Dopo il discreto successo accaparrato con "Super Size Me" Morgan Spurlock torna con un nuovo sorprendente documentario. Questa volta niente diete a base di panini bensì un tortuoso viaggio alla ricerca di Osama Bin Laden, che bagna le molteplici terre che compongono l'universo arabo (dall'Egitto al Marocco, dai territori palestinesi al Pakistan).
Ora, che l'obiettivo del regista appaia come un'inesorabile chimera è presto detto. Desta invece tanta curiosità riuscire a scorgere il vero fine ultimo di questo progetto.
Spurlock non rinuncia allo spirito ilare, suo marchio di fabbrica, adottando persino sin dai titoli di testa uno scontro in stile videogame tra lui e il famoso talebano. Uno stile che il regista continuerà ad usare coerentemente per il resto del film senza però riuscire ad allettare entusiasmo, ma senza neanche superare la soglia del ridicolo.
Ciò che in realtà la pellicola non riesce a sprigionare è un effettivo messaggio. Il documentarista statunitense pur macinando migliaia di chilometri, gironzola a vuoto senza che lo spettatore riesca a carpire l'utilità della sua "missione" o, per lo meno, senza che lo spettatore stesso riesca a ricevere un appiglio riflessivo su cui agganciarsi.
A dire il vero un messaggio ne verrebbe pure fuori ma risulta essere ciò che di più banale si possa immaginare. Un viaggio alla ricerca di uno tra le persone più pericolose del pianeta si trasforma in un lungo itinerario foriero di pace su più fronti. Parafrasando il tutto, Spurlock si limita ad interviste piuttosto standardizzate (imbarazzante il numero di volte che viene posta la domanda "Saprebbe dirmi dove si trovi Osama Bin Laden?") con il solo intento di sottolineare l'universale desiderio dei poveri civili di porre fine a ciò che oggigiorno accade nel vicino e medio Oriente. Niente di più.
Purtroppo sembra rivelarsi non troppo proficua anche la scelta del montaggio alternato con la moglie incinta intenta a soffrire le pene dell'inferno, un ulteriore intralcio al già povero script della pellicola.
Non solo ombre comunque. All'interno dei novanta minuti troviamo anche un po' di luce come la riuscita sequenza dell'imprevisto in terre afghane culminato con la morte di un ribelle talebano per mano dei soldati americani. O ancora l'accenno di denuncia animata contro il governo americano, reo di attuare una politica che appoggia i più feroci dittatori oramai da più di mezzo secolo (Hosni Mubarak accostato ad Anastasio Somoza e Saddam Hussein).
Quando si tratta di tirare le somme, tuttavia, "Che fine ha fatto Osama Bin Laden" sembra rivelarsi un lavoro ruffiano e senza eccessiva profondità. Un Giano Bifronte capace di persuadere lo spettatore con qualche lampo di estro e creatività, da un lato, ma eccessivamente anonimo nell'estrapolare i contenuti più preziosi, dall'altro.
cast:
Morgan Spurlock
regia:
Morgan Spurlock
titolo originale:
Where in the World Is Osama Bin Laden?
distribuzione:
Fandango
durata:
93'
produzione:
Warrior Poets
sceneggiatura:
Jeremy Chilnick, Morgan Spurlock
fotografia:
Daniel Marracino
montaggio:
Julie Bob Lombardi, Gavin Coleman
musiche:
Jon Spurney