Ondacinema

recensione di Rudi Capra
7.0/10

red rooms recensione

Out flew the web and floated wide
The mirror cracked from side to side
"The curse is come upon me" cried
The Lady of Shalott.
                             Alfred Tennyson


Tre sequenze. Uno: all'inizio del film, la mdp si stacca da Kelly-Anne (Juliette Gariepy), venuta ad assistere a un processo, e con un lento e misurato piano sequenza ci invita a prendere posto tra i giurati. Mantiene un'inclinazione dall'alto in basso, e oscillando avanti e indietro meccanicamente, come un pendolo, inquadra il presunto serial killer (Maxwell McCabe-Lokos) chiuso dentro una gabbia di vetro, e ritorna. Due: a metà film, Kelly-Anne e l'amica Clémentine (Laurie Babin) guardano al computer i video delle uccisioni; la mdp inquadra le loro reazioni in un primo piano fisso inondato di luce rossa, la stanza risuona delle urla delle vittime. Tre: nel finale lo sguardo allucinato di Kelly-Anne, fisso sul killer, viene finalmente ricambiato in un inquietante controcampo.

Le tre sequenze chiave indagano tutte uno sguardo. "Les chambres rouges" è soprattutto questo, un film sullo sguardo, sul modo in cui guardiamo le immagini e in cui cerchiamo di farci guardare, di diventare immagini. Kelly-Anne è una giovane modella, fredda, apatica, che esprime gioia e godimento soltanto quando gioca nelle poker room virtuali o quando posa per gli shooting fotografici. Shooting in inglese significa anche sparatoria, perché come pensava Susan Sontag la fotocamera è un'arma simbolica, e ogni fotografia è un omicidio sublimato: la voglia di posare è sorella della voglia di farsi toccare, manipolare, riprendere e squartare dal demone di Rosemont. Il desiderio di morte è desiderio di estasi – ek-stasis, "star fuori di sé", e nulla ci porta più fuori di noi stessi della morte. Come in "The Neon Demon" (e in Walter Benjamin) "il trionfo della moda è una celebrazione del sex appeal dell’inorganico, in cui parallelamente l’organico – il corpo umano – viene vampirizzato dal potere ipnotico della bellezza, trasformandosi in supporto cadaverico" (Capra 2022, 107). Gli shooting sono questo per Kelly-Anne, tentativo di trascendere l'umano in una morte simulata, programmata, desiderata, di avvicinare la morte per sentirsi viva. 

Insomma, anche se l'inizio in presa diretta e piano sequenza al tribunale ricorda "Saint Omer" siamo lontani dall'umanesimo di Alice Diop, sicuramente più vicini a NWR, anche se il nume tutelare qui sembra David Fincher: la messa in quadro rigorosa, ordinata, il movimento automatizzato e inorganico della mdp, la cura minuziosa e maniacale del dettaglio. E dei colori: il blu gelido degli esterni, il bianco asettico e respingente del tribunale, il rosso delle camere in cui le adolescenti vengono torturate e uccise. Luoghi atroci, come tutti i luoghi del film: non-luoghi, quegli spazi che non lasciano attecchire alcuna identità, relazione o senso storico: la metropolitana, il tribunale, il palazzo di giustizia, le poker room, il downtown di Montreal, i set fotografici, la palestra, il loft freddo e impersonale di Kelly-Anne, che lo divide con Guienièvre, un'assistente digitale. La moltiplicazione di vetri trasparenti e schermi aumenta il senso di realtà disincarnata, di progressiva virtualizzazione del reale, radice di numerosi problemi della contemporaneità: perdita di empatia, solitudine urbana, dipendenza, hikikomori, voyeurismo, proliferazione acritica e incontrollata di tutti i tipi di immagine. Persino il denaro perde sostanza, "non è altro che numeri in un computer".



Ma "Les chambres rouges" non è un semplice commentario del tempo presente. Evoca pulsioni senza tempo, come l'istinto di morte e il narcisismo, ed epoche passate. Ad esempio con la suite post-barocca, clavicembalo e percussioni tribali, di Dominique Plante (quest'anno ha curato anche "Decision to Leave"). O con il dipinto decadente di Atkinson Grimshaw The Lady of Shalott, sfondo del desktop di Kelly-Anne, ispirato a una leggenda arturiana. Per una misteriosa maledizione, la ragazza di Shalott era condannata a guardare la realtà solo attraverso uno specchio e tessere al telaio tutto quello che vedeva. Un giorno, catturata dalla bellezza di Lancillotto, si affaccia alla finestra; lo specchio si rompe, la maledizione colpisce: la Lady di Shalott si abbandona su una barca lungo il fiume e si lascia morire.

Kelly-Anne è Lady Shalott, e il computer è il suo specchio: soffre di un male più profondo rispetto all'innamoramento puerile di Clémentine. Le mitologie raccontano di sguardi che uccidono (Semele, Euridice, Narciso) e sguardi che vivificano (il Cristo). Per Kelly-Anne, i due sguardi coincidono: si sente vivificata, ovvero materializzata, unicamente dallo sguardo dell'assassino, che la rifrange smembrata in migliaia di schermi. Il desiderio della camera rossa, desiderio di morte, è in lei desiderio di vita. Fino a quando, anche qui, lo specchio si rompe.


25/10/2023

Cast e credits

cast:
Maxwell McCabe-Lokos, Laurie Babin, Juliette Gariepy


regia:
Pascal Plante


titolo originale:
Les chambres rouges


distribuzione:
Entract


durata:
118'


produzione:
Nemesis Film


sceneggiatura:
Pascal Plante


fotografia:
Vincent Biron


scenografie:
Laura Nhem


montaggio:
Jonah Malak


costumi:
Renée Sawtelle


musiche:
Dominique Plante


Trama
Juliette va ogni giorno al tribunale per assistere al processo di un uomo indagato per aver torturato e ucciso delle adolescenti, e venduto i loro video nel dark web