Come facilmente prevedibile, la morte ha alimentato il mito e, di pari passo, le speculazioni intorno a una delle cantanti più dotate e al contempo più infelici della nostra epoca.
Amy Winehouse dopo essersi resa, suo malgrado, protagonista
post-mortem di “
Lioness: Hidden Treasures”, non esattamente il disco che avrebbe voluto pubblicare come successore del perfetto “
Back To Black”, nonché di miriadi di libri e articoli di approfondimento, diviene oggi ambito soggetto per copioni cinematografici.
Il lungometraggio “Amy: The Girl Behind The Name” (che gode al momento d’un lusinghiero
rating pari a 8.0 su IMDb) è un documentario a lei dedicato, e non sarà certo l’ultimo a voler far luce sulla sua vita e sulla sua fine, anche perché la famiglia della cantante se ne è prontamente dissociata, ed è lecito attendersi in futuro lo sviluppo di nuovi punti di vista sulla travagliata storia.
“Amy” è stato per tre giorni nelle sale italiane, nel giro di poche settimane è uscito nel formato
home, e ora viene affiancato dalla relativa colonna sonora: i contenuti musicali di una vita che è stata sì breve, ma sufficiente per imporla come la più grande stella del firmamento soul dei nostri tempi.
Nelle ventitré tracce della
soundtrack convivono in maniera un po’ forzata sia lo
score del film, firmato dal compositore brasiliano Antonio Pinto, che alcuni classici della Winehouse, pescando fra rarità, demo e versioni dal vivo, fra i quali spicca “We’re Still Friends”, un inedito catturato
live nel 2006.
Oltre ad alcuni cavalli di battaglia, quali le celeberrime “Stronger Than Me”, “Rehab” e “Love Is A Losing Game”, sono state inserite la cover di “Valerie” (brano portato al successo nel 2006 dalla band inglese
Zutons), eseguita con
Mark Ronson, e il duetto “Body And Soul”, in coppia con
Tony Bennett.
Tutto bello, ma quasi tutto già sentito, e alla fine “Amy” non ha né la forza di imporsi come una celebrazione, né di soddisfare la pretesa di passare alla storia come un indispensabile
best of: è semmai un gadget di accompagnamento al film, buono per Natale come regalo molto
mainstream, ma nulla di più.
Per chi voglia conservare intatto il ricordo della bella e dannata Amy, basteranno per sempre i due eccellenti dischi ufficiali realizzati in vita, e le immagini che ci restano di lei nei videoclip e nelle esibizioni
live rintracciabili in Rete. Il resto sarà sempre e soltanto bieca speculazione per fare soldi intorno alla sua tormentata figura.