Riportando alla memoria una tendenza che si sperava superata sul finire degli anni '90, la colonna sonora messa assieme a supporto dell'uscita cinematografica dell'atteso blockbuster
"The Avengers", raccoglie perlopiù canzoni "ispirate" alla pellicola (operazione messa in atto anche per il recente "
The Hunger Games"), di cui solo un paio si possono sentire nel film (nei titoli di coda, per essere precisi). Trattasi solo di marketing, quindi, da non confondere con le epiche musiche originali contenute nel film (e, purtroppo, disponibili solo in formato digitale), ad opera del grande Alan Silvestri, collaboratore di fiducia di Robert Zemeckis, ma anche compositore delle partiture di action come "Predator" o "
Captain America: Il primo vendicatore".
Scorrendo la
tracklist dell'album si ha l'impressione di essere stati catapultati indietro nel tempo. Difatti il singolo di punta è offerto dai
Soundgarden , assenti dalla scene da oltre quindici anni (1996), anno del loro ultimo lavoro "Down on the Upside", e tirati fuori dalla naftalina per un nuovo tour mondiale e un disco già annunciato per l'autunno. "
Live to Rise" è nel bene e nel male un brano degno del Chris Cornell degli anni 2000: dimenticatevi quindi le sferragliate heavy metal di "Badmotorfinger". Intro bella tosta che può ricordare gli anni d'oro della band, strofa melodica nello stile del Cornell solista, ritornello catchy e paraculo alla Audioslave, prima di un assolo finale di Kim Thayl che attorciglia le budella. Un minimo di curiosità nei confronti del futuro del quartetto riformato resta, ma anche parecchi dubbi.
Il resto dell'album scorre tra tamarre reminiscenze del passato, come i Papa Roach ("Even If I Could") e il loro
nu metal appena rimpastato con un base elettronica rispetto al passato, il
post grunge dei redivivi Bush ("Into the Blue"), la ballata bulimica di uno
Scott Weiland solista ("Breath"), il
punk hardcore al limite del mestiere degli energici Rise Against ("Dirt and Roses"). C'è spazio anche per i nuovi paladini del
rock fm tanto di moda, dagli Evanescence (remixati da Photek), i Black Veil Brides, i Shinedown (sorta di cloni dei Nickelback) e i Buckcherry. Il meglio arriva verso la fine, con i Five Finger Death Punch che propongono una convincente versione del classico dei
Faith No More "From Out To Nowhere", le giovanissime e chiaccherate Cherri Bomb che in "Shake the Ground" rimpinguano il loro hard rock di serrate ed epiche atmosfere alla
Foo Fighters, e soprattutto i Kasabian con la
b side "Pistols at Dawn", in cui giocano con la psichedelia e gli Stones con molta più convinzione rispetto alla loro ultima fatica "
Velociraptor".
Per fortuna Joss Whedon ha saputo infondere al suo film molta più leggerezza ed ironia rispetto a questa polverosa compilation che ne accompagna l'uscita, che può appellarsi giusto ai fan sfegatati della pellicola Marvel o a qualche nostalgico del rock della passata decade.