Ondacinema

recensione di Antonio Pettierre
7.5/10

Fin dall’incipit di “Nuevo Orden” Michel Franco produce un imprinting sullo spettatore: una serie di immagini, inquadrature, frame in cui si scorgono velocemente scene di violenza, mucchi di cadaveri, la protagonista nuda in mezzo a un cortile. Uno stile programmatico visivamente e contenutisticamente fin da subito che blocca lo sguardo dello spettatore come Alex durante il trattamento Ludovico in “Arancia meccanica” di Stanley Kubrick. Ma, al contrario del personaggio kubrickiano, lo spettatore, più che ripulsa, prova sgomento di fronte allo sviluppo della storia del giovane regista messicano. Da un lato, si ha una presa di coscienza dello stato di estrema debolezza della società contemporanea e del sotteso pericolo della grave crisi politico-economica globalizzata che stiamo affrontando; dall’altro, la constatazione di come, in una situazione di caos sempre immanente, le vittime sono sempre innocenti e i carnefici restano quelli che detengono il potere economico-militare, in cui la brutalità dell’essere umano diventa sistema in una reiterazione dell’homo homini lupus di hobbesiana memoria, purtroppo attuale.

Ci troviamo a Città del Messico in un presente possibile, in cui è scoppiata una sanguinosa rivolta da parte dei ceti più poveri e disagiati della popolazione che danno la caccia ai ricchi uccidendoli e devastando la proprietà e allo stesso tempo massacrati prima dalla polizia e poi dall’esercito che prende il potere. Durante una festa di matrimonio di una ricca famiglia borghese assistiamo all’assalto dei rivoltosi, alla devastazione della villa dorata e all’uccisione di molti ospiti.

Franco non racconta la storia in modo lineare, ma costruisce la sceneggiatura (di cui è autore, oltre a essere anche produttore e montatore) per scarti progressivi e scene metonimiche. Quindi, la genesi della rivolta non è mostrata, i massacri si intuiscono per riprese del “dopo” o per il “durante” l’attacco della villa o l’invasione dell’ospedale dell’inizio, dove i rivoltosi mettono i feriti levando letteralmente dai letti i malati. Così come l’avvento della dittatura militare si enfatizza con l’imposizione del coprifuoco e la presenza onnipresente dei soldati (anche in chiesa durante un funerale).

Il regista, inoltre, sposta di continuo i punti di vista della narrazione, seguendo diversi personaggi che incrociano le loro strade e le cui azioni sono causa ed effetto delle vicende susseguenti, in un percorso narrativo predeterminato verso l’ultima stazione della morte individuale in una via crucis sociale. Tra tutti i personaggi, comunque, quella che risalta è Marianne, la figlia della ricca famiglia borghese di cui si doveva celebrare il matrimonio. Scappata dalla villa con l’aiuto del figlio della governante, per aiutare la moglie di un anziano collaboratore arrivato alla vigilia della cerimonia per chiedere denaro per l’operazione della moglie malata, Marianne si trova prima bloccata a casa della governante e poi rapita da un gruppo di militari che rastrellano persone per chiederne il riscatto. La parte centrale di “Nuevo Orden” mostra la prigionia e le torture che subisce Marianne e tutti i prigionieri e in parallelo il tentativo del fratello e del fidanzato di liberarla chiedendo aiuto al ministro dell’Interno, amico di famiglia.

Sottacendo dei vari rimandi ad altro cinema – da Costa-Gravas, per i temi trattati, al Larrain di “Post Mortem”, da Haneke, per la spietatezza dei personaggi, a Kurosawa (in particolare per la messa in scena delle sequenze finali) e a von Trier, per l’ineluttabilità del destino doloroso e la scena del matrimonio – Michel Franco mescola elementi visivi e narrativi conosciuti con una originale messa in scena e un montaggio di precisione geometrica che crea una rara forza emotiva.

L’aspetto più interessante è la capacità di mettere al centro il personaggio pedinato in quel determinato segmento di “Nuevo Orden” senza anticipare mai l’evento drammatico, inserendolo improvvisamente all’interno di un tessuto di suspense ordito fin dalle prime sequenze. Il contenuto molto forte è ancora più esaltato da una scelta formale in cui al pieno di oggetti e corpi della scena, i vari personaggi risaltano. Questo grazie a una fotografia molto satura, dove prevalgono il colore verde (simbolo della rivolta e utilizzato per imbrattare tutto e tutti, ma anche quello delle divise dei militari e delle mazzette di denaro) e il rosso (del sangue e del vestito di Marianne che si staglia nell’inquadratura), in un nitore che trasforma l’immagine in una forma metafisica.

Vincitore del Leone d’argento-Gran premio della giuria alla 77a Mostra del cinema di Venezia, Michel Franco è al suo sesto lungometraggio e autore apprezzato nei festival internazionali, ma ancora poco conosciuto in Italia. Al contrario, merita attenzione e si spera che con “Nuevo Orden” vi sia l’inizio di una maggiore diffusione del suo cinema anche alle nostre latitudini.


08/05/2021

Cast e credits

cast:
Naian González Norvind, Diego Boneta, Monica del Carmen, Fernando Cuautle, Darío Yazbek, Roberto Medina


regia:
Michel Franco


distribuzione:
I Wonder Pictures


durata:
88'


produzione:
Teorema, Les Films d'Ici


sceneggiatura:
Michel Franco


fotografia:
Yves Cape


scenografie:
Claudio Ramírez Castelli


montaggio:
Óscar Figueroa, Michel Franco


costumi:
Gabriela Fernández


musiche:
Mauricio Gonzo Arroyo, Cormac Roth


Trama
Siamo a Città del Messico in un presente distopico: uno sfarzoso matrimonio dell’alta società viene mandato a monte da una rivolta inaspettata, che provoca un violento colpo di stato militare. Marianne, la giovane sposa, cerca di aiutare i suoi vecchi domestici ma è rapita da un gruppo di soldati che chiedono un riscatto alla famiglia coinvolgendo la sua governante e suo figlio.