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Negli ultimi anni Aby Warburg lavorò al Bilderatlas, un atlante che conteneva di migliaia di immagini provenienti da diverse epoche e culture radunate intorno a idee e figure simboliche. Uno sforzo analogo anima il cinema di Herzog secondo Dottorini, ovvero "rendere manifesto il movimento continuo e a volte folle che fa dell'immagine il luogo della compresenza di molteplici temporalità, di un anacronismo che ne è anche la più profonda ricchezza."

Orientamento e Polarità

Nel pensiero warburghiano l'immagine, strumento indispensabile all'umanità fin dalla preistoria, permette all'individuo un progressivo Orientierung, inteso come capacità di orientarsi di fronte agli spazi, i pensieri e le temporalità che si trovano in essa condensati in altrettante Polaritäten (polarità). Un'immagine è insomma per natura ambigua, ambivalente, inerentemente dinamica grazie alle polarità che contiene. La polarità delle immagini è dunque la condizione che permette la loro trasfigurazione in costellazioni simboliche, capaci di comunicare "un particolare modo di intendere l'orientamento, come forma creativa e terapeutica".

Non c'è bisogno di sforzarsi per vedere quanto il percorso di Warburg sia affine a quello di Herzog, nella cui filmografia ricorre in maniera incessante un tentativo di orientamento: "Muoversi malgrado tutto, malgrado la sconfitta, il fallimento, l'annientamento. I nani che girano in tondo […], i tre soldati costretti all'immobilità all'interno del forte in Segni di Vita, […] l'arrivo a Delft della nave piena di cadaveri in Nosferatu" e ovviamente il vano navigare di Aguirre e i suoi conquistadores nel dedalo acquatico dell'Amazzonia. Storie ed immagini attraversate da polarità cangianti: eccesso e individuo, individuo e natura, natura e violenza, violenza ed eccesso.


Nachleben: immagini non-morte e cinema-vampiro

Warburg non è mai riuscito a completare in vita il suo Bilderatlas, ma i diari e gli appunti ne hanno permesso la ricostruzione postuma. In un certo senso le immagini gli sono sopravvissute, inverando un suo cardine teorico noto come Nachleben, ovvero "sopravvivenza al di là della morte", la vita che rimane dopo che la morte ne ha fatto spoglio, testimoniando secondo Leutrat "l'arte come processo di vampirizzazione che assorbe la vita" e in qualche modo la conserva.

Immediato il richiamo al "Nosferatu" herzoghiano, che conserva il film di Murnau e lo proietta oltre sé stesso lasciandosi abitare, financo possedere dall'originale, in un'operazione metatestuale in cui si specchia la figura stessa del vampiro, che è in quanto archetipo "la forma narrativa della sopravvivenza". Molti altri personaggi herzoghiani, dal bandito Cobra Verde al soldato Woyzeck al barone del caucciù Fitzcarraldo, sono assimilabili a non-più-uomini, "guscio vuoto di un corpo in cui vibra comunque la stessa disperata richiesta", una richiesta postuma d'amore per individui che "moriranno, o si trasformeranno, nel fallimento del loro desiderio."


Intervallo temporale e movimento verticale

Negli appunti di Warburg, il termine Zwischenraum indica un intervallo, uno spazio mediano che si configura come una distanza necessaria affinché il processo di Orientierung giunga a compimento. Il cinema di Herzog materializza questo spazio mediano attraverso quella che Dottorini definisce una "poesia dell'intervallo". In "Fata Morgana", "Apocalisse nel deserto", "L'ignoto spazio profondo" e altri, Herzog "mette in pratica una sua personale idea di cinema in cui il rapporto tra soggetto e mondo, la necessità di pensare il montaggio come raccordo creativo e inventivo di intervalli […] emerge in tutta la sua originalità".

Uno spazio dentro lo spazio, intervallo dentro il tempo, spesso generato a partire da un paesaggio. "Punto di partenza sono sempre stati i luoghi" racconta Herzog, solo dopo arrivano i personaggi e le storie. Tra i luoghi ricorrenti del cinema herzoghiano c'è sicuramente la montagna ("Grido di pietra"), e più in generale "l'elevazione dei sognatori", movimento ascensionale, hybristico, che prefigura inevitabilmente una caduta. Il percorso del cinema Herzoghiano è insomma speculare a quello del suo autore, perché "il movimento del regista tedesco è proprio quello dell'andare al limite, dell'aprirsi al fallimento."


Il cammino e la danza

Nel 1974, Herzog compie un pellegrinaggio da Monaco a Parigi per visitare l'amica Lotte Eisner, gravemente malata. È il più celebre tra i tanti aneddoti che riconducono Herzog e il suo cinema al movimento del cammino: un'esperienza lenta, meditativa, accidentata, in cui il corpo recupera un rapporto primigenio con l'ambiente, altrimenti nascosto dietro la carrozzeria di un'auto, la carlinga di un aereo. Il cammino, senza barriere e spesso senza meta, è un'attività di per sé sacra per il modo in cui riconduce l'identità del camminante a un'esistenza nomade, irrequieta, in trasformazione perenne ed esposta ai pericoli. "Nomad. In cammino con Bruce Chatwin" è l'eredità più evidente di questa fascinazione per il cammino, condivisa dallo scrittore inglese che ispirò "Cobra Verde".

E il concetto di metamorfosi e trasformazione è racchiuso anche nell'esperienza della danza, che Herzog immortala in "Fireball" e "Woodabe", e Warburg che lega l'immagine di una menade danzante alla figura del serpente, sintetizzando proprio nella rappresentazione della danza la "congiunzione tra pensiero animistico e pensiero logico razionale", in un mondo contemporaneo ormai sempre più frammentario, caratterizzato da una frattura intima tra soggetto e mondo – e ci verrebbe da dire, acuita dalla disseminazione virale della virtualità e le tecnologie digitali. "È una constatazione questa", argomenta Dottorini, "che accomuna Warburg e Herzog: in entrambi il rapporto con la tecnologia è complesso, legato al timore della perdita di un rapporto profondo tra soggetto e mondo."

Sforzo importante e innovativo, questo volume di Dottorini, Werner Herzog. L'anacronismo delle immagini si avvicina proprio a un atlante, una bussola critica capace di orientare i lettori in quel mondo senza tempo che è il cinema di Herzog.


Autore: Daniele Dottorini
Editore: Pellegrini
Collana: Frontiere oltre al cinema
Anno edizione: 2022
Pagine: 248
Tipo: Brossura
EAN: 9791220501385