altri,
Neil Young,
Echo & The Bunnymen,
Temple of the Dog e
Bon Iver...), per il suo ultimo progetto, la commedia dolce amara "La mia vita è uno zoo", il regista Cameron Crowe ("Quasi Famosi", "Jerry Maguire") ha deciso di affidare le musiche originali al talento di Jón Þór Birgisson, ovvero
Jónsi dei
Sigur Rós. Non è la prima volta che Crowe collabora con l'islandese, avendo già inserito diversi brani dei Sigur Rós nella colonna sonora del suo "Vanilla Sky". In questo caso però si tratta perlopiù di brani inediti e realizzati appositamente per l'occasione. Il che dovrebbe solleticare la curiosità dei fan di Jónsi, in particolare quelli che hanno storto il naso davanti
all'ultimo lavoro della sua band, il primo, forse, ad adagiarsi su coordinate sonore ormai ben definite, quasi manieristiche.
Alle prese con le musiche di un film, l'estroso islandese ha invece più spazio e libertà per sperimentare e improvvisare. Sono undici le tracce composte per l'occasione, perlopiù brevi momenti strumentali, che si segnalano però tutte in un modo o nell'altro, grazie ad intuizioni azzeccate e bizzarrie strumentali. "Whole Made of Pieces" e la
title track rifuggono in crescendo orcherstrali (arrangiati da Nico Muhly) di grande impatto emotivo e di stampo classicamente cinematografico, mentre altri brani sono squisitamente eccentrici: "Brambles" è una ninna nanna eseguita con un pianoforte giocattolo, la sonata al pianoforte "scordata" e ubriaca di "Sink Ships" pare provenire da un altra dimensione, le atmosfere ambient e rilassate di "Humming" (con in sottofondo le onde che si infrangono sugli scogli), l'incedere post rock di "Sun" con i suoi eterei cori fantasma. Il caratteristico timbro vocale del folletto islandese contraddistingue le due tracce inedite che più si avvicinano alla "forma canzone": la tenera ballata per pianoforte "Ævin Endar" che sfuma sulla note di "White Christmas", e il singolo, scritto assieme a Crowe, "
Gathering Stories", che esplode tra percussioni incessanti e archi celestiali. Ci sono anche tre tracce dal primo lavoro solista di Jónsi, "
Go" (2010), "Boy Lilikoi", "Sinking Friendships" e "Go Do",che si distanziano con decisione dal mood generale dell'album, con i loro ritmi danzerecci, la commistione tra orchestra ed elettronica, l'iperproduzione dell'insieme e il suo grandeur.
Non poteva mancare, infine, un brano dei Sigur Rós, in questo caso l'intensa "Hoppipolla" (da "
Takk" del 2005), che i fan della band islandese riconoscono già come classico del loro repertorio. Benché leggermente disomogenea, una colonna sonora interessante , che cresce con gli ascolti, ingiustamente snobbata alla scorsa edizione degli Academy Awards.