Il titolo dice "Songs from District 12 and beyond". Indizio che non tutte le canzoni presenti in questa raccolta compaiano effettivamente nella
pellicola diretta da Gary Ross. Ce ne sono solo tre, e tutte sui titoli di coda. Le musiche originali sono invece affidate al bravo James Newton Howard, che pennella questo pamphlet futuristico e satirico con un'appropriata vena intimista, in controtendenza al tono pomposo di tanti action contemporanei.
Ma la Lionsgate con grande fiuto ha anche affidato al produttore T Bone Burnett (noto per aver messo le mani sulle colonne sonore di "Fratello dove sei?" dei Coen e "
Crazy Heart") il compito di assemblare una raccolta di canzoni "ispirate" al romanzo di Suzanne Collins. E il risultato, per quanto sia frutto di una strategia di marketing ben piazzata (il disco ha esordito al numero uno della Billboard in patria), funziona benissimo. Molto meglio del film stesso. La combattiva Katniss, protagonista dei romanzi, proviene dal Distretto 12, un paese di poveracci e minatori agli estremi degli ormai scomparsi Stati Uniti. T Bone Burnett opta quindi per un
mood rurale e folk, e trova in artisti e band come i Carolina Chocolate Drops (esponenti di punta del nuovo
revival country blues americano), i Civil Wars, Punch Brothers e
Neko Case dei punti di riferimento perfetti per il suo obiettivo. Canzoni che parlano di ninne nanne, figlie senza padri, giorni oscuri, amori contrastati e arrivano dirette al cuore.
Ma c'è anche altro, al di là del Distretto 12: c'è Capitol City con la sua fame di violenza e
grandeur. Ed ecco allora l'altro volto della colonna sonora di "The Hunger Games", fatto di indelebili schegge rock e rap: dagli
Arcade Fire con i ritmi marziali e il climax pulsante della loro "Abraham's Daughter", che chiude il film (e apre il disco), al protetto di
Kanye West, Kid Cudi, che continua ad avventurarsi in nuovi territori nel suo genere di riferimento, con l'apocalittica e ossessiva "The Ruler and the Killer", che riflette il clima violento dei "giochi". Ci sono anche Glen Hansard, che ha il coraggio di lasciarsi alle spalle gli
Swell Season, e urla rabbioso in "Take the Heartland", e i
Decemberists, in grande spolvero e sempre più vicini ai
R.E.M., nel singolo "One Engine". I toni tornano a posarsi con l'eterea voce della giovane Birdy ("Just a Game"), la veterana del country Usa Miranda Lambert ("Run Daddy Run"), o l'
indie romantico dei
Low Anthem ("Lover is Childlike"), sino al brano di punta dell'album, affidato alla bella Taylor Swift affiancata dai Civil Wars, quella "Safe and Sound" che incasella alla perfezione, tra delicatezza e passione, i temi ricorrenti del romanzo, e del film. Qualche volta si sbanda, come nell'altro brano della Swift, "Eyes Open", ballata rock banalotta e sin troppo tradizionale (non a caso l'unico brano del disco a cui non ha contribuito Burnett in produzione), o i Maroon 5 che con "Come Away To The Water" (scritta da Glen Hansard) parlano di "agnelli che vanno al macello" distanziandosi con poca convinzione dal sound disco-pop dei loro ultimi lavori.
Distinguo a parte, la raccolta commissionata all'esperto T Bone Burnett funziona perfettamente anche come un album a sé stante, coerente ed emozionante, come il film di Gary Ross purtroppo non riesce ad essere.