Ondacinema

recensione di Matteo Zucchi
6.5/10

Under the Light


Divenuto ormai un aficionado del Far East Film Festival, avendo presentato ben tre sue pellicole nelle ultime quattro edizioni della kermesse udinese, Zhang Yimou è arrivato nella città friulana in primo luogo per ricevere il Gelso d’oro alla carriera e presentare in anteprima mondiale le versioni restaurate di due capolavori del calibro di "Lanterne rosse" e "Vivere". Non va tuttavia sottovalutata la nuova pellicola del regista presentata al FEFF appena concluso, ovvero la sua penultima regia (sì, perché nel frattempo è già uscito in Cina il dramma giudiziario "Article 20"), "Under the Light", poliziesco d’azione che, per quanto distante nella resa complessiva dai fasti del passato del regista cinese, rappresenta a sua volta un’opera significativa nel percorso di Zhang Yimou. Si tratta infatti del suo primo film ambientato nella contemporaneità dopo molti anni e, se non fosse stato per la censura che per quattro anni ne ha impedito l’uscita fino a un notevole accorciamento di 30 minuti della pellicola, si sarebbe potuto quasi parlare di un instant movie, raccontante la lotta alla corruzione nell’amministrazione della Repubblica popolare cinese che ha ottenuto nuova spinta proprio a metà degli anni 10.

"Under the Light" è difatti un’intricata e a tratti semplicemente confusa cronaca di un’indagine in cui si trovano coinvolti uno degli uomini più ricchi della Cina, con vari membri del suo entourage, e il vicesindaco della ricca città (di finzione) di Jinjiang, il cui figlio adottivo Su Jianming è un ufficiale di polizia dalle competenze informatiche che si ritrova a capo delle indagini sui rapporti fra il ricco uomo d’affari, Li Zhitian, e il padre. La rappresentazione della corruzione come qualcosa di endemico e presente anche ai piani alt(issim)i dell’amministrazione cinese ha probabilmente determinato l’intervento censorio ai danni della pellicola, girata nel 2019, ma ha d’altronde contribuito all’affascinante, per quanto indubbiamente dispersivo, accumulo di personaggi, piste narrative e colpi di scena che le permette di reggere agevolmente le oltre due ore della sua durata. Il mestiere di Zhang può essere a questo punto difficilmente messo in discussione e il grande regista cinese riesce difatti a gestire con facilità il monumentale cast della pellicola e la selva di relazioni che lo lega, producendo una sensazione di assedio sensoriale su chi guarda, efficacemente rispecchiata dal punto di vista estetico dalla rappresentazione della città al centro del film.

La gigantesca città fluviale di Jinjiang potrebbe infatti essere quasi definita la vera protagonista del film con i suoi monumentali grattacieli, gli sfaccettati scorci e l’abbondanza di neon e luci che rendono quasi ogni inquadratura una complessa tela di colori e sfumature, a grande dimostrazione delle capacità del direttore della fotografia Luo Pan. Palesemente ispirata alla megalopoli sul corso dello Yangtze Chongqing, dove d’altronde è stata realizzata la maggior parte delle riprese, Jinjiang si fa quasi metafora delle Cina contemporanea: uno smisurato e fastoso monumento all’intraprendenza ma anche una dimostrazione dell’onnipresenza di abiezione e corruzione in ogni società, nonostante lo sfavillare dei neon. Celebrando i traguardi anche contemporanei della Cina, come ormai tipico della produzione propagandistica di Zhang Yimou, "Under the Light" espone però anche le ombre che si celano fra le pieghe di quella crescita apparentemente senza fine (soprattutto allora), per quanto il film faccia di tutto, soprattutto nel frettoloso finale, per ricordarci che la minaccia della corruzione è stata (per stavolta) sgominata.

Quasi altrettanto importante nella riuscita, seppur parziale, del film è, dopo la fotografia, il sound design di Yang Jiang e Zhao Nan, il quale contribuisce a rendere dal punto di vista uditivo la ricchezza e l’ambiguità della splendente Jinjiang molto più di quanto faccia la poco sfruttata e comunque poco efficace colonna sonora. La vitalità ma anche la (se si vuole) "disumanità" della città sono difatti rese da una sinfonia di clacson, stridi, rombi, fischi, schiamazzi, i quali accompagnano quasi incessantemente le azioni dei vari protagonisti, ribadendo ulteriormente l’importanza del setting, trasfigurato quasi in un luminoso palcoscenico in cui le luci e le ombre della Cina del socialismo con caratteristiche cinesi possono danzare, mescolandosi ma senza mai diventare indistinguibili. A questo punto va ribadito quanto l’ambientazione del film, e ancora più il modo con cui viene resa, siano centrali all’interno dell’esperienza di "Under the Light", a differenza dei suoi molti personaggi principali, i quali strepitano e si muovono costantemente alla ricerca del proprio posto sul palcoscenico, condannati però a restare (con pochissime eccezioni) irrilevanti, anche e soprattutto agli occhi di chi guarda.

Se già precedenti pellicole di Zhang Yimou come "Cliff Walkers" descrivevano la Storia e la sua costruzione come un movimento costante che travolge i suoi partecipanti, la cui rilevanza può essere semmai conseguita come parte di uno sforzo collettivo cui sacrificarsi (si pensi alla mattanza di protagonisti e coprotagonisti al centro di "Full River Red"), "Under the Light" trasporta questa stessa visione nel presente, ribadendo quanto la marcia della Storia sia incessante e che sia tutt’altro che finita anche nella Cina contemporanea. Come la povera Li Huilin che, dopo aver accompagnato Su Jianming e gli spettatori per quasi due ore, sparisce brutalmente e senza quasi un attimo di rimpianto dalla scena dopo aver fatto il suo dovere, anche tutti gli altri protagonisti sono destinati a dissolversi nelle sabbie della strada del progresso, tanto che sono necessarie numerose didascalie finali per rimarcare i loro trascorsi e il loro avvenire. Gli eroi civili del nuovo corso del cinema di Zhang Yimou sono quindi accomunati alla Gong Li di "Lanterne rosse" dal comune destino di oblio e annientamento, con l’unica soddisfazione di poter almeno "diventare storie [edificanti], alla fine" (per citare G.R.R. Martin). La Cina è cambiata, diventando una sorta di sfavillante luna park del progresso umano, ma la sorte dei suoi abitanti pare essere sempre la stessa. Forse c’è più di un motivo per cui "Under the Light" ha dovuto aspettare quattro anni prima di essere distribuito.


04/05/2024

Cast e credits

cast:
Jiayin Lei, Guoli Zhang, Hewei Yu, Dongyou Zhou, Yi-zhou Sun, Yajun Xu, Yu Tian, Joan Chen


regia:
Zhang Yimou


titolo originale:
Jiān rú pánshí


durata:
128'


produzione:
Beijing Enlight Pictures, Beijing Hanli Film Co., Ltd


sceneggiatura:
Chen Yu


fotografia:
Luo Pan


scenografie:
Lin Mu


montaggio:
Li Yongyi


musiche:
Jo Yeong-uk


Trama
Dopo un apparente attentato alla vita dell'influente vicesindaco della grande città di Jinjiang, Zheng Gang, viene messa in piedi un'indagine per verificare il coinvolgimento del miliardario Li Zhitian, cui si ritrova a capo proprio il figlio adottivo del vicesindaco, Su Jianming. Le investigazioni si rivelano presto però molto più complesse e pericolose del previsto mentre si inizia a scavare nell'intricata rete di complotti e corruzione che avvolge Jinjiang. E allora per Su Jianming e i suoi colleghi la situazione inizia a farsi motlo più rischiosa del previsto.