Curiosa la svolta action che sta caratterizzando la carriera di Liam Neeson negli ultimi anni. Dopo avere interpretato film celebrati come "Schindler's List" (1993) e vinto la Coppa Volpi a Venezia grazie a "Michael Collins" (1996), l'attore irlandese che lo scorso giugno ha festeggiato i sessant'anni ha rinverdito la sua popolarità e trovato nuove occasioni da protagonista grazie a personaggi d'azione cui regala la sua imponente presenza e la sua espressione bonaria. Scelte queste che a prima vista si potrebbero definire alimentari ma che in effetti hanno permesso all'attore di interpretare opere dall'inattesa fortuna critica (si pensi all'ancora inedito da noi "The Grey" di Joe Carnahan) e gli hanno, almeno per il momento, risparmiato una maturità artistica a base di ruoli secondari. Inoltre, per merito di una forma fisica notevole a prescindere dagli anni, Neeson risulta molto credibile in questi ruoli graditi dal pubblico, come dimostrano gli incassi che sta racimolando "Taken 2", sequel di quel "Taken" ("Io vi troverò" in italiano) che nel 2008 inaugurò la nuova fase di cui sopra. Prodotto dalla EuropaCorp di Luc Besson e diretto dal Pierre Morel di "Banlieu 13", "Taken" vedeva Neeson impegnato nei panni di Bryan Mills, un ex agente CIA riciclatosi valente bodyguard, alle prese con una banda di criminali balcanici, gestori, a Parigi, di un giro di prostituzione, rei, gli sprovveduti, di avergli rapito la figlia adolescente, arrivata nella ville lumiere per una vacanza. Grazie a "particolari abilità in suo possesso", Mills, personaggio qualche anno fa adatto a Harrison Ford o a Mel Gibson (che sicuramente avrebbe voluto accentuarne gli aspetti paranoici), salvava la ragazza e si guadagnava sul campo le stelline di nuovo eroe del cinema adrenalinico. Quando un film in cui neanche i diretti interessati credevano più di tanto arriva a incassare più di duecento milioni di dollari in tutto il mondo (quasi dieci volte tanto il suo budget), la seconda puntata diventa inevitabile. Il pubblico sta rispondendo bene, la critica molto meno...ma del resto questi sono film che non contano più di tanto sul sostegno critico.
Nel nuovo episodio Morel ha lasciato il posto a Olivier Megaton, regista che si è messo in mostra con "Red Siren" (dal libro di Maurice G. Dantec) e "Transporter 3" con Jason Statham. Sono ormai diversi i registi francofoni che si stanno affermando a livello internazionale nel cinema di genere e in effetti Megaton si dimostra capace nel girare inseguimenti e combattimenti. Non sarà un regista acclamato ma sono convinto che se gli proponessero (magari lo stesso Besson) di realizzare per il cinema un'avventura del Professionista Chance Renard o una del S.A.S. se la caverebbe discretamente.
Intanto però è alle prese con Mills che stavolta si trova a Istanbul e da cacciatore diventa preda. Infatti, i parenti dei criminali fatti fuori nella prima puntata gridano vendetta, incuranti del fatto che i defunti non erano proprio implicati in attività degne di lode, e, capitanati da Rade Serbedzija, si recano nella città sul Bosforo per tendere un agguato all'ex agente, raggiunto con tempismo inappuntabile dalla figlia Kim (la Maggie Grace di "Lost", impegnata in un ruolo da diciannovenne in barba alla sua età effettiva) e dall'ex moglie in via di riconciliazione Lenore (l'ex Bond Girl Famke Janssen). Naturalmente a Mills e famiglia il ruolo delle vittime predestinate sta stretto e per i sicari albanesi (prima di gridare all'America xenofoba ricordiamoci che la produzione è europea!) non saranno bei momenti...
Una delle critiche mosse al primo "Taken" era quella di basarsi su un plot abbastanza elementare; Besson e lo sceneggiatore Robert Mark Kamen devono avere preso atto di questo appunto optando stavolta per una trama anche troppo complicata, ma ottenendo il difetto opposto. Ovviamente il film resta un prodotto d'intrattenimento e come tale riesce a coinvolgere lo spettatore nella vicenda, anche se talvolta le situazioni abusano troppo in termini di sospensione dell'incredulità (vedasi quando Kim localizza il luogo dove sono tenuti prigionieri i genitori o il momento in cui Bryan riconosce il nascondiglio dei criminali). Anche lo sviluppo dei personaggi non sempre convince: se l'addolcimento della moglie rispetto al primo episodio ha una sua funzione, il passaggio di Kim da "damsel in distress" a "sidekick" dell'eroe è un tantino repentino; fermo restando che l'immagine della ragazza che lancia granate dai tetti è una cosa che neanche Miike Takashi aveva ancora osato. Ma forse il problema principale di un film così è che nonostante gli spari, le esplosioni, le corse e le minacce, sostanzialmente resta un prodotto innocuo che non mette mai realmente alla prova le emozioni di chi guarda. E' pur vero che anche l'instant classic "Drive" (film qui citato nelle musiche e, magari, nelle intenzioni non solo in quelle..) se avesse rispettato fino in fondo il libro di Sallis sarebbe stato un film ancora più amaro, perciò non è giusto accusare più di tanto Megaton e Besson di scarso coraggio. Probabilmente l'obiettivo che si erano prefissati con questo sequel lo hanno raggiunto, basti pensare che "Taken 3" è già stato annunciato. D'altronde quando il secondo episodio va così bene, anche il terzo diventa inevitabile...per la gioia di Liam Neeson e dei fan di Bryan Mills!
15/10/2012