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Howard Shore - The Hobbit - An Unexpected Journey
Possiamo solo immaginare con quanta impazienza l’eclettico compositore Howard Shore abbia atteso di tornare nella Terra di Mezzo, nel corso dei dieci anni trascorsi dalla chiusura della trilogia filmica de “Il Signore degli Anelli”. E come biasimarlo, d’altronde. La collaborazione con Peter Jackson gli è valsa due Oscar, la consacrazione definitiva nell’Olimpo dei compositori hollywoodiani e un lascito artistico come la “Lord of the Rings Symphony”, che ormai vive autonomamente sui leggii delle orchestre di tutto il mondo.

Parallelamente a Jackson, non dev’essere stato facile per Shore misurarsi con un precedente di tale importanza, soprattutto se si considera che, per quanto vasta e portentosa possa essere la mitologia sottostante, “Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato” difficilmente può aspirare a competere con l’urgenza e la portata narrativa del suo celebratissimo sequel. Forse la divisione in tre parti e l’infusione di mythos ne innalzeranno scopi e registri, ma rimane un bias di fondo che inevitabilmente condiziona l’esperienza al cinema e via supporto di riproduzione. Per dirla con Gandalf, la Via prosegue senza fine, ma per ora è impossibile non fare riferimento allo stesso corpus tematico, agli stessi colori sulla tavolozza, agli stessi schemi di racconto. Ci accontenteremo di sentirci a casa ascoltando questa poderosa soundtrack, molto più di quanto non succeda seduti in sala.

Gli scherzi del destino prima di tutto. Dopo aver partorito un tema memorabile e sountuoso come quello della Compagnia, spina dorsale della score della Trilogia, i fondamenti di questa nuova avventura musicale nelle terre di Tolkien, la solenne "Misty Mountains" che accompagna l’impresa dei 13 Nani alla riconquista di Erebor, non è frutto della potenza compositiva di Shore, ma del collettivo neozelandese Plan 9 (David Donaldson, David Long, Steve Roche e Janet Roddick). Colpa delle tempistiche della produzione? Che Shore si sia fatto corteggiare, dopo che il suo lavoro per “King Kong” (2005) fu scartato appena nove settimane prima della premiere?
Ma accantoniamo il gossip. Per “Lo Hobbit - Un Viaggio Inaspettato”, Shore infonde il suo grande amore per la letteratura tolkeniana in una ristrutturazione del “suo” mondo musicale, sempre intingendo nella grandeur e nella versatilità a cui ci ha abituato. Temi amati e conosciuti tornano all’orecchio: in primis, ovviamente, il nostalgico tema della Contea (“My Dear Frodo”), la fermezza leggiadra e sognante degli Elfi e di Gran Burrone (“Warg-Scouts”, “The Hidden Valley”), gli striscianti e ingannevoli cameo di Gollum e dell’Anello (“Riddles in the Dark”), ma anche presagi degli irrequieti motivi legati a Isengard e al suo signore Saruman (“The White Council”).

Promettenti anche i nuovi ingressi: attorno ai Nani viene costruito un linguaggio musicale che echeggia il folk irlandese a disegnarne la giocosità (“Blunt the Knives”) e il gotico a sottolinearne la fierezza (la seconda parte di “My Dear Frodo”, “Erebor”, “A Thunder Battle”, “Out of the Frying Pan”). Il nuovo villain Azog si guadagna subito un sanguinario, quasi abrasivo accompagnamento (“The Defiler”), avvinghiandosi nell’immaginario in modo molto più profondo di quanto avvenga sullo schermo. Brevi le allusioni ai due villain sullo sfondo della saga de “Lo Hobbit”, il Negromante e il drago Smaug, ma abbiamo almeno altre sei ore di musica davanti per conoscerli (troppo?) meglio.
Shore si concede manica larga nell’ironizzare con gli ascoltatori più attenti: trasforma temi conosciuti, ancora troppo acerbi per questa storia (si veda “The Hill of Sorcery”); gioca con i vezzi compositivi sviluppati in questi dieci anni, come con gli “inganni” di Gandalf (“Old Friends”, “An Unexpected Party”) sottolineati da pizzicati e fraseggi che citano la score di “Hugo Cabret” di Martin Scorsese.

Sulla via del ritorno alla Terra di Mezzo, il lavoro di Howard Shore si rivela una guida indispensabile e completa. Là dove il film di Jackson si scontra con gli scopi più “umili” del romanzo di Tolkien, Shore aggiunge una dimensione ulteriore e più coerente, aggiornando un immaginario che ha creato ed esplorato con passione. La colonna sonora di “Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato” non riesce ancora a sedimentare la propria ricchezza sul patrimonio della Trilogia, ma è un ritorno promettente. Peccato per la pesante zavorra della theme song dei titoli (“Song of the Lonely Mountain” del rocker neozelandese Neil Finn), che diluisce il tema portante del film in una banalissima pop song incerta fra il folk da supermercato e un timido rock 80's. Ma qui basta davvero alzarsi prima dell’inizio dei titoli di coda.
The Hobbit - An Unexpected Journey
Tracklist

Cd 1:

1 My Dear Frodo
2 Old Friends (Extended Version)
3 An Unexpected Party (Extended Version)
4 Blunt the Knives performed by The Dwarf Cast
5 Axe or Sword?
Misty Mountains performed by Richard Armitage and The Dwarf Cast
7 The Adventure Begins
8 The World is Ahead
9 An Ancient Enemy
10 Radagast the Brown (Extended Version)
11 The Trollshaws
12 Roast Mutton (Extended Version)
13 A Troll-hoard
14 The Hill of Sorcery
15 Warg-scouts


Cd 2:

1 The Hidden Valley
2 Moon Runes (Extended Version)
3 The Defiler
4 The White Council (Extended Version)
5 Over Hill
6 A Thunder Battle
7 Under Hill
8 Riddles in the Dark
9 Brass Buttons
10 Out of the Frying-Pan
11 A Good Omen
12 Song of the Lonely Mountain (Extended Version) performed by Neil Finn
13 Dreaming of Bag End
14 A Very Respectable Hobbit
15 Erebor
16 The Dwarf Lords
17 The Edge of the Wild

 

 

Scheda del film
Lo Hobbit - Un viaggio inaspettato
Recensione

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