Prendiamo due uomini e rimarchiamo più differenze possibili.
Il primo, il francese Philippe, è un uomo bianco maturo e distinto, paraplegico e ricco, acculturato e apparentemente freddo, ascolta Vivaldi e colleziona dipinti di gran valore, ha una nobile casa e adopera un linguaggio raffinato, soprattutto attraverso la corrispondenza con l'altro sesso.
Il secondo, il senegalese Driss, è un uomo nero apparentemente immaturo e sguaiato, gode di ottima salute ma di pochi soldi, fin troppo espansivo, fatica però a intessere rapporti con la sua famiglia, chiacchiera utilizzando slang e bassi linguaggi, ascolta gli Earth, Wind & Fire e non sa distinguere un dipinto di valore da un altro rozzo (o forse si?), con l'altro sesso l'obiettivo è quello di giungere subito al sodo.
Due personalità inavvicinabili, che giusto in un film antirealistico potevano incontrarsi, scontrarsi, avvicinarsi. E invece no: "Les intouchables", pur con delle romanzate licenze - l'alter ego di Philippe in realtà si chiamava Abdel ed era magrebino - è tratto da una storia vera. Il vero Philippe ha accolto entusiasta il progetto di un film dedicato alla sua storia, ma a una condizione: doveva essere una commedia, un'opera divertente.
E se a ciò è imputabile l'unica riserva possibile, ovvero quella di affrontare solo trasversalmente alcune tonalità grigie e malinconiche che hanno reso immortali molte pellicole della commedia all'italiana, il film della coppia Olivier Nakache e Éric Toledano raggiunge mirabilmente il proprio obiettivo: fa molto ridere e lo fa con le giuste armi. Con un dettaglio non trascurabile: sono la bellezza di ventimila gli spettatori accorsi al botteghino francese, che ne hanno fatto uno dei più grandi successi commerciali della storia del cinema transalpino. Con ovvi e malaugurati risultati: sia gli Stati Uniti che l'Italia hanno in cantiere remake più o meno immediati.
Sin dal principio, oltre alle personalità dei due protagonisti, emergono gli stati sociali in cui agiscono: il primo prigioniero in una lussuosa, casa contorniato da servitù e da una figlia adolescente e problematica, il secondo pesce piccolo delle banlieue, in contatto con propri simili e con una famiglia formata da una zia e da cugini-fratelli. L'incontro tra Philippe e Drissa è da intendere, dunque, come un completamento familiare a tutti gli effetti (ma anche un modo per apprezzare ciò che si aveva già), nonché un compimento del proprio bagaglio culturale-sentimentale, dove più che per l'interscambiabilità dei ruoli, le demarcazioni che vengono a galla sono necessarie per sviluppare ed equilibrare aspetti semi-nascosti o del tutto inesplorati del proprio essere. E' questo l'arricchimento di reciproca donazione dei due protagonisti, ma il loro è soprattutto un rapporto di grande amicizia (superfluo il "quasi" del titolo italiano). Un'amicizia che probabilmente gli stessi due personaggi coinvolti negherebbero, almeno fino a quella fuga finale verso una leggera ma trionfale liberazione.
Decidendo di affrontare una materia simile in forma di commedia, bisogna anzitutto fare i conti con una moralità inevitabile: consentita la scorrettezza, accettate le trasgressioni, lecite le invenzioni, le gaffe basse, ciò che delimita l'accettazione del risultato finale da un rifiuto eticamente consentito risiede in un'unica, inevitabile domanda: ridere dell'invalido o ridere insieme con lui? Denigrare la disgrazia o affrontarla con il sorriso prendendo per mano il paraplegico? Quel che fa di "Quasi amici" un film realmente divertente è la mancanza di sfruttamento dell'invalido.
Nel film coabita un'interconnessione tra tonalità della pellicola e umore/umorismo della coppia di protagonisti, che finiscono così con il risultare pienamente divertenti. Grazie anche a due attori, l'esperto François Cluzet e il giovane Omar Sy, in stato di grazia.
Per saperne di più: Tutto da ridere - Speciale Quasi amici
cast:
François Cluzet, Omar Sy, Anne Le Ny, Audrey Fleurot, Clotilde Mollet, Alba Gaïa Kraghede Bellugi, Cyril Mendy, Christian Ameri
regia:
Olivier Nakache, Éric Toledano
titolo originale:
Intouchables
distribuzione:
Medusa
durata:
112'
produzione:
Quad Productions
sceneggiatura:
Olivier Nakache, Éric Toledano
fotografia:
Mathieu Vadepied
scenografie:
François Emmanuelli
montaggio:
Dorian Rigal-Ansous
costumi:
Isabelle Pannetier
musiche:
Ludovico Einaudi