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La reinvenzione storica di tre generi – giallo, horror e thriller – attraverso una genealogia che da George A. Romero e Sergio Leone ci conduce fino a Quentin Tarantino e Gaspar Noè, esercitando un’influenza che spazia "alla Cina all’America Latina, luoghi diversissimi dove il nuovo film di Dario Argento è atteso come il ritorno di un terrore archetipico". Sono solo alcuni dei motivi che per cui dovremmo riscoprire il cinema argentiano, di cui Roberto Lasagna, critico, saggista e direttore artistico del Festival Adelio Ferrero, traccia un ricco identikit tra excursus psicanalitici, filosofici ed echi di puro e vibrante esoterismo.

Si presenta così Dario Argento. Le tenebre del mondo, che sotto la seducente copertina di Giorgio Finamore cela, oltre all’analisi di ogni opera argentiana, cinque interviste a collaboratori storici del regista romano – Dardano Sacchetti, Luigi Cozzi, Marco Werba, Antonio Tentori e Matteo Cocco. Un progetto ambizioso in cui Lasagna, penna evocativa e raffinata, ricostruisce le mille sfaccettature del cinema argentiano, dalla colonna sonora alle cromie lisergiche, dalle influenze pittoriche e cinefile al gusto architettonico.

Il risultato è un’operazione quasi archeologica, nella restituzione di una grammatica dell’inconscio leggibile solo "attraverso la lente deformante del demiurgo, che riconduce gli accadimenti a un oscuro delitto, a un fatto sottaciuto o rimosso, mentre assume una luce aurorale l’attenzione rivolta (…) a quelle sensibilità fuori dall’ordinario, capaci di ridestare il sonno della memoria" o il sonno della ragione.

Ne vediamo un esempio nelle inquadrature sottostanti, che accostano "Inferno" di Dario Argento a "L’anno scorso a Marienbad" di Alain Resnais. Come osserva Lasagna, "nell’evocare liberamente il film di Resnais, Argento (…) non costruisce la tensione drammatica in crescendo; piuttosto, il film è volutamente frammentario perché segue le traiettorie imprevedibili dei personaggi, prigionieri di una casa stregata dove tutto sembra confluire (…) e lentamente emerge una contro-logica, quella dell’istanza metafisica che tutto sa e contempla". Un’istanza orrorifica che Argento "situa in una contemporaneità dagli inquietanti tratti atemporali posizionata nelle capitali europee".



Descrizione che calza per una larga parte della produzione argentiana, compreso il recente "Occhiali neri" (protagoniste Asia Argento e la talentuosa Ilenia Pastorelli, vincitrice del David per il suo ruolo in "Lo chiamavano Jeeg Robot"), ambientato in una Roma poco nota assemblata di periferie e confini, limine e tenebra. Secondo Lasagna, "gli occhiali neri sono quelli che dovremmo indossare tutti più spesso per guardare il lato nero dentro la nostra psiche, e cogliere anche gli aspetti vitali, entusiasmanti, che un racconto e un film calati nella vertigine delle paure possono ridestare".

In quest’ottica, Dario Argento. Le tenebre del mondo si offre al lettore esattamente come questo agognato paio di occhiali, misteriosamente in grado, grazie alle immagini di Argento e le parole di Lasagna, di catapultarci nella tenebra. E in essa, malgrado essa, attraverso essa, sperimentare il brivido di trascendere il noto e l’umano verso l’inumano e l’ignoto, in quel percorso, metà fiabesco e metà quotidiano, che appare già familiare agli amanti di Argento, e agli amanti del cinema in generale.


Scheda

Titolo: Dario Argento. Le tenebre del mondo
Autore: Roberto Lasagna
Editore: Weird Book
Anno edizione: 2021
Pagine: 224
Tipo: Brossura