Toh, questa ci mancava. L'abbiamo visto intrufolarsi sin nei pertugi più impervi (ti riesce facile, quando sei ossuto come un chiodo arrugginito), ma l'immancabile sfizio della colonna sonora ancora non se l'era concesso. Non è poi così strano, vista la sua cifra ben poco "di sottofondo": i testi, quelli sì, somigliano a delle micro-sequenze in medias res, ma la musica di Mr. Shellac non si presta a starsene in un angolino. E invece, alla soglia dei sessant'anni, eccolo esplorare questa ulteriore possibilità.
L'occasione è offerta dall'horror vintage "Girl On The Third Floor", esordio di Travis Stevens interpretato dall'ex-wrestler CM Punk, uscito l'anno scorso e ancora inedito in Italia. E se il film convince solo a metà (suggestiva la casa-organismo che secerne liquami cronenberghiani, assai meno le insistite gomitatine alla retorica #MeToo), la veste musicale si ricorda più volentieri.
Come saranno, dunque, queste musiche? Efferate come le immagini e la Travis Bean del guru di Chicago? Tutt'altro: due dischi di inesorabili marce raga-drone-folk, piuttosto insolite per un prodotto sì inquadrabile nel filone haunted house, ma marchiato da una truculenza tutta slasher. La spiegazione va ricercata, oltre che nelle nuove tendenze cinematiche (si pensi al fortunato sodalizio Jarmush-Van Wissem), nei due ingombranti collaboratori: l'ex-Silkworm Tim Midyett e soprattutto la vulcanica Alison Chesley alias Helen Money, sorta di Caterina Palazzi del violoncello che ha suonato un po' con tutti (Anthrax, Bob Mould, Broken Social Scene, Russian Circles, giusto per snocciolare qualche nome). Molto più che comprimari: Albini sembra anzi relegato in secondo piano, sia come compositore sia come strumentista, anche se lo schiocco delle sue corde è più che tangibile.
Da Tony Conrad a Henry Flynt, dai Velvet Underground a Roy Montgomery, dagli Earth ai Pelt il menù è presto impiattato, agguantando anche il post-rock classicheggiante di Dirty Three e Silver Mt. Zion nei 18 minuti di "Irish", con la spettrale vocina di Gaelynn Lea a incancrenire l'unico passaggio cantato. Spesso le musiche da film reggono poco sottratte allo schermo, ma qui avviene curiosamente il contrario: un po' soffocate nel montaggio, funzionano meglio isolate in questa pur prolissa scaletta. In compenso, nei titoli di coda parte a tutta birra "Bad Penny": motivo più che bastevole a giustificare la visione.
Operazione passata quasi sotto silenzio: che l'esigentissimo autore non sia rimasto troppo soddisfatto? Produce la Touch And Go, ça va sans dire.
1. 17 Arrow 43
2. XVI Dry
3. Line 55
4. Irish
5. XVI Standard
6. Line 54
7. Sparky’s Revenge
8. Bees
9. Line 62
10. Line 64
11. Line 70
12. Line 71