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Una tempesta di fantasmi e personaggi in cerca di vendetta. Così Roberto Lasagna introduce questa raccolta di saggi da lui curata dedicata agli schemi horror nel cinema della Corea del Sud

"Corea Shock. Il nuovo cinema horror della Corea del Sud" è una silloge di saggi curata dall'infaticabile Roberto Lasagna che raccontano il cinema horror sud-coreano degli ultimi venticinque anni. Si tratta del periodo in cui l'Hallyu ha conquistato l'industria culturale, diventando prima di tendenza e poi egemone nell'area del Sud-est asiatico. In campo cinematografico sono emersi un gruppo di registi che si sono mossi tra cinema di genere e arthouse, ossia i vari Park Chan-wook, Kim Ji-woon, Bong Joon-ho e poi gli autori più isolati come Kim Ki-duk, Lee Chang-dong e Hong Sang-soo. Insieme a questa sorta di pantheon contemporaneo composto da registi molto stimati in Occidente la Corea del Sud ha costruito un'industria moderna e dinamica in cui la declinazione nazionale di alcuni generi ha fornito la spina dorsale su cui si è retta finanziariamente: il gangster movie, la commedia, l'horror, spesso attraversati da una componente action.

Il volume in oggetto affronta dunque l'horror dimostrando le diverse coniugazioni e i molteplici mélanges che si intersecano nelle produzioni sud-coreane. L'ironia macabra, la violenza splatter e lo shock value sono elementi che si ripresentano in una cinematografia che rielabora crismi, topoi e codici estetici delle cinematografie di Giappone e Hong Kong  - guardando anche allo spettacolo hollywoodiano e all'autorialità europea - in un instancabile frullatore che nei suoi momenti migliori ha ideato forme nuove e portato sulla scena mondiale alcuni tra i massimi talenti del nuovo millennio, in altri ha pigramente riproposto copioni triti, un usato privo di originalità ma di sicuro appeal ai botteghini.

Il primo capitolo di "Corea Shock" si concentra su un'importante saga horror: Fabio Cassano, in Spettri dell'indicibile: memoria e potere in "Whispering Corridors", mostra come i sei registi che si sono avvicendati in un arco di tempo che va dal 1998 al 2016 hanno rielaborato in modo vario ma efficace alcune delle caratteristiche del contemporaneo filone j-horror, come il legame tra ricordo e presenza/assenza del fantasma, legandole alle questioni storiche, sociali e politiche della società sud-coreana. In L'orrore ibrido. Park Chan-wook e la trilogia della vendetta, Antonio Pettierre rilegge la trilogia di parkiana secondo i moduli dell'horror, soffermandosi in particolare sul secondo capitolo, l'ormai leggendario "Old Boy" che è anche quello più facilmente ascrivibile al genere. Vengono ricondotti e riletti attraverso i codici dell'orrore, in una sintomatologia del male che è sottesa al cinema sudcoreano, anche il monster movie "The Host" di Bong Joonh-ho in L'ambigua ricomposizione della normalità: "The Host" di Francesco Saverio Marzaduri; il thriller ultraviolento "I Saw The Devi" di Kim Ji-woon, nel capitolo "I Saw the Devil": resoconto di una (post) apocalisse di Fabio Zanello; pietre miliari come "The Housemaid" di cui Andrea Amadori, nel capitolo "The Housemaid", l'originale e il suo doppio, scrive riferendosi sia al classico del 1960 di Kim Ki-young, sia al remake del 2010 di Im Sang-soo; capolavori contemporanei come "Parasite" di Bong, in un inedito sguardo horror nel capitolo "Parasite" horror di Anton Giulio Mancino. 
Al contempo, non mancano approfondimenti su titoli di genere tout-court: Rudy Salvagnini illustra nel saggio intitolato La trilogia di "Busan": zombie dalla Corea l'importanza e la crescente ambizione del trittico horror firmato da Yeon Sang-ho ("Train to Busan", il prequel "Seoul Station" e il sequel "Peninsula"); Caterina Liverani analizza il thriller-horror di largo successo "Hide and Seek" di Huh Jung nell'articolo "Hide and Seek". L'orrore dietro la porta; Roberto Lasagna, in "Goksung". Anche l'horror ha il suo monumento, si concentra sul film più originale del talentuoso Na Hong-jin ("Goksung - La presenza del diavolo", 2016), opera che inizia come thriller rurale sulla scia di "Memories of Murder" di Bong Joon-ho per virare la sua detection nel soprannaturale e nella ghost story più enigmatica.  
Come si può notare da questo non esaustivo elenco non tutte le opere prese in esame sono in effetti film dell'orrore, ma sono attraversati dall'orrore, dalla ricerca dello shock visivo ed emotivo: in questo senso si spiega l'ultimo e lungo saggio dedicato al cinema di Kim Ki-duk, Il testamento di un maestro: l'horror nel cinema di Kim Ki-duk, firmato da Rita Ricucci, già autrice del volume "Lo spazio dell'anima. Il cinema di Kim Ki-duk" (Falsopiano, 2020). 

In definitiva, "Corea Shock. Il cinema horror della Corea del Sud" offre un agile studio sulle diramazioni dell'industria coreana nel versante più spiccatamente di genere, riflettendo sui motivi di questo incredibile successo e fornendo una panoramica sui titoli più significativi degli ultimi anni.

 

Scheda Titolo: Corea Shock. Il nuovo cinema horror della Corea del Sud
Curatore: Roberto Lasagna
Editore: Profondo Rosso
Anno edizione: 2023
Pagine: 168
Tipo: Brossura