Che il compito non fosse facile si sapeva in anticipo: da una parte le aspettative di uno stuolo di appassionati attentissimi al rispetto delle fonti, e per questo poco disposti ad accettare interpretazioni eterodosse, dall'altra le esigenze dei produttori desiderosi di allungare il brodo per ragioni di moneta. In più la schematicità della trama, rigidamente imperniata su due momenti successivi, il matrimonio prima, la gravidanza poi, sviluppati allo specchio, nella loro commistione tra dimensione individuale, resa ansiogena da complicazioni connaturate alla natura eccezionale di quel legame, e collettiva, con la celebrazione della famiglia allargata (unico nucleo di possibile convivenza) e dei suoi rituali, ampiamente rappresentati nelle frasi di rito e nei modi di circostanza manifestate dai parenti e dagli amici della coppia, utilizzati per ricondurre gli eccessi di una vicenda strutturalmente anomala nel recinto della tradizione e della correttezza politica. Bill Condon ci mette però del suo con un linguaggio cinematograficamente anonimo, in cui la bidimensionalità delle inquadrature, realizzate con riprese prive di un minimo di profondità, e la piattezza del montaggio, usato senza alcuna funzione di senso ma solamente nel suo meccanico accumulare, si riflettono sulla vicenda, e soprattutto nelle psicologie dei personaggi, riducendone di molto la portata, relegandoli ad un ruolo puramente figurativo, esauriti nel riflesso della propria immagine; figurine di un album sfogliato più per abitudine che per reale urgenza. Ed anche sul piano meramente estetico, il film non rende un buon servizio al divismo degli attori, Kristen Stewart e Robert Pattinson, alle prese con una crescita anagrafica che si riversa sulla freschezza delle loro espressioni, eternamente giovani nella memoria filmica, ed invece alterate sullo schermo dai mutamenti fisiologici, palesemente rivelati quando la telecamera si avvicina ai loro volti senza adeguarsi all'avvenuto cambiamento. Una mancanza che diventa il segno di un film troppo sicuro di sé, adagiato sulle ali di un consenso derivato dal solo fatto di esistere. Ma di questo e degli eventuali consuntivi ci sarà modo di riparlare.
cast:
Kristen Stewart, Robert Pattinson, Taylor Lautner
regia:
Bill Condon
titolo originale:
The Twilight Saga: Breaking Dawn - Part 1
distribuzione:
Eagle Picture
durata:
117'
produzione:
Summit Entertainment
sceneggiatura:
Melissa Rosenberg, Stephenie Meyer
fotografia:
Guillermo Navarro
scenografie:
David Schlesinger
montaggio:
Virginia Katz
costumi:
Michael Wilkinson
musiche:
Carter Burwell