Ondacinema

recensione di Emanuele Richetti
7.0/10
To the Lighthouse

Un faro: è questa la meta ultima della spedizione di quattro scienziate. Quel faro, infatti, tre anni prima è stato al centro di un misterioso fenomeno chiamato "Bagliore": da allora, chiunque abbia provato ad avvicinarsi non ha più fatto ritorno. La zona colpita da questo evento, denominata "Area X", è in continua espansione e presto ingloberà tutto il globo terrestre. Un uomo in grado di fuggire dall'Area X, però, c'è stato: è il marito della biologa Lena, tornato a casa gravemente malato a un anno dalla sua partenza e, per giunta, in uno stato psicologico completamente alterato. Ecco allora che, tra quelle quattro donne che partiranno per raggiungere la fonte originaria del problema, si offrirà la stessa Lena.

Un faro, dunque. Nell'opera seconda di Alex Garland (adattamento dell'omonimo romanzo di Jeff VanderMeer) sembra quasi di sentire l'eco del capolavoro di Virginia Woolf, "To the Lighthouse". Niente di apparentemente più lontano, sia chiaro: tra la fantascienza di Garland e il semi-autobiografismo della Woolf sembra non esserci alcuna corrispondenza. Eppure, a ben vedere, non abbiamo in entrambe le opere dei racconti narrati da punti di vista femminili dove il tempo esiste nient'altro che come durata interiore? Ecco, in "Annientamento" il tempo è quello della soggettività di Lena; e poiché nell'Area X la percezione del tempo viene alterata, anche il racconto risentirà di questo mutamento nella cognizione del tempo. In un modo, tra l'altro, molto vicino a quello di "Arrival", ma senza la necessità di portare tutto a una conclusione, di chiudere ogni cerchio, di mettere il punto a ogni questione: al gioco ludico e superficiale si contrappone l'ambigua imperfezione di "Annihilation". I flashback, inizialmente superflui, che spezzettano la narrazione del film, assumono un valore diametralmente opposto rispetto al mero divertissement d'incastri, contribuendo alla ridefinizione dei concetti alla base del lungometraggio, sì, ma partecipando anche alla complessità ermeneutica del film, senza essere semplici tessere di un puzzle improvvisamente ricomposto.

Motion Capture

"Annientamento" è un film alieno nel panorama cinematografico contemporaneo. Stranissimo, imperfetto, eppure irrimediabilmente affascinante. Blockbuster fallimentare - e infatti approdato in Europa su Netflix, dopo i deludenti feedback americani - che accumula cliché su cliché, come fosse un grande film di serie B, ma dall'anima ingenuamente ambiziosa e tarkovskiana ("Stalker" rimane il richiamo più evidente). L'evoluzione drammaturgica che consente alla vicenda di prendere piede, con la Lena di Natalie Portman catapultata in un ambiente completamente differente al suo habitat naturale, lascia più di una perplessità; così come appaiono poco (e grossolanamente) approfonditi i personaggi secondari, a partire dalla psicologa interpretata da Jennifer Jason Leigh. E ancora: sorprendono le improvvise e cruente svolte horror, tra momenti gore e costruzioni mostruose alla "Alien", in un'opera tutto sommato lineare e ambientata in spazi molto aperti; mentre non sempre gli effetti speciali riescono a eguagliare la visionarietà del regista, mostrando il fianco a più di una critica.
E se, come in effetti potrebbe sembrare, "Annientamento" non inventa nulla di nuovo, richiamando alla mente tanto altro cinema precedente, bisogna comunque sottolineare come riesca a superare certi rimandi, ad andare oltre certi inevitabili accostamenti: forse per questo, quando si parla dei grandi autori sci-fi odierni, i nomi di Villeneuve e Garland appaiono i più convincenti. E Garland, come il Villeneuve di "Blade Runner 2049", ha compreso (probabilmente involontariamente) che un film di fantascienza è oggi, prima di tutto, un film sul cinema.

In più di un'occasione, "Annientamento" sembra inserirsi all'interno di un discorso prettamente contemporaneo sull'immagine e sul futuro dell'immagine. Innanzitutto sottolineiamo che, come mostra il monitor di Jennifer Jason Leigh, le videocamere non possono trasmettere il contenuto dell'Area X all'esterno: esse infatti smettono di funzionare, come se quell'area appartenesse a un altro mondo, soggetto a proprie regole, e solo il cinema può recare testimonianza di ciò che è vi racchiuso dentro.
Ma proviamo anche a riguardare con attenzione tutto ciò che avviene all'interno del faro. Natalie Portman entra nell'edificio e trova una videocamera (unica fonte di verità nel mondo selvaggio dell'Area X), attraverso cui viene a conoscenza di un importante avvenimento capitato al marito. Mediante un buco nel terreno arriva in una cavità sotterranea, dove trova una dottoressa Ventress visibilmente differente che, dopo aver pronunciato la parola-chiave "annientamento", incomincia la sua trasformazione. Il regista inglese, dopo l'esplosione, prima riprende la Portman con un primo piano, poi vi fa seguire una soggettiva dove la stessa biologa guarda il misterioso oggetto di fronte a lei; a quel punto torna a inquadrare la Portman ma utilizzando un punto-macchina molto particolare, situato all'interno della creatura; allora nuova soggettiva e, a quel punto, dettaglio degli occhi di Lena, con una goccia di sangue che cade sul nucleo. Ecco che nasce un misterioso corpo privo di identità e carne. Ciò a cui assistiamo ora è una danza tra questi due corpi, dove uno imita l'altro. Ma fateci caso: non assomiglia, questa, quasi a una sessione di motion capture? Il modo in cui quei due corpi si muovono, si specchiano, si guardano e lottano. Una donna e il suo alter ego digitale, una donna e la sua copia, una donna e la sua attrice, un'attrice e la sua attrice. Seppur completamente diversa, sembra esserci una corrispondenza tra questa danza e quella erotica di "Holy Motors". In fondo "Annientamento", esattamente come il film di Carax, non è forse un film sull'arte di recitare?

"Kiss me, my girl, before I'm sick"

Ma non solo: "Annientamento" non è anche un film sulla finzione alla base di ogni rapporto (Lena mente alle proprie compagne così come mente al proprio marito sulla relazione extra-coniugale)? Ecco allora che il film di Garland si inserisce in un filone di pellicole, da "Gone Girl" a "Phantom Thread", che nient'altra verità vuole enunciare se non questa: che ogni rapporto si fonda sulla menzogna e sulla malattia. Il movimento di macchina finale, con cui Garland chiude il film, prima del primissimo piano sullo sguardo ambiguo di Oscar Isaac e il contro-campo corrispettivo della Portman, è in questo senso chiarissimo: l'abbraccio della coppia viene non più ripreso attraverso un vetro trasparente, ma attraverso un vetro bluastro, che deforma la percezione di quel momento. Come a mutare il momento catartico, suggerendo il cambiamento di quella stessa dinamica coniugale.

Cambiamento e annientamento. Qual era l'obiettivo della presenza extra-terrestre? Cosa voleva cambiare, quella strana creatura? Forse il suo obiettivo era quello di estirpare la malattia alla base della coppia. In questo senso, allora, l'obiettivo sembra essere raggiunto: l'abbraccio finale sancisce la riunione amorosa tra i due protagonisti. Il cambiamento all'interno delle due persone è avvenuto, l'annientamento di ogni parvenza di umanità completamente riuscito. Un nuovo essere è stato originato dalla fusione di questi organismi. Ecco allora che la più grande, sottilmente inquietante domanda posta da "Annihilation" sembra essere: e se questo cambiamento, questo annientamento, fosse una cosa positiva? Se un'umanità senza umanità fosse la nuova, unica speranza per il futuro della specie? "Annientamento", anche per questo, per essere un film stratificato e complesso senza timore di tradire le attese e le aspettative del suo pubblico, è un film da difendere. E Garland un autore da tenere davvero d'occhio.

15/03/2018

Cast e credits

cast:
Natalie Portman, Jennifer Jason Leigh, Oscar Isaac, Gina Rodriguez, Tessa Thompson, Tuva Novotny, Benedict Wong, David Gyasi


regia:
Alex Garland


titolo originale:
Annihilation


distribuzione:
Netflix


durata:
115'


produzione:
DNA Films, Paramount Pictures, Scott Rudin Productions, Skydance Media


sceneggiatura:
Alex Garland


fotografia:
Rob Hardy


scenografie:
Mark Digby


montaggio:
Barney Pilling


costumi:
Sammy Sheldon


musiche:
Geoff Barrow, Ben Salisbury


Trama
Per scoprire cosa è successo a suo marito, Lena, biologa ed ex soldatessa, si unisce a una missione nell'Area X, un misterioso e inquietante fenomeno che si sta espandendo lungo la costa degli USA. Una volta al suo interno, la spedizione scopre un mondo con paesaggi trasformati, dove delle creature modificate, tanto belle quanto pericolose, minacciano la loro vita e sanità mentale.