Ondacinema

recensione di Antonio Pettierre
5.0/10

Nel vocabolario Treccani il "babau" è definito come: "figura immaginaria che si nomina per impaurire i bambini, gatto mammone, (fam.) lupo cattivo, lupo mannaro, orco, uomo nero, mostro". Una figura che compare nella cultura popolare di moltissimi paesi di cui si parla anche nelle fiabe dei fratelli Grimm. Nel mondo anglosassone è il "boogeyman" cioè "l'uomo nero" che si presenta con fattezze mostruose per spaventare i bambini e che i genitori una volta utilizzavano come spauracchio per calmarli con la minaccia: "Se non la smetti chiamo l'uomo nero!". Insomma, un personaggio raccontato in varie forme del folklore di diversi paesi, protagonista di fiabe spaventose per instillare la paura dello sconosciuto e del pericolo.

Il cinema horror lo ha declinato sotto varie forme e diverse latitudini, in modo esplicito oppure metaforico. L'ultima rappresentazione veramente originale ed esteticamente di rilievo l'abbiamo avuta con "Babadook" (2014) della regista australiana Jennifer Kent che mise in scena un dramma psicologico di un rapporto tormentato tra una madre e un figlio irrequieto e pieno di complessi. Abbiamo avuto in questo secolo anche la pellicola "Boogeyman - L'uomo nero" (2005) del regista neozelandese Stephen Kay, tratto da un soggetto originale dello sceneggiatore americano Eric Kripke, e che ha avuto due seguiti girati da diversi registi direttamente negli Sati Uniti nel 2007 e nel 2008.

"The Boogeyman" di Rob Savage arriva quindi buon ultimo ad affrontare questo personaggio, la cui sceneggiatura è tratta da un racconto di Stephen King, pubblicato in origine in rivista nel 1973 e poi raccolto nel volume di racconti "Night Shift" nel 1978 (l'edizione italiana è del 1981 con il titolo "A volte ritornano"). A dire il vero, il maestro dell'horror ne ha scritto una variante anche nel 1994 "The Man in the Black Suite". Ma se questo ha una base letteraria e metaforica dell'"Uomo nero", il racconto precedente mette in evidenza i tratti mostruosi dell'essere che si ciba dei bambini impauriti.

In questo senso, il "boogeyman" di Savage è molto fedele al racconto di King con la lotta per la sopravvivenza tra il mostro che si nasconde nel buio e le due sorelle Harper: Sadie è un'adolescente che ancora non ha superato il trauma della perdita della madre deceduta in un incidente stradale, che indossa i suoi vestiti e vive la camera piena di oggetti della figura materna; la più piccola Sawyer ha paura del buio e la sua cameretta è arredata con luci e lucine e tiene abbracciata nel letto, mentre dorme, una sfera luminosa. È lei che per prima, più che vedere, sente la presenza dell'Uomo nero che si nasconde nel ripostiglio della sua stanza e la spaventa durante le ore notturne. Il loro padre Will è uno psicoterapeuta che non riesce a comunicare con le proprie figlie, incapace, più della primogenita, a elaborare la perdita dell'amata moglie. È lui a incontrare un misterioso uomo che gli racconta di aver perso i propri figli a causa dell'Uomo nero ed è sempre lui che, razionalmente, non può credere alla presenza soprannaturale che incombe sulla sua famiglia. L'uomo porta inconsapevolmente il boogeyman in casa Harper e ne diviene l'ultima vittima.

Nello sviluppo tematico di molte pellicole di questi ultimi anni, le protagoniste assolute di "The Boogeyman" sono le figure femminili: le due ragazzine e la moglie dell'uomo della prima famiglia vittima del mostro. Anche la psicologa infantile, che ha in cura Sadie e Sawyer, è una donna che cerca di far razionalizzare alla più piccola la paura del buio e che, ovviamente, pensa sia dovuto al trauma della perdita e non alla presenza di un mostro in casa della bambina. Su tutte, svetta Sadie che, nel momento in cui percepisce la presenza estranea, prende in mano la situazione e lotta con tutte le sue forze per proteggere sé stessa, la sorella e, infine, anche il padre nello scontro finale in cui il mostro appare alla vista dello spettatore nella cantina della casa, personaggio forte in cui la spettatrice e lo spettatore adolescente si può identificare. Sicuramente, questo è l'elemento più interessante di una pellicola di genere, in cui l'horror è un contenitore per metaforizzare le paure della crescita, del dolore dell'assenza, dell'orrore dell'inconoscibile, della percezione di un pericolo che si nasconde alla vista e che sfrutta il buio per agire. Se vogliamo ancora più estremizzare il concetto, l'oscurità in cui è immersa la casa della famiglia Harper diventa una sineddoche di quella che avvolge la ragione di un'intera comunità che non percepisce il pericolo in cui è immersa perché non visibile, non razionale: una metafora dell'irrazionalità della società contemporanea.

Ma a conti fatti, però, dal punto di vista estetico il tutto risulta tradotto secondo stilemi abusati e consunti. Abbiamo jump scare a profusione e cliché duri a morire, come porte che sbattono, movimenti di ombre, lampade che si spengono, la cantina come caverna in cui si nasconde il Male e le ragazzine che si avventurano nel buio invece di scappare. Tutto l'armamentario del genere che non riesce più a spaventare, rinchiuso in una "zona di conforto" di stilemi decodificati che il regista non trasgredisce mai, ma anzi li abbraccia. Attenzione che potrebbe non essere un aspetto negativo di per sé, ma la messa in scena del regista americano, al suo terzo lungometraggio e con esperienza televisiva alle spalle, risulta alquanto ordinaria senza nessun guizzo di originalità.

Stephen King non ha molta fortuna nelle trasposizioni cinematografiche delle sue opere - a parte alcune eccezioni, come ad esempio "Shining" di Kubrick o, siccome il maestro americano è inarrivabile per i più, "I sonnambuli" di Mike Garris, per restare in un ambito più abbordabile – e "The Boogeyman" rientra nella casistica del compito portato a termine in modo ordinato.


16/12/2023

Cast e credits

cast:
Sophie Thatcher, Chris Messina, Vivien Lyra Blair


regia:
Rob Savage


titolo originale:
The Boogeyman


distribuzione:
20th Century Fox studios


durata:
99'


produzione:
21 Laps Entertainment, NeoReel, Twentieth Century Fox


sceneggiatura:
Scott Beck, Bryan Woods, Mark Heyman


fotografia:
Eli Born


scenografie:
Jeremy Woodward


montaggio:
Peter Gvozdas


costumi:
Kari Perkins


musiche:
Patrick Jonsson


Trama
Una presenza inquietante entra nella casa della famiglia Harper. Dopo la morte della madre le sorelle Sawyer e Sadie devono affrontare un terribile creatura che si nasconde nel buio, mentre il padre Will, psicoterapeuta, non crede a quello che le figlie gli confidano, alle prese con l’elaborazione del lutto ancora non superato.
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